Sud Sudan: non accoglieremo gazawi e profughi indesiderati dall’amministrazione Trump

Il Paese è ancora nel caos e l'accordo di pace del 2018 sempre più in bilico. Scontri tra governativi e milizie continuano

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
7 settembre 2025

Le autorità del Sud Sudan hanno negato fermamente di aver preso accordi con Washington per quanto riguarda l’accoglienza di richiedenti asilo non graditi negli USA.

A luglio l’amministrazione Trump aveva spedito anche in Africa – in Eswatini e in Sud Sudan – alcuni condannati per crimini gravi. Ma proprio in questi giorni Juba ha rinviato a casa sua, il messicano Jesus Munõz Gutierrez, uno degli 8 detenuti arrivati dall’America.

Finora solamente il Ruanda ha siglato un accordo con gli USA e accoglierà 250 profughi indesiderati. I primi 7 sono già arrivati a Kigali diverse settimane fa.

Rimpatrio in Messico

Secondo un comunicato delle autorità sudanesi, Gutierre, è stato consegnato all’ambasciatore designato dal Messico, Alejandro Ives Estivill, arrivato a Juba venerdì. Il governo messicano avrebbe garantito che una volta giunto in patria, il loro connazionale non avrebbe subito torture, trattamenti disumani o sarebbe stato soggetto a procedimenti giudiziari che violerebbero i suoi diritti fondamentali.

Ma Washington non demorde: le autorità hanno comunicato al salvadoregno Kilmar Ábrego García, al centro di una lunga controversia in materia di immigrazione, che potrebbe essere espulso verso il regno di eSwatini.

Tempo fa Benjamin Netanyahu aveva dichiarato che avrebbe permesso ai cittadini di Gaza di emigrare volontariamente. Tel Aviv aveva contatto alcuni governi, tra questi anche quello sud sudanese, che proprio a agosto aveva ricevuto la visita del vice-ministro degli Esteri israeliano, Sharren Haskel.

Memorandum con Israele in vari settori

Giovedì, Philip Jada Natana, direttore generale per le relazioni bilaterali del governo sud sudanese, ha confermato che recentemente è stato siglato un memorandum d’intesa tra i due Stati. L’alto funzionario ha però chiarito che l’accordo mira principalmente allo “sviluppo agricolo, investimenti vari e estrazione mineraria”, sottolineando che la questione Gaza non sarebbe nemmeno stata menzionata.

Effettivamente sarebbe davvero difficile per il Sud Sudan accogliere rifugiati, giacché molti sud sudanesi fuggono nei Paesi limitrofi, specialmente in Uganda, a causa dei conflitti interni al loro Paese.

Imboscata a caschi blu

Pochi giorni fa alcuni caschi blu di UNMISS (Missione di pace dell’ONU in Sud Sudan) sono caduti in un’imboscata nello Stato dell’Equatoria Occidentale,  mentre stavano perlustrando la zona tra Tambura e Mapuse, un’area teatro di continue violenze.

Secondo quanto riferito da UNMISS, nessun casco blu è stato ferito, ma gli aggressori si sono però impossessati di armi e munizioni, che si trovavano nelle vetture. Finora non è stato reso noto il nome del gruppo armato che ha attaccato gli uomini della missione di pace.

Sud Sudan: imboscata a caschi blu di UNMISS

UNMISS ha poi sottolineato che, in linea con il loro mandato, continuerà i pattugliamenti nell’Eqatoria Occidentale e in altre parti del Paese per proteggere la popolazione civile.

Il giorno seguente all’imboscata ai caschi blu, sono scoppiati nuovi scontri tra le forze governative di Salva Kiier, South Sudan People’s Defense Forces (SSPDF), e Sudan People’s Liberation Army-In Opposition (SPLA-IO), di Riek Machar, vice presidente del Paese, attualmente agli arresti domiciliari. Molti residenti, terrorizzati, si sono dati alla fuga, temendo un aggravarsi della crisi.

Sterlina sud sudanese introvabile

Nel Paese regna il caos. Da mesi è difficile reperire i contanti – la sterlina sud sudanese – e gli impiegati governativi e anche quelli non statali fanno fatica a ritirare i propri stipendi nelle banche. Dopo ore di fila, gli istituti finanziari concedono solo piccole somme e anche queste solamente quando qualche commerciante ha depositato somme importanti.

Spesso i salariati sono costretti a ricorrere a prestiti presso altre fonti per poter sopravvivere. Questa settimana alcuni deputati hanno depositato una mozione in Parlamento per far luce sulla vicenda.

Molti sud sudanesi non hanno mai conosciuto la pace. Anche dopo la firma dell’accordo del 2018, diverse zone del Paese continuano essere teatro di scontri tra comunità, aggressioni di militari e gruppi armati. E le tanto ambite elezioni presidenziali sono state rinviate per l’ennesima volta al 2026, le prime dopo la dichiarazione dell’indipendenza.

Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
X: @cotoelgyes
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