La vita terribile nei campi dei rifugiati nigeriani: stupri traffico di bambini, rapimenti

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Speciale Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 25 febbraio 2015

Uno degli ultimi attentati bomba in Nigeria, quello del 22 febbraio scorso, porta ovviamente la firma dei Boko Haram, anche se non è stato ancora rivendicato ufficialmente. A Potiskum, nello Stato dello Yobe,  sono morte cinque persone, altre dodici sono state ferite gravemente, perché una bambina di sette/otto anni è stata usata come kamikaze. E’ un gioco psicologico sottile, arguto, quello dei militanti terroristi: utilizzano ragazzine/ bambine per dimostrare l’inferiorità del genere femminile, per suscitare rabbia e indignazione nella popolazione e in noi occidentali. Generalmente si tratta di giovanissime rapite in scuole o durante le loro incursioni nei villaggi. Li trattano come schiave, e come tali, devono assoluta obbedienza.

Mentre esplode la bambina, echeggia ancora il canto di gloria dei vertici militari nigeriani. “Baga, è nuovamente nelle nostre mani. Ci sono stati feriti e morti, una dura battaglia. Dettagli seguono” si legge in un twitt del 21 febbraio 2015 del Defense HQ Nigeria”. Baga è stata presa d’assalto dai sanguinari miliziani all’inizio di gennaio (http://www.africa-express.info/2015/01/16/ammazzati-bambini-donne-partorienti-e-le-foto-agghiaccianti-della-distruzione-provocata-dai-boko-haram/http://www.africa-express.info/2015/01/09/inizio-dellanno-tragico-nigeria-sotto-il-segno-dei-massacri-di-boko-haram-che-conquistano-una-base-militare/) , seminando morte, violenze di ogni genere, atrocità mai viste prima.

tenda UNHCRAli Taka ha 36 anni ed è padre di 7 figli. E’ scappato in Camerun con le sue due mogli e quattro dei loro figli. Sono al sicuro nel campo per profughi a Minawao, nel nord del Paese. Ma Ali Taka non dorme e non mangia quasi più: tre delle sue figlie sono state rapite dai Boko Haram nel caos della fuga. Happy ha sette anni, Daga e Lakwa 5. Il loro papà teme ogni giorno che possano essere usate come kamikaze dai terroristi.

Gli operatori umanitari in Nigeria e fonti delle Nazioni Unite stimano che gli sfollati abbiano raggiunto il milione, mentre 157.000 persone abbiano cercato rifugio negli Stati confinanti.

I campi per profughi e per sfollati non sono certamente alberghi a cinque stelle, chi è costretto a fuggire lo sa e mette al primo posto la sicurezza, la protezione della quale ha bisogno. Spesso anche queste vengono negate. Succede in Nigeria, nei campi dove vivono migliaia di persone, costrette a lasciare i loro villaggi distrutti dai Boko Haram o/e perché temono che possano ritornare  per uccidere, violentare le  giovani donne, rapirle.

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Qualche giorno fa è stata aperta un’inchiesta sulle gravi accuse lanciate contro alcuni operatori umanitari locali (stupro, traffico di bambini e altri abusi) contenute in un rapporto stilato dal giornalista freelance Charles Dickson e apparso in alcuni quotidiani nigeriani. Secondo l’Associated Press, Dickens avrebbe scoperto gli illeciti all’interno dei campi. Un’infermiera, che ha chiesto di mantenere l’anonimato, afferma che molti ragazzini vengono rapiti e portati in ospedale. Si suppone anche che alcuni sfollati siano stati venduti come domestici, mano d’opera gratuita. Tutto fa presupporre la presenza di bande di criminali organizzate.

Nel rapporto di Dickens si legge inoltre: “Ad una giovane mamma è stato rapito il suo bambino e una sedicenne è stata stuprata a più riprese. Ora è incinta di tre mesi. Un’altra ragazza della stessa età afferma che un operatore sanitario le avrebbe offerto lavoro come domestica nella sua casa, poi l’avrebbe stuprata per tre giorni di seguito, finchè non è riuscita a scappare”.

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Nessuna delle vittime è stata identificata con nome e cognome. Dickens conclude: “Non si possono descrivere le condizioni di vita in questi campi. Terribili”. Ora si indaga su vasta scala. Uno speciale team investigativo è stato istituito qualche giorno fa ad Abuja, capitale della Nigeria.

Durante una conferenza stampa a Washington, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Jan Psaki ha sottolineato che il governo degli Stati Uniti d’America ha già messo a disposizione 24,7 milioni di dollari per i rifugiati, sfollati e le persone coinvolte in conflitti con i Boko Haram in Ciad, Camerun, Niger e Nigeria. Ha precisato che: “questi soldi sono destinati alla protezione, cibo, agricoltura, mezzi di sussistenza, sanità, acqua potabile, igiene. Il governo di Barrak Obama stanzierà altro denaro in futuro”.

L’intelligence americana stima che Boko Haram abbia a disposizione non più di 4000 – 6000 uomini, ma sono capaci di essere ovunque in qualsiasi momento e hanno sufficientementi munizioni da mettere in difficoltà le guarnigioni nigeriane.  Per sostenere le forze armate nigeriane, l’Unione Africana si sta mobilitando con 8750 uomini ( soldati, poliziotti e operatori umanitari) che dovrebbero supportare la Nigeria nella guerra contro i terroristi.

Sambo Dasuki, consigliere della Sicurezza nazionale nigeriana ha dichiarato: “Ci stiamo impegnando per sconfiggere i Boko Haram entro il prossimo 28 marzo, data delle elezioni presidenziali”. Le elezioni erano previste per il 14 febbrario scorso, poi sono state rinviate di sei settimane, proprio a causa degli incessanti attacchi dei terroristi.  Se in tanti anni non è stato fatto nulla o quasi, sarà possibile annientare la setta islamica in sole sei settimane? Riusciranno a portare a casa le ragazze rapite a Chibok nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2014. Il mondo intero le sta aspettando.

E come se tutto ciò non bastasse, un missionario metodista statunitense, Phyllis Sortor, è stato rapito lunedì scorso a Emiworo, nello Stato di Kogi, Nigeria centrale.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
#BringBackOurGirls

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