Elena Gazzano
Città del Capo, settembre 2024
Il Sudafrica è intrappolato in una crisi che nessuna nazione dovrebbe conoscere in tempi di pace: un’epidemia di omicidi fuori da ogni controllo. In soli tre mesi (aprile-giugno), quasi 6.200 persone sono state uccise, un dato che non solo sconvolge, ma getta un’ombra oscura sulla nazione, rivelando una realtà di violenza straziante e pervasiva.
Sebbene vi sia stata una lieve diminuzione degli omicidi rispetto all’anno precedente a livello nazionale, in quattro delle nove province sudafricane è stato registrato un aumento. In particolare, nel KwaZulu-Natal si consumano quasi un quarto degli omicidi complessivi, seguito dalle province di Gauteng e Western Cape, entrambe caratterizzate da livelli di violenza che sembrano inarrestabili e sempre più intensi.
Diversi fattori contribuiscono a questa situazione. La circolazione di armi da fuoco non controllata gioca un ruolo cruciale. Molte delle armi sequestrate erano scomparse dalle stazioni di polizia nei mesi precedenti ad aprile per poi ricomparire nelle mani delle gang. Povertà diffusa e un sistema di giustizia che fatica a gestire il sempre crescente tasso di criminalità, complicano ulteriormente la situazione. Il Sudafrica presenta uno dei tassi di omicidi per abitante più alti al mondo.
L’aumento degli omicidi di donne e bambini rappresenta un altro aspetto preoccupante della crisi. Nel corso dei tre mesi analizzati, sono state uccise quasi mille donne, con un aumento del 7,9 per cento rispetto all’anno precedente. Inoltre, oltre 300 bambini hanno perso la vita, con un incremento del 7,2 per cento.
La paura della violenza è una realtà quotidiana per milioni di sudafricani; ogni rumore nella notte potrebbe significare la fine. Secondo una testimonianza di Mitchells Plain, operatrice comunitaria, i residenti vivono nel timore di essere coinvolti in sparatorie tra bande, anche durante attività quotidiane, come uscire di casa o portare i bambini a giocare nei parchi.
In Sudafrica le gang stanno rapidamente espandendo il loro potere, reclutando nuovi membri e rifornendosi di armi in modo incontrollato. Preoccupazioni sono state sollevate riguardo a possibili legami tra queste bande e membri corrotti delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario, il che potrebbe spiegare la facilità con cui le gang continuano a ottenere risorse e armi.
Le autorità e le forze dell’ordine sono state sollecitate a implementare misure più efficaci per contrastare la criminalità e disarmare i gruppi illegali, con l’obiettivo di smantellare le reti di traffico di droga e ripristinare la fiducia nella società. Un intervento necessario per affrontare i problemi della crescente insicurezza.
Alcune comunità di Città del Capo hanno proposto il coinvolgimento delle Forze Armate Sudafricane (SANDF) per confiscare armi illegali e ristabilire l’ordine nelle aree particolarmente colpite dalla criminalità. Tale operazione dovrebbe essere indipendente dalle forze di polizia locali, ritenute da alcuni come non sufficientemente efficaci a causa di presunti casi di corruzione.
I dati relativi agli omicidi nel Paese vengono utilizzati per evidenziare una situazione di crisi in corso. La gestione della sicurezza richiede misure che affrontino direttamente le cause principali del problema. Il rischio, senza interventi mirati, è quello di un aumento dell’insicurezza e dell’instabilità sociale.
Il Sudafrica, che in passato ha affrontato sfide significative, si trova ora di fronte alla necessità di tutelare i propri cittadini e garantire loro una maggiore sicurezza.
Mentre se il Sudafrica affronta un’ondata di omicidi di proporzioni devastanti, è utile considerare la situazione in Italia per comprendere le diverse sfide legate alla sicurezza. Dal 1 gennaio al 9 giugno 2024, in Italia sono stati registrati 113 omicidi, di cui 37 vittime sono donne. Questi dati sono stati forniti dal ministero degli Interni, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Direzione Centrale della Polizia Criminale, Servizio Analisi Criminale.
Elena Gazzano
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Ultimo paragrafo a dir poco imbarazzante: "37 vittime su 113 sono donne". Conti alla mano, 76 sono maschi; di loro, tuttavia, non ci importa nulla. Non è così?