GUERRA A GAZA

Salviamo Gaza: firma l’appello per riconoscere lo Stato della Palestina

APPELLO
Africa ExPress
6 maggio 2025

Africa ExPress ha lanciato un appello al governo e al parlamento perché l’Italia riconosca lo Stato di Palestina, istituito, come lo Stato di Israele, da una risoluzione dell’ONU. Non possiamo restare silenziosi davanti al massacro di civili inermi che sta avvenendo a Gaza.

Occorre fermare un strage decisa con cinismo e determinazione. Il riconoscimento della Palestina come Stato può essere la pietra angolare per avviare un processo che porti a una pace duratura e permetta una convivenza tra due popolazioni che si combattono da quasi 80 anni. Qui sotto il link dove si trova testo dell’appello che invitiamo tutti a firmare:

Appello: Riconoscere lo Stato della Palestina

Perchè riconoscere la Palestina? Perchè serve per fare nuove pressioni politiche su Israele, visto che secondo l’Onu lo stato palestinese doveva essere creato già nel 1948. Perché serve per dimostrare che gli Stati non se ne lavano le mani davanti alla persecuzione etnica/genocidio/pulizia etnica in corso a Gaza in queste ore.

Cinquecentosettantaquttro giorni di guerra

Siamo al 574esimo giorno di guerra, iniziata il 7 ottobre 2023 con il sanguinoso attacco di Hamas e la morte di 1.200 israeliani (in parte uccisi dagli attacchi dell’esercito amico).

Gaza subisce una guerra da 19 mesi e da 67 giorni non riceve nessun cibo, perché secondo lo Stato di Israele gli aiuti umanitari finiscono tutti ad Hamas e quindi è legittimo bloccare i 650 camion che avevano ripreso per poche settimane ad entrare nella Striscia tra metà febbraio e i primi di marzo. Quindi è legittimo, secondo il governo Netanyahu affamare i civili, per impedire che anche i guerriglieri mangino.

Premio Oscar

Riconoscere la Palestina significa non essere complici degli abomini che stanno succedendo anche nella West Bank, dove solo nelle ultime ore ci sono stati scontri nella zona di Nazareth, sono state distrutte undici case a Masafer Yatta diventata famosa col film premio Oscar No Other Land, ci sono stati attacchi nei campi di Tulkarem e di Nur Shams.

Questi attacchi vengono organizzati dai coloni che incendiano, aggrediscono, distruggono cercando di impedire la vita quotidiana ai palestinesi che non hanno niente a che vedere né con Hamas, né con la guerriglia.

Semplicemente resistono da decenni rivendicando la loro patria e la proprietà di terreni di loro proprietà dei tempi dall’Impero ottomano e di cui non hanno uno straccio di carta per dimostrare il possesso legale.

Solidarietà con gli israeliani anti-Netanyahu

Riconoscere la Palestina significa anche essere solidali con i pochi israeliani che contestano il governo Netanyahu.

Si tratta per lo più dei parenti degli ostaggi (59 pare tra vivi e morti) e di parenti di chi fu ucciso nell’attentato del 7 ottobre. Molti corpi sarebbero stati portati via da Hamas. Quindi diverse famiglie chiedono al premier di far rientrare le salme dei defunti per celebrare un funerale degno della memoria.

Una psicologa che si occupa dei parenti degli ostaggi insieme ad altri attivisti ha organizzato un momento di preghiera per i rapiti e le vittime palestinesi in una sinagoga a nord di Tel Aviv a Ra’anana nei giorni scorsi.

Barricati nel tempio

Una parte di loro ha dovuto barricarsi dentro il tempio e altri sono stati aggrediti da una folla inferocita di coloni. Ebrei contro ebrei, al grido di “ashenaziti a Gaza” e “sei il diavolo”. Diverse persone sono tornate a casa ricoperte di sputi.

Sono i messianici a spadroneggiare. Credono che Amalek (cioè il male assoluto della Bibbia, impersonato dai palestinesi) voglia distruggere il popolo ebraico. Il governo è con loro.

Il bando ai media

Riconoscere la Palestina serve a fare in modo che i giornalisti dei media internazionali possano di nuovo entrare nella Striscia di Gaza e possano essere testimoni di quanto è accaduto e sta accadendo. Il divieto israeliano che ha impedito agli operatori dell’informazione di entrare nell’enclave è un altro segnale di come Israele non sia per niente quel Paese democratico che pretende di essere.

Ricordiamoci che lo Stato ebraico ha deliberatamente ucciso almeno 400 giornalisti nella Striscia, perché non vuole testimoni che possano raccontare i continui massacri.

Mourners attend the funeral of Palestinian journalist Mohammed Abu Hattab, who was killed in an Israeli strike, in Khan Younis in the southern Gaza Strip, November 3, 2023. REUTERS/Mohammed Salem – RC2I54ATCC1L

Riconoscere lo Stato della Palestina potrebbe servire a indire nuove elezioni e restituire uno straccio di pace, che avverrà solo con l’intervento di forze internazionali Onu, visto che l’ultima proposta di Hamas di cinque anni di tregua contro la restituzione di tutti gli ostaggi, è stata appena rifiutata dallo Stato ebraico.

E Netanyhau dopo l’incontro con il presidente degli Usa in visita in Medio Oriente tra il 13 e il 16 maggio, potrebbe ottenere l’ennesimo via libera alla rioccupazione di tutta Gaza o almeno della parte centro-nord con compressione dei 2 milioni di palestinesi  costretti alla fame nel sud della Striscia.

Africa ExPress
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Redazione Africa ExPress

La redazione di Africa Express è formata da giornalisti che hanno visitato in lungo e in largo il continente africano e il Medio Oriente

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