Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
Milano, 29 marzo 2019
Fino a pochi giorni fa chi sapeva che nel Paese più popoloso dell’Africa dilagasse anche la cricket-mania? Ecco, all’improvviso, si parla di evento storico. Il ministro della Gioventù e degli Sport, Solomon Dalung,, 54 anni, esalta e si esalta, congratula e si congratula con i giovani eroi del cricket (che in italiano vuol dire “grillo”) nazionale.
Tutti (o quasi), di colpo, sembrano maneggiare con disinvoltura mazze, palle, guantoni e usare parole come wickets, pitch, innings, strikes e tutta quella terminologia che rende questo storico sport inglese sicuramente tra i più seguiti nell’orbe terracqueo, ma anche vittima di sferzante ironia.
Sono memorabili le definizioni che ne dettero Robin Williams e George Bernard Shaw. Il primo ha detto :”Il cricket è il baseball al valium”. Il secondo aveva sentenziato: “Il gran vantaggio del baseball rispetto al cricket è che una partita dura molto meno”.
Già, ma questo punto verrebbe da chiedersi che cosa sia il baseball. E qui ci soccorre una pillola di saggezza di un celebre campione Usa, Thomas Charles “Tommy” Lasorda, figlio di Sabatino, emigrato negli States dalla provincia di Chieti: “I giocatori di baseball sono di tre tipi: quelli che fanno quel che succede, quelli che guardano quel che succede e quelli che si chiedono che cosa succede”.
Tutto chiaro? No. Ma per la maggior parte del pubblico, anche nigeriano, quasi certamente queste parole rispecchiano la realtà.
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Forse pochi sanno quello che avviene nel campo in erba di forma circolare, o ovale. Pochi si rendono conto se il lanciatore della palla riesce a farle raggiungere i 145 chilometri orari (è cioè un fast bowler), o se invece è uno spin bowler, ovvero è uno capace di far variare il movimento della palla al contatto col terreno e imprimerlo un effetto ingannevole.
L’importante è esultare, correre, sbracciarsi, abbracciarsi dopo ore e ore di lanci, recuperi, sbadigli, spuntini. Diciamo ore per non dire giorni!
Per non andare fuori in campo, infatti, occorre tornare al tema. La Nigeria giovanile (Under-19), dopo una gara durata una settimana, si è assicurata – per la prima volta nella storia del cricket nigeriano – un posto nel torneo del campionato mondiale del 2020 in Sud Africa.
La qualificazione è avvenuta il 23 marzo scorso a Windhoek, in Namibia, a spese della Sierra Leone, al termine, dicevamo, di un’estenuante confronto (ma quasi tutte le partite di cricket durano come minimo 4 giorni, rare quelle di un giorno).
Le cronache sportive nigeriane hanno esaltato enfaticamente il successo dei “Junior Yellow Green” che hanno eliminato via via, Kenya, Tanzania, Uganda, e Sierra Leone. E hanno citato i nomi degli eroi di giornata (pardon… di settimana) Mohamed Taiwo, AbdulRahman Jimoh, Abolarin Rasheed, Danladi Isaac , Miracle Ikaigbe e Peter Aho, che alla fine è stato nominato “Uomo del Match”, il migliore in campo. Tralasciamo i dettagli delle motivazioni di questa scelta perché ci si dovrebbe avventurare nuovamente in battings, wickets, runs non out. Roba da far venire il mal di testa a chi non se ne intende e appassionato non è.
Come spiegare, comunque, tanta esultanza in Nigeria, che ha spinto il ministro degli sport a ricevere i giocatori (il 26 marzo) come “eroi nazionali”? “Abbiamo toccato un altro record – ha commentato il ministro –. Avete compiuto una grande impresa. E’ la conferma che una futuro radioso è davanti ai nostri giovani sportivi, uomini e donne, con il supporto della giusta leadership e amministrazione”.
L’allenatore Ogbimi Uthe, euforico, a sua volta, ha annunciato: “Ci prepareremo adeguatamente per i Mondiali dell’anno venturo, vogliamo far bella figura, non andiamo solo per far numero”. (Ricorda un po’ la nazionale italiana di Rugby che ogni volta promette miracoli al torneo delle 6 Nazioni ma prende sole doorose e umilianti batoste)
La ragione di tanta soddisfazione, comunque, è presto detta e meno complicata dello svolgimento e della terminologia di questo sport praticato da due squadre di 11 uomini che esalta mezzo pianeta.
Il cricket – questo è noto – è nato in Inghilterra e si è diffuso soprattutto nei Paesi dl Commonwealth: Bangladesh, Sri Lanka , Pakistan, Galles, Australia, Nuova Zelanda Sudafrica, Zimbabwe, Indie occidentali britanniche e India. Proprio l’India ha dominato per ben 4 volte il campionato mondiale giovanile (Under19) che si disputa ogni due anni dal 1998 ed è organizzato dall’International Cricket Council (ICC). L’Australia ha vinto tre voltr, il Pakistan due. Una volta perfino il Sudafrica (nel 2014 a Dubai).
Ma al di là di questa ristretta cerchia, fra le sedici finaliste non si era mai visto un “corpo estraneo”, tantomeno proveniente dal resto del Continente nero.
La Nigeria, dove questa attività agonistica è stata introdotta ovviamente dagli inglesi ai primi del ‘900, non ha mai brillato. Solamente lo scorso anno il Paese è stato ammesso ad Africa T20Cup, prestigioso torneo africano. Ora la squadra giovanile arriva addirittura a entrare nel club dei migliori e a qualificarsi per il Mondiale. Ecco il perché dell’evento ribattezzato storico, ecco perché anche un “grillo” può dare alla testa!
Costantino Muscau
muskost@gmail.com