AFRICA

Mozambico, respinto attacco jihadista alle porte dei giacimenti di gas dell’ENI

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
29 dicembre 2020

I giacimenti di gas naturale (GNL-LNG) di Cabo Delgado, provincia del nord, sono sotto attacco jihadista. L’assalto è avvenuto a una ventina di km da Palma, dove nella penisola di Afungi c’è la sede di ENI, ExxonMobil e Total. A protezione dell’area dei giacimenti ci sono almeno 500 militari e ne sono stati richiesti altri 300.

Si tratta di un impianto da 18 miliardi di euro, uno dei gioielli del forziere di Maputo. È un’area che, insieme al giacimento di rubini di Montepuez, è strategica per l’economia mozambicana dei prossimi decenni.

Militari mozambicani a Cabo Delgado

L’attacco è stato effettuato a Mute nella notte del 23 dicembre, 40 km a nord di Mocimboa da Praia, zona sotto controllo jihadista da agosto scorso. È il secondo attacco a Mute nel giro di poche settimane. I rivoltosi, secondo il ministro della Difesa mozambicano, Jaime Neto, sono stati respinti dalle Forze Armate Mozambicane (FADM). Il sito portoghese Africa Monitor scrive che le FADM non hanno capacità di risposta e hanno difficoltà nella logistica. A causa della disorganizzazione è difficile anche il trasferimento dei feriti e il trasporto dei caduti in aereo all’ospedale di Pemba.

Dyke Advisory Group e Paramount Group in aiuto del Mozambico

Dopo il fallimento dei russi del Wagner Group, per contrastare la violenza dei gruppi jihadisti di al Sunnah Wa-Jama Maputo si serve di altri mercenari. Da febbraio scorso si appoggia al Dyke Advisory Group (DAG). Interviene in aiuto soprattutto con mezzi aerei: un elicottero Gazelle (un altro Gazelle è stato abbattuto) e un aereo leggero Bat Hawk. Da novembre si è aggiunto Paramount Group, un cartello di società sudafricane che operano nei settori della difesa globale.

Blindati Marauder di Paramount Group

Secondo indiscrezioni di Defence Web, da Paramount Group sono arrivati almeno cinque Marauder. Sono mezzi blindati da 17 tonnellate, che trasportano fino a 12 militari e resistono alle esplosioni dirette di 8 kg di TNT. E si parla anche di altri due blindati leggeri. Il Parlamento sudafricano ha autorizzato la spedizione di armamenti al vicino Mozambico ma, a parte i Marauder, non se ne conosce il quantitativo.

Una guerra da 2.500 morti e 560 mila sfollati

La guerra a Cabo Delgado, dall’ottobre 2017, è diventata sempre più cruenta. Si contano tra 2.000 e 2.500 morti, soprattutto tra la popolazione civile. Davanti a questa situazione tragica che sembra peggiorare quotidianalmente, il Parlamento europeo ha proposto l’invio di esperti per valutare gli aiuti. Il presidente mozambicano, Filipe Nyusi, ha però fermato i visti d’ingresso perché non ha gradito le esternazione di Josep Borrell, Alto rappresentante UE per gli Esteri.

Campo profughi a Cabo Delgado

USA e Portogallo offrono aiuto militare

Mentre gli insorti, ora affiliati all’ISIS, continuano ad avvicinarsi ai giacimenti di gas di Palma, USA e Portogallo offrono a Nyusi aiuto nella formazione militare. “Gli Stati Uniti vogliono essere partner privilegiato contro il terrorismo a Cabo Delgado”, ha dichiarato Nathan Sales, coordinatore per l’antiterrorismo del Dipartimento di Stato USA. Lo ha detto durante la visita a Maputo il 3 dicembre ma ha precisato che sul campo di battaglia non ci saranno militari americani.

Anche il ministro della Difesa portoghese, João Gomes Cravinho, era a Maputo pochi giorni dopo Sales. Cravinho ha incontrato il suo omologo mozambicano Jaime Neto al quale ha affermato l’appoggio del Portogallo nella guerra a Cabo Delgado. “Siamo disponibili ad aiutare le autorità mozambicane nel combattere il terrorismo secondo ciò che il Mozambico ritiene necessario”.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
@sand_pin

Crediti foto:
– Marauder
Di Gulustan – Opera propria, CC BY-SA 3.0, Collegamento

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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