Marocco: per i migranti è Tétouan l’ultimo miraggio per raggiungere l’Europa

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Speciale per Africa ExPress
Federica Iezzi
23 novembre 2023

Vecchia connessione tra continente africano e Europa, in Marocco si moltiplicano le partenza dei migranti da Tétouan, ex capitale del protettorato spagnolo e oggi capoluogo amministrativo del Rif occidentale.

Photo credit UNHCR

Dall’inizio degli anni ’90, le enclave spagnole in Marocco di Ceuta (provincia di Tétouan) e Melilla (provincia di Nador), insieme alla regione meridionale spagnola dell’Andalusia, e per breve tempo le Isole Canarie, sono emerse come le principali aree di prima accoglienza in Spagna, per i migranti provenienti principalmente da Senegal, Mali, Niger e Mauritania.

Punto critico rimane Ceuta, enclave spagnola all’estremità settentrionale del Marocco: trampolino di lancio per migliaia di migranti africani che cercano di attraversare il Mediterraneo verso l’Europa.

La sua importanza è cresciuta a causa delle forti limitazioni europee, imposte per le attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. La costa settentrionale del Marocco è a meno di 10 miglia dai litorali spagnoli, attraverso lo stretto di Gibilterra.

L’anomalia geografica di Ceuta, rappresenta per i migranti, una volta entrati, un punto d’appoggio nell’Unione Europea. Ceuta è strettamente integrata nella rete urbana del nord del Marocco: è vicina a Tétouan e Tangeri, e il suo porto forma un triangolo logistico insieme al porto di Tangeri-Med e Tangeri Ville.

Il panorama migratorio di Ceuta è stato completamente trasformato dalla chiusura della frontiera terrestre con il Marocco nel marzo 2020. L’arresto della circolazione transfrontaliera ha paralizzato non solo attività commerciali, ma ha anche ridotto drasticamente le vie per l’immigrazione. La frontiera terrestre di Ceuta con il Marocco è stata riaperta nel 2022, ma solo per i titolari di passaporto europeo e per i cittadini marocchini con documenti di viaggio e permessi di soggiorno validi nell’area Schengen.

Parimenti alla Libia, anche in Marocco si assiste a respingimenti, maltrattamenti, violenze e incursioni nei campi informali di migranti, provenienti dall’Africa sub-sahariana, da parte delle forze di sicurezza marocchine. Storie di fame, sofferenza e morte.

Spesso sono persone che attraversano l’Africa da più anni, che prima di raggiungere l’Europa mediante la rotta libica, vengono arrestate e trattenute ingiustamente. Sono persone che nonostante la repressione della polizia e i pericoli in mare, non tornano indietro. All’inizio del viaggio, tutte sono ignare del fatto che gran parte dell’Europa reprime ogni tentativo di immigrazione.

Il governo marocchino, spinto da quello spagnolo, insiste sul fatto che le operazioni di trasferimento dei migranti prima in altre città, poi al confine algerino, sono tentativi legittimi di combattere l’immigrazione clandestina.

E così da Tarajal, principale punto di ingresso sul lato sud dell’enclave di Ceuta, i migranti vengono spediti direttamente nella città di confine di Fnideq. Quelli che riescono a sfuggire ai rastrellamenti delle forze di sicurezza restano giorni nella vicina foresta di Belyounech o nell’area di Fahs-Anjra.

I servizi della regione Tangeri-Tétouan-Al Hoceima stanno aumentando le attività di pianificazione e realizzazione di azioni punitive al fine di prevenire movimenti organizzati di immigrazione clandestina.

Intanto i residenti della città multietnica spagnola di Ceuta sono abituati a subire le crepe nella fragile alleanza tra Spagna e Marocco.

Quest’ultimo è stato oggetto di forti pressioni da parte di Madrid affinché impedisse ai migranti di ammassarsi nelle enclavi spagnole di Ceuta e Melilla. Ciò significa che il compito di tenere gli immigrati africani fuori dall’Europa viene, in effetti, “subappaltato” al Marocco, pronto a uccidere per conto dell’Europa stessa.

Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
Twitter @federicaiezzi
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Marocco: oltre mille disperati assaltano il confine con Ceuta, enclave dell’Europa in Africa

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