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Nigeria 6-Boko Haram: massacri, stupri, rapimenti per conquistare la presidenza della Repubblica

Speciale per Africa ExPress
Blessing Akele
Benin City (Nigeria), 23 ottobre 2014

Occorre tuttavia riconoscere al governo federale che (sin dall’inizio degli oltre 200 giorni trascorsi dal rapimento delle oltre 300 ragazze della scuola coranica di Chibok), ha fatto qualcosa – gli organismi istituzionali preposti ovvero il ministero della Difesa, quello degli Interni, i servizi di sicurezza – hanno tutti agito, indagato ed infine sostenuto e dichiarato che il capo carismatico indomito, il Gengis Khan di Boko Haram, Abubakar Shekau è stato ucciso e tante altre figure minori arrestate.

Da qualche settimana, le autorità stanno tentando di utilizzare un nuovo strumento di pressione: la possibilità di una tregua con i ribelli. Una scelta, probabilmente, determinata dal fatto che l’uso della forza non ha sortito i risultati sperati.

Alcune fonti sostengono che il cessate il fuoco sia stato sollecitato dal gruppo politico-terrorista – e non già dal governo centrale –  a seguito delle pesanti perdite subite (compresa la morte di Shekau). I Boko Haram si sarebbero rivolti al presidente del Ciad, Idris Deby, chiedendogli di assumere il ruolo di mediatore per trattare con le autorità nigeriane.

Detto fatto: emissari del governo centrale e rappresentanti di Boko Haram si sono riuniti in Arabia Saudita per trattare il cessate il fuoco e il rilascio delle ragazze di Chibok, ancora in ostaggio.

Una soluzione accolta positivamente dei genitori e dai parenti delle studentesse rapite. Così venerdì 17 ottobre, il generale d’aviazione, Alex Badeh, ha annunciato di aver raggiunto un accordo con i rappresentanti  di Boko Haram: cessate il fuoco e liberazione delle ragazze.

Ma nemmeno 24 ore dopo la dichiarazione dell’ufficiale, nell’ultimo fine settimana  i militanti di Boko Haram hanno scatenato l’inferno nello stato del Borno, allungando l’elenco dei morti. Almeno 18 persone sono state uccise  in tre diversi agguati. A organizzare l’ondata di violenza sarebbero stati quelli che hanno sostenuto la necessità della tregua.

La classe politica e i militari stessi non hanno commentato questi ultimi attacchi. Il momento è delicato. La posta in gioco è altissima: si chiama Aso Rock, la presidenza della repubblica, per la cui conquista stanno lottando i poteri economico (che si manifesta in miliardi di dollari ogni anno) e militare (sintetizzato sostanzialmente nella licenza di sopprimere quando si vuole  i diritti d’espressione, d’informazione e di uccidere).

Chi occuperà il più alto scranno del Paese sarà deciso tra otto mesi circa. L’attuale Presidente della repubblica, Goodluck Jonathan, vuole governare per un secondo mandato ma sa perfettamente che un suo fallimento nell’affare “Chibok Girls” intaccherà malamente la possibilità di una sua rielezione. Non vuole perdere la partita ed ha giocato la carta della tregua, una mossa respinta dagli avversari. Non sembra comunque che Goodluck Jonathan intenda fare un passo indietro.

E’ chiaro però che i leader hausa intendono lottare, fino alla morte  per riprendere in mano il controllo della nazione. I senatori e i parlamentari che rappresentano i collegi (musulmani) del nord-est del Paese tacciono; i capi del governo centrale, probabilmente per non interferire nel delicato e sensibile gioco in corso, fanno altrettanto.

I Boko Haram continuano a ostentare la loro posizione dura e intransigente ma il 20 ottobre hanno accettato di incontrare di nuovo – e per la seconda volta – gli emissari del governo, questa volta proprio nel palazzo del presidente del Ciad, Idris Deby, a ‘Ndjamena.

Bocche cucite ad Abuja dove si può registrare solo una dichiarazione anonima: “Our attitude is simply wait and see” (La nostra posizione è semplicemente aspettare e vedere).

Indubbiamente, aspettare si deve.  Per quanto concerne il vedere, purtroppo, la mia previsione, allo stato delle cose, risulta di un’evidenza cristallina: si conteranno decine di morti, fino al giorno in cui si insedierà, tra maggio e giugno 2015, il vincitore da questa sanguinosa contesa per la conquista della Presidenza della Repubblica Federale di Nigeria. Ma non è detto che finisca lì, specie se il nuovo capo supremo non sarà un hausa.

E’ chiaro ed evidente quindi che la questione di Boko Haram in Nigeria non è religiosa, come potrebbe apparire a un osservatore superficiale e disattento. Piuttosto è profondamente economica e la guerra che appare di religione si combatte per il controllo delle risorse, cioè del petrolio. Maometto e Gesù Cristo non hanno niente a che fare con la tragdia nigeriana, gli stupri, i massacri, i rapimenti. Gli avvoltoi del potere, senza scrupoli e senza idealismi, sono interessati solo ai milioni di dollari generati dal petrolio. Aspettate e vedrete, come suggerisce il membro anonimo del Governo Federale della Nigeria.

Blessing Akele
twitter @BlessingAkele
(6 – fine)
#BringBackOurGirls

La prima puntata del Dossier Nigeria
Boko Haram: una minaccia che viene da lontano
http://www.africa-express.info/2014/09/15/dossier-nigeria-1boko-haram-un-problema-che-viene-da-lontano/

La seconda puntata Dossier Nigeria
I musulmani quasi sempre al potere: il ruolo dei militari
http://www.africa-express.info/2014/09/17/dossier-nigeria-2i-musulmani-quasi-sempre-al-potere-il-ruolo-dei-militari/

La terza puntata Dossier Nigeria
Complicità ad alto livello, ecco la forza dei Boko Haram
http://www.africa-express.info/?p=6226&preview=true

La quarta puntata Dossier Nigeria
Sulle ragazze rapite i militari mentono e non vogliono l’aiuto americano
ùhttp://www.africa-express.info/2014/10/12/dossier-nigeria-4-militari-non-vogliono-laiuto-degli-americaniper-cercare-le-ragazze-rapite-e-dicono-bugie/

La quinta puntata Dossier Nigeria
Boko Haram non è guerra di religione. In palio c’è il potere
http://www.africa-express.info/2014/10/22/dossier-nigeria-5-2/

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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