Lotta tra poveri: si scatena a Pretoria la rabbia dei sudafricani contro i migranti

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marcia anti migranti a Pretoria, Sudafrica

Cornelia I. Toelgyes Rov 100Speciale per Africa ExPress
Cornelia I.Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 27 febbraio 2017

“La marcia dell’odio” così ha definito la Mandela Fundation la manifestazione xenofoba che si è svolta venerdì scorso a Pretoria, la capitale del Sudafrica, puntando il dito contro le autorità per aver autorizzato la dimostrazione contro gli immigrati.

La polizia è intervenuta con granate di stordimento, proiettili di gomma e idranti per disperdere i dimostranti e tenerli lontani dai cittadini stranieri. Le forze dell’ordine hanno arrestato centotrentasei persone. Armati di bastoni o sbarre tubolari, i manifestanti si sono diretti verso il ministero degli Esteri a Pretoria, dove hanno consegnato una petizione. I partecipanti, infuriati, hanno chiesto al governo di insegnare l’educazione agli immigrati, in particolare a quelli di origine nigeriana. “Sono arroganti, non sanno parlare con la gente”, è stato specificato nel documento.

marcia anti migranti a Pretoria, Sudafrica
marcia anti migranti a Pretoria, Sudafrica

La rabbia dei sudafricani affonda le sue radici nella forte disoccupazione, che ha raggiunto ormai quota venticinque per cento. Ovviamente la popolazione teme che gli stranieri possano rubare il lavoro; dunque anche qui in Sudafrica l’immigrato è il capro espiatorio del malessere generale. Le violenze nei confronti degli stranieri durano da tempo. Anche nel 2015 ci fu un’ondata di xenofobia piuttosto preoccupante (http://www.africa-express.info/2015/04/17/ondata-xenofoba-sudafrica-e-boko-haram-minaccia-uccideremo-sudafricani-nigeria/) e diversi governi africani avevano rimpatriato i propri cittadini.

La recente ondata xenofoba è scoppiata all’inizio del mese: una decina di giorni fa, nel quartiere Pretoria ovest, alcuni residenti hanno incendiato alcune abitazioni di cittadini stranieri, perché convinti che venissero utilizzati come bordelli o utilizzate dai trafficanti di droga come deposito. La settimana precedente almeno dieci case sono state bruciate per lo stesso motivo a Rosettenville, a sud di Johannesburg.

Le persone che hanno subito le violenze lamentano che la polizia non sia intervenuta mentre gruppi di sudafricani saccheggiavano e/o incendiavano le loro case. L’African Diaspora Forum (ADF) ha chiesto al governo di mettere un freno alle dichiarazioni che criminalizzano gli stranieri.

Jacob Zuma, presidente del Sudafrica
Jacob Zuma, presidente del Sudafrica

Jacob Zuma, presidente della ex colonia britannica ha richiamato la popolazione, sottolineando che i crimini non vengono commessi solamente da cittadini stranieri, e ha aggiunto: “Ma non possiamo ignorare che droga, prostituzione e traffico di esseri umani vengono spesso gestiti da cittadini non sudafricani”.  Secondo Zuma il Sudafrica non è xenofobo. La gente è semplicemente stufa dei crimini.

Johnson Adeke, portavoce dell’ADF, ha evidenziato che i cittadini stranieri sono stati criminalizzati dalle autorità che avrebbero dovuto proteggerli. Adeke ha precisato che i disordini sono iniziati dopo l’affermazione del sindaco di Johannesburg, Herman Mashaba, che avrebbe mandato via tutti i migranti illegali dalla città. Il portavoce di ADF ha anche chiarito che a Rosettenville le persone accusate di essere trafficanti di droga o proprietari di bordelli non erano tutti stranieri. Tra le case incendiate c’erano anche diverse di proprietà di cittadini sudafricani.

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David Makhura, primo ministro del Gauteng, una delle dodici Province del Sudafrica, ha suggerito il calcio come “medicina” contro il razzismo. Ieri ha inaugurato il torneo di calcio “Social Cohesion Games”, che vede coinvolti settecentosessantotto giocatori di sessantaquattro squadre. In un comunicato Makhura ha voluto sottolineare che anche un piccolo torneo provinciale può aiutare ad unire le persone e ha definito la recente ondata di xenofobia come atti di violenza senza senso. E ha aggiunto: “Non possiamo permettere che stranieri vengano uccisi o mandati via, come è successo in passato. Queste cose non si devono ripetere”.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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