Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Monrovia, 7 luglio 2003
Tutti speravano che una volta ottenuta l’investitura popolare con le elezioni presidenziali del 1977, Charles Taylor si convertisse da signore della guerra in politico prudente. Invece, forse per avidità e ingordigia, non ha saputo resistere alla tentazione di moltiplicare le sue ricchezze e accrescere il suo potere.
Nato nel 1949 da padre discendente dagli schiavi americani liberati e «rimpatriati» in Liberia e da madre indigena di etnia Gola, il presidente ridotto ora a «sindaco» di Monrovia, comincia la sua carriera negli Stati Uniti a una pompa di benzina. Passa per l’università di Waltham in Massachusetts dove si laurea in economia.
Torna in Liberia dove diventa alto funzionario delle finanze del governo del dittatore Samuel Doe, che pochi giorni prima aveva fucilato l’élite dominante sulla spiaggia di Monrovia. Accusato di essersi appropriato di un milione di dollari, scappa e torna negli Usa. A causa di un mandato di cattura internazionale viene arrestato ma fugge calandosi dalla finestra.
E’ il 1985. Per quattro anni fa la spola tra Tripoli, Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, e il nord della Costa D’Avorio dove addestra assieme al sierraleonese Foday Sankoh gruppi di miliziani. Il giorno di Natale 1989 lancia il primo attacco alla Liberia e in breve tempo, tra atrocità e massacri, si impadronisce del potere.
Il Paese è allo stremo. Nel 1997 si presenta alle elezioni con lo slogan: «E’ vero ho distrutto la Liberia, ma datemi una possibilità di ricostruirla». Gli striscioni sono sconcertanti.
Sotto decine di foto, la stessa didascalia: «Ha ammazzato mia madre, ha ammazzato mio padre, ora io lo voto». E il 70 per cento dei liberiani – terrorizzati che il Paese possa ripiombare in guerra – lo votano.
Si allea con Foday Sankoh che con il suo RUF (Revolutionary United Front) ha lanciato una ribellione in Sierra Leone e controlla le miniere di diamanti. Taylor si fa consegnare le gemme e le ricicla come liberiane. Riceve armi ucraine di contrabbando e fomenta la ribellione di Sankoh.
Ora che in Sierra Leone è tornata la pace, il Tribunale internazionale Onu lo vuole sul banco degli imputati per crimini contro l’umanità. Ma al presidente nigeriano Obasanjo, che ieri gli ha offerto asilo in Nigeria, lui l’ha detto chiaro: «Le accuse contro di me devono essere cancellate».
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
______________________LA SCHEDA______________________
UN PAESE ALLO STREMO
La Liberia, fondata nel 1847, è la più antica repubblica d’Africa. Negli ultimi 20 anni ha conosciuto solo guerra civile. La rivolta contro Taylor inizia nel 1999. I ribelli controllano due terzi del Paese, la zona dei diamanti e quella del legno, principali ricchezze
LA GUERRA CIVILE
Taylor accetta l’esilio in Nigeria. Condizionato però all’arrivo di una «forza di «pace» (guidata dagli Usa). Washington replica: prima se ne vada lui Il presidente ricercato dall’Onu
LAUREA IN AMERICA Charles Taylor, 55 anni, figlio di una famiglia di ex schiavi tornati in Liberia, vanta una laurea in economia negli Usa. La terza moglie, Jewel, è economista
SIGNORE DELLA GUERRA
Taylor è salito al potere a Monrovia guidando una rivolta armata. E’ ricercato dal Tribunale Penale dell’Onu per la Sierra Leone, dove ha fomentato i guerriglieri del RUF (Revolutionary United Front), macchiatisi di atrocità contro civili.
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