Cornelia I. Toelgyes
20 giugno 2024
Il Consiglio dei ministri del Burkina Faso, previsto in un primo tempo per mercoledì 19 giugno, si è tenuto finalmente questa mattina a Ougadougou, presieduto dal leader della giunta militare, Ibrahim Traoré, al potere dal 2022 dopo un colpo di Stato.
Durante l’attacco jihadista dell’11 giugno scorso a Mansila, nel nord-est del Burkina Faso, al confine con il Niger, sono morti oltre 100 soldati burkinbé e parecchi civili. Dopo il sanguinoso assalto sono circolate voci di malcontento da parte delle truppe e Traoré non è più apparso in pubblico per diversi giorni.
La carneficina di Mansila è poi stata rivendicata qualche giorno dopo da JNIM (Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani), costituito nel marzo 2017. Il movimento ora è guidato da Iyad Ag-Ghali, vecchia figura indipendentista tuareg, diventato capo jihadista e fondatore di Ansar Dine, in italiano: ausiliari della religione (islamica). Il “consorzio” comprende diverse sigle, tra questi Ansar Dine e Katiba Macina, AQMI (al Qaeda nel Magreb Islamico) e altri.
Durante il Consiglio odierno, il capo del regime militare di transizione ha smentito qualsiasi “sbalzo di umore” all’interno dell’esercito. “Sono notizie false”, ha poi sottolineato Traoré durante un servizio trasmesso dalla TV di Stato RTB. L’intervento del leader del regime militare è stato girato nel cortile dell’edificio dell’emittente RTB, dove il 12 giugno scorso – un giorno dopo la sanguinosa aggressione jihadista a Mansila – era caduto un razzo. La presidenza aveva classificato il fatto come incidente.
E Traoré, che non apprezza le critiche da parte di nessuno, ha nuovamente attaccato i media occidentali, definendoli “bugiardi e manipolatori”. Il 18 giugno scorso, il Consiglio Superiore della Comunicazione (CSC) ha sospeso per sei mesi le trasmissioni di TV5 Monde Afrique e ha multato l’emittente di 50 milioni di CFA (circa 76.500 euro). Già martedì l’esercito aveva negato “sbalzi di umore e voci di ammutinamenti” in alcune caserme.
Oggi il capo del regime militare di transizione ha inoltre spiegato di aver lanciato un’operazione a Mansila subito dopo l’attacco. Peccato solo che finora le autorità di Ouagadougou non abbiano rilasciato nessun comunicato ufficiale per quanto riguarda il bilancio della carneficina nel nord-est del Paese. Una fonte della sicurezza ha fatto sapere che mancano davvero molti soldati all’appello. I distaccamenti militari dispiegati in Burkina Faso comprendono generalmente circa 150 uomini.
Traoré ha poi spiegato che sono arrivati 6 aerei russi Ilyushine dal Mali a Ougadougou, con materiale proveniente dalle ex basi di MINUSMA di Gao e Timbuctù. Secondo alcune fonti attendibili, insieme all’equipaggiamento sarebbero arrivati anche parecchi “istruttori russi”, precedentemente di stanza in Mali.
Finora nessuna conferma ufficiale sull’arrivo di altri mercenari. I russi sono presenti da tempo nei tre Paesi (Mali, Niger e Burkina Faso) dopo la presa di potere da parte dei militari che hanno dato il benservito ai loro partner occidentali.
Il Burkina Faso, come i suoi vicini del Mali e del Niger, da oltre 10 anni è soggetto a continui attacchi dei terroristi. Finora le aggressioni hanno ucciso 20mila civili, oltre due milioni sono sfollati. Parte dei territori sono ancora fuori dal controllo dello Stato centrale, e, malgrado le forze messe in campo dalla giunta militare ad interim, i jihadisti continuano indisturbatamente le loro aggressioni contro la popolazione e le truppe di Ouagadougou.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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