AFRICA

Masai della Tanzania vittime della “conservazione” con sfratti forzati e violenze del governo

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
16 novembre 2023

In #Tanzania, i #Masai di Loliondo e dell’area di conservazione di Ngorongoro vengono sfrattati con violenza per far spazio a turismo, conservazione e caccia da trofeo”. È uno dei tweet di Survival International che denuncia gli sfratti forzati della popolazione Masai della Tanzania.

Allegato al tweet c’è un video. Kalani Olenkaiseri, rappresentante del popolo Masai, accusa una ong tedesca e un’azienda di caccia emiratina come responsabili degli sfratti.

Danza Masai

Quali sono le compagnie accusate dai Masai

I Masai fanno i nomi dei responsabili dei loro problemi: la Frankfurt Zoological Society (FZS) e la Otterlo Business Corporation (OBC).

FZS è una ong tedesca che si occupa di conservazione in 18 Paesi di Europa, Africa, Asia e America Latina. La Frankfurt lavora anche con fondi dell’Unione europea. OBC, invece, è una compagnia di caccia da trofeo con sede negli Emirati Arabi Uniti cha ha una succursale in Tanzania.

FZS riconosce il diritto delle persone a garantire i propri mezzi di sussistenza, a godere di ambienti sani e produttivi e a vivere con dignità – si legge in una nota dell’ong -. Pertanto applica e promuove attivamente approcci basati sui diritti alla conservazione della biodiversità”.

Ma evidentemente qualcosa non torna se non vengono rispettati i diritti umani della popolazione masai

Mappa con il parco Serengeti e il parco del Ngorongoro (Courtesy GoogleMaps)

Vietato entrare alla delegazione UE

Una delegazione di europarlamentari ha voluto indagare sulle gravi violazioni dei diritti umani commessi nei riguardi dei Masai nell’ex colonia britannica.

L’ambasciatore della Tanzania, nel maggio scorso, aveva promesso che non avrebbero fermato la visita degli europarlamentari. A settembre la Tanzania ha impedito alla delegazione di visitare il paese.

Una lotta lunga decenni

La lotta del popolo Masai dura da 67 anni, esattamente dal 1956. Le prime minacce di sfratto forzato dal Serengeti sono arrivate dai funzionari del governo coloniale.

Dicevano che avrebbero creato un’area per i leopardi e hanno fatto firmare un documento agli anziani. Avevano detto ai Masai che se si fossero trasferiti volontariamente non avrebbero pagato tasse. “Purtroppo era un inganno – racconta Kalani -.

Hanno lasciato il Serengeti e con molte difficoltà si sono reinseriti ma il terreni erano insufficienti per il bestiame. Poi sono arrivati gli emiratini con un contratto ma i masai, ingannati la prima volta, hanno rifiutato di firmare.

Ecco allora il pugno di ferro del governo tanzaniano. Il 10 giugno 2022, con l’esercito entra a Loliondo ed obbliga con la forza la popolazione ad abbandonare l’area.

“Hanno incendiato il villaggio, bruciato i nostri beni e persino le persone – racconta Kalani -. Hanno sparato addosso alla gente hanno arrestato persone e anche spinto nelle fiamme coloro che cercavano di difendere le loro cose”.

Spine velenose conficcate nella nostra carne

Kalani, attraverso Tribal Voice, progetto di Survival, chiede aiuto alla comunità internazionale: “Salvateci da questi due nemici. Sono spine velenose conficcate nella nostra carne”.

Crediti immagini:
Danza Masai
Di Dmitri Markine Photography CC BY 3.0

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

X (giàTwitter):
@sand_pin
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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