AFRICA

In attesa del Kenya, ad Haiti schierati i Marines

Speciale per Africa ExPress
Federica Iezzi
28 Marzo 2024

Il Kenya ha sospeso i suoi piani di dispiegamento di polizia ad Haiti, a causa della recente e critica ondata di violenza e del cambiamento significativo nella leadership del Paese.


Nel luglio 2023, il Kenya ha accettato di guidare la missione di Sostegno alla Sicurezza Multinazionale, approvata dalle Nazioni Unite, a supporto del Paese caraibico, avvolto dalla brutalità del conflitto tra bande armate. Tuttavia, lo scorso gennaio, la massima corte del Kenya si è pronunciata contro il dispiegamento di polizia, citando la mancanza di accordi formali tra i due Paesi.

Sembrava che l’ostacolo fosse stato superato quando, all’inizio di marzo, il presidente kenyano, William Ruto, e il primo ministro haitiano, Ariel Henry, firmarono i reciproci accordi necessari. In ogni caso, a decidere se l’accordo firmato avesse soddisfatto o meno i requisiti legali, sarebbe spettato alla Corte d’appello del Kenya, in un’udienza in tribunale che non ha ancora avuto luogo.

Il dispiegamento di una forza di polizia internazionale, mira a sedare la crescente violenza delle bande armate, che si è preoccupantemente intensificata dalla fine di febbraio.

L’annuncio della dimissione di Henry, di qualche settimana fa, e la successiva costituzione di un consiglio di transizione ha complicato le cose.

Il ministro degli Esteri del Kenya, Korir Sing’Oei, ha dichiarato che le dimissioni del primo ministro hanno apportato un “cambiamento fondamentale nelle circostanze”. I politici dell’opposizione kenyana hanno ribadito lo scarso addestramento e equipaggiamento della polizia del proprio Paese, di fronte a un rapido deterioramento della situazione di sicurezza ad Haiti.

Obiettivo e condizione necessaria al dispiegamento della forza multinazionale è dunque la formazione di un governo ad interim haitiano, in modo da rendere concreto il coordinamento con le forze di sicurezza del Paese, per la conduzione verso elezioni libere ed eque.

Da anni Haiti registra un trend crescente di omicidi e rapimenti. L’iniziale obiettivo, dichiarato delle bande armate, era forzare le dimissioni del primo ministro Henry. Ora si ambisce ad un cambiamento completo del sistema politico haitiano.

In settimana, il Comando Meridionale degli Stati Uniti (SOUTHCOM) ha annunciato che la flotta di sicurezza antiterrorismo della marina statunitense (FAST – Marine Fleet-Anti-terrorism Security Team) è stata schierata nella capitale haitiana Port-au-Prince, per mettere in sicurezza l’ambasciata americana ed evacuare parte del personale.

Il dispiegamento del corpo dei Marines arriva pochi giorni dopo che gli Stati Uniti hanno accennato all’istituzione di misure politiche per arginare la crescente violenza a Haiti, in attesa di una nuova autorità costituzionale.

Gli Stati Uniti hanno molti interessi nello schieramento del Kenya a Haiti, essendo il principale finanziatore della missione e il luogo di predilezione per la migrazione da Haiti.

Il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha già annunciato il dispiegamento di 250 ulteriori agenti di polizia e guardie nazionali al confine, nonché il dispiegamento di aerei e navi, in previsione di un aumento del flusso migratorio da Haiti. La Florida rimane un punto caldo per la migrazione dal Paese.

Il generale Laura Richardson, comandante del Comando Meridionale degli Stati Uniti, non esclude che le truppe statunitensi possano essere coinvolte in uno sforzo internazionale ad Haiti “Siamo preparati se chiamati dal nostro Dipartimento di Stato e dal Dipartimento della Difesa”.

Le preoccupazioni di Washington riguardo all’intervento diretto sono in parte dovute alla lunga storia di interferenza degli Stati Uniti nella politica haitiana, inclusa l’occupazione americana decennale nei primi anni del 1900 e la presunta interferenza americana nelle recenti elezioni haitiane. La fascia politica haitiana vede gli Stati Uniti come parzialmente responsabili dell’attuale crisi, a causa del sostegno americano a Henry, e ad altri leader haitiani, che hanno represso le proteste e guidato il Paese verso un governo autoritario.

Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
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Federica Iezzi

Federica Iezzi, è giornalista ma anche cardiochirurgo pediatrico impegnata in missioni umanitarie con Organizzazioni Non Governative in Africa

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