L’Italia mente su armi a Israele, che a Gaza ammazza altri 6 giornalisti

Roma, a differenza del resto d'Europa, non ha mai interrotto le sue relazioni militari, logistiche, culturali e commerciali con lo Stato ebraico

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Speciale Per Africa ExPress
Alessandra Fava
12 agosto 2025

Ammonio per fare munizioni, trizio per armi termonucleari e collaborazioni di intelligence con Leonardo: l’Italia non ha mai interrotto le sue relazioni militari, logistiche, culturali e commerciali con Israele. Mentre il resto dell’Europa chiude i rubinetti e le relazioni, molta parte del mondo riconosce la Palestina, si espande il movimento dal basso del boicottaggio contro i prodotti israeliani, il presidente del consiglio Giorgia Meloni fa finta di niente e il suo vice e ministro degli esteri, Antonio Tajani, crede che l’opinione pubblica sia distratta dalle vacanze.

Israele occupazione militare a Gaza

Secondo Tajani “dal 7 ottobre non vendiamo più armi a Israele”. Di preciso Tajani in un’intervista al Messaggero ha detto che “siamo a favore di aumentare le sanzioni europee contro i coloni israeliani violenti. Ricordo che dal 7 ottobre di due anni fa l’Italia non vende armi a Israele”. Le sue parole sono durate in battito di ciglia, subito smentite dal deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli.

Non solo armi, anche assistenza

“La verità è che il governo italiano continua a fornire assistenza militare e manutenzione alle armi già vendute, oltre a esportare materiali e tecnologie dual use – ha detto Bonelli – dal 7 ottobre a oggi – tra novembre 2023 a marzo 2025 – l’Italia ha esportato verso Israele 6 mila tonnellate di nitrato di ammonio sostanza base per la produzione di esplosivi”.

“Nello stesso periodo – ha continuato – sono aumentate le esportazioni di trizio, isotopo radioattivo utilizzabile nella produzione di armi nucleari. Il no del governo Meloni alla revoca dell’accordo militare Italia-Israele conferma il ruolo di sostegno militare del nostro paese a chi oggi sta sterminando il popolo palestinese”.

A giugno Archivio Disarmo scriveva che “secondo il SIPRI, Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, tra il 2019 e il 2023, l’Italia aveva esportato verso Israele 23.8 milioni di euro tra cui elicotteri e cannoni prodotti dalla Leonardo Spa. A questi sistemi d’arma si aggiunge la cooperazione strutturale nel programma dei caccia F-35, con componenti italiane destinate ai velivoli israeliani.

Secondo il Coeweb, il sistema informativo dedicato alle statistiche del commercio con l’estero, nel 2024 l’Italia ha esportato in Israele “armi e munizioni” (cat. 93) per circa 5.8 milioni”. Il parteneriato strategico tra i due paesi scadeva l’8 giugno, ma il governo Meloni ha ritenuto opportuno lasciare che si rinnovasse automaticamente. https://archiviodisarmo.it/armi-italiane-a-israele-arrivato-il-momento-di-fermarsi.html

Proteste globali

A fronte delle proteste mondiali, anche il ministro della difesa Guido Crosetto ha detto a La Stampa che “Quel che sta accadendo è inaccettabile. Non siamo di fronte a una operazione militare con danni collaterali, ma alla pura negazione del diritto e dei valori fondanti della nostra civiltà. Noi siamo impegnati sul fronte degli aiuti umanitari, ma oltre alla condanna bisogna ora trovare il modo per obbligare Netanyahu a ragionare”.

Quindi l’Italia ragiona col most wanted in quanto “criminale di guerra” secondo la Corte penale internazionale, proprio pochi giorni dopo che il governo israeliano ha approvato il piano di occupazione di tutta la Striscia che, secondo i vertici militari del loro Paese comporterà altri 3 o 4 anni di guerra, la morte di altri ostaggi (ce ne sarebbero ancora una ventina nelle mani di Hamas), la morte di altri riservisti e l’ennesimo sfollamento della popolazione palestinese.

Il piano infatti prevede di “liberare anche il 16 per cento delle aree della Striscia nel centro e nel nord, per dirottare tutti verso a zona più desertica, quella di al Mawasi, per far morire ancora meglio di fame i palestinesi finora sopravvissuti.

Ammazzati giornalisti

Proprio domenica sono stati uccisi cinque giornalisti di Al Jazeera che erano in una tenda a Gaza City e un freelance: si tratta di Anas al-Sharif e Muhammad Qreiqeh e i cameraman Ibrahim Zaher e Mohammed Noufal e l’operatore di riprese Moamen Aliwa, nonchè il fotografo freelance Mohammed Al-Khaldi. I giornalisti uccisi a Gaza salgono così a 267.

I funerali dei cinque giornalisti di Al Jazeera uccisi il 10 agosto dall’esercito israliano (foto Omar Al-Qattaa/AFP)

La redazione di Al Jazeera ha rimarcato che “l’ordine di assassinare Anas Al Sharif, uno dei giornalisti più coraggiosi di Gaza, e i suoi colleghi, è un tentativo di disperato di mettere a tacere le voci che testimoniamo l’occupazione di Gaza”.

Il direttore della sezione inglese della tv qatariota Salah Negm ha parlato di “omicidi mirati” e respino ogni accusa di appartenenza ad Hamas messa in giro da IDF.

Qui le parola della redazione di Al Jazeera: https://www.aljazeera.com/news/2025/8/11/al-jazeera-condemns-killing-of-its-journalists-by-israeli-forces-in-gaza

Condanna dell’ONU

L’Onu ha condannato l’uccisione dei giornalisti come “grave violazione del diritto internazionale umanitario”. Ovviamente IDF ha detto che alcuni di lorderanno terroristi di Hamas. Tutto da dimostrare. Al-Sharif ad aprile aveva registrato un messaggio che oggi i suoi colleghi hanno pubblicato su X e diventa il suo testamento: “Vi affido la Palestina, il gioiello della corona del mondo musulmano, il cuore pulsante di ogni persona libera in questo mondo. Vi affido il suo popolo, i suoi bambini innocenti e oppressi che non hanno mai avuto il tempo di sognare o di vivere in sicurezza e pace”.

L’Organizzazione ha chiesto l’apertura di un’inchiesta da affidare a una commissione autorevole e indipendente.

Oltre 100 ex eurodeputati tra cui Josep Borrell hanno scritto alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e all’Alta rappresentante Kaja Kallas per chiedere la sospensione dell’accordo di associazione Ue-Israele: “La fame imposta alla popolazione di Gaza è un crimine di guerra, in violazione dei diritti umani su cui si fondano gli accordi di associazione dell’Ue”. Fra i firmatari ci sono Luciana Castellina, Beatrice Covassi, Monica Frassoni, Luisa Morgantini, Roberto Musacchio e Pasqualina Napoletano.

Greta Thumberg ha annunciato una nuova flottilla diretta a Gaza, questa volta in rappresentanza di 44 paesi. Si prevede che diverse barche partano dalla Spagna il 31 agosto e si aggiungeranno anche imbarcazioni provenienti dai paesi del Nord Africa.

Alessandra Fava
alessandrafava2015@libero.it
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