Cornelia I. Toelgyes
16 agosto 2024
Ibrahim Traoré, giovane golpista che nel 2022 ha preso il potere in Burkina Faso e da allora presidente della giunta militare di transizione, ha affermato di aver sventato recentemente un colpo di Stato.
Ha raccontato che alcuni ufficiali, di stanza all’estero, e soldati dell’esercito, con l’appoggio di terroristi, avrebbero pianificato un attacco per impossessarsi del potere. Ha poi sottolineato che alcuni alti graduati sono già stati arrestati, senza però specificare la loro identità. Il presunto golpe sarebbe stato organizzato fuori dai confini del Paese e prevedeva anche il reclutamento di agenti nei ranghi dell’esercito burkinabè.
Dopo aver illustrato la situazione durante il suo discorso ripreso dalla TV di Stato, il presidente di fatto del Burkina Faso, ha voluto sottolineare che le chiacchiere di una possibile destabilizzazione del Paese sarebbero state fomentate da una cellula di servizi d’intelligence occidentale.
Dopo l’attacco jihadista a Mansila (nel nord-est del Paese) dell’11 giugno scorso, durante il quale sono stati uccisi oltre 100 militari e parecchi civili, circolavano voci di malcontento da parte delle truppe e Traoré non era più apparso in pubblico per diversi giorni.
La carneficina è poi stata rivendicata da GNIM (Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani), costituito nel marzo 2017. Il movimento ora è guidato da Iyad Ag-Ghali, vecchia figura indipendentista tuareg, diventato capo jihadista e fondatore di Ansar Dine, in italiano: ausiliari della religione (islamica). Il “consorzio” comprende diverse sigle, tra questi Ansar Dine, Katiba Macina, AQMI (al Qaeda nel Magreb Islamico) e altri.
L’8 agosto scorso i jihadisti hanno sferrato un nuovo attacco a un convoglio militare tra Ougarouou e Boungou, nella provincia di Tapoa (nell’est del Burkina Faso). Stava tornando da una delle miniere aurifera. L’aggressione è stata resa nota solo qualche giorno dopo. Secondo una fonte della sicurezza che ha parlato con i reporter di RFI in anonimato, i combattimenti tra l’esercito e i terroristi sarebbero stati molto intensi e violenti e un numero ancora imprecisato di militari sarebbe stato ucciso. Ci sarebbero anche parecchie vittime tra i civili, persone che si sono aggregate al convoglio per raggiungere “in sicurezza” Fada-Ngourma, capoluogo della Provincia, visto che gran parte della zona è considerata roccaforte di gruppi jihadisti.
Finora le autorità di Ouagadougou non hanno rilasciato nessun rapporto ufficiale. Sono già state recuperate decine di salme, ma si teme che il bilancio possa essere molto più pesante, visto che il convoglio era composto da tre battaglioni di intervento rapido, in parole povere, c’erano non meno di 500 soldati, oltre ai civili.
Il Burkina Faso, come i suoi vicini del Mali e del Niger, da oltre 10 anni è soggetto a continui attacchi dei terroristi. Finora le aggressioni hanno ucciso 20mila civili, oltre due milioni sono sfollati. Parte dei territori sono ancora fuori dal controllo dello Stato centrale, e, malgrado le forze messe in campo dalla giunta militare ad interim, i jihadisti continuano indisturbati le loro aggressioni contro la popolazione e le truppe di Ouagadougou.
Sergej Viktorovič Lavrov, il potente ministro degli Esteri di Mosca, durante il suo tour africano dello scorso giugno, ha incontrato anche Traroré, promettendogli l’invio di altri istruttori nel Paese. Un gruppo di militari burkinabè, invece, sarà formato in Russia. In occasione dei colloqui bilaterali si è parlato anche di affari e scambi commerciali.
All’inizio di agosto, esponenti del gruppo ROSATOM, gigante russo che opera nel settore nucleare, si è recato a Ouagadougou per valutare la possibilità della costruzione di una centrale nucleare nel Paese, necessaria per soddisfare le esigenze energetiche della popolazione. Secondo i dati della Banca Mondiale, nel 2020 il 67,4 per cento dei burkinabé aveva accesso alla corrente elettrica nelle città, mentre nelle zone rurali solamente il 5,3.
Traoré non perdona chi contesta la sua politica e non accetta critiche. Dopo svariati attacchi a emittenti TV, giornalisti e dissidenti, ora è la volta della magistratura. In passato i sindacati dei togati si sono opposti all’eccessivo autoritarismo del presidente e per questo motivo ora il governo ha sospeso almeno 5 magistrati, mandandoli a combattere al fronte. Il presidente ha annunciato anche una revisione del Codice penale.
Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmil.it
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