AFRICA

“Giù le mani dall’Africa”: i viaggi del Papa nel continente

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
22 aprile 2025

L’Africa piange Papa Francesco.  E non solamente i quasi 280milioni di cattolici, ossia il 20 per cento dei fedeli a livello globale, che vivono nel continente. La morte di Papa Francesco ha suscitato emozione e cordoglio ovunque.

Papa Francesco in Africa

La voce di chi voce non ha

Le parole e l’impegno del Santo Padre non erano rivolti solo ai fedeli, lui era la voce di chi voce non ha. Lo ha sottolineato anche Mahamoud Ali Youssouf, neo-eletto presidente della Commissione dell’Unione Africana, ex ministro degli Esteri di Gibuti: “Si è impegnato sempre con grande coraggio per il nostro continente, ha difeso la pace e la riconciliazione e ha sempre mostrato grande solidarietà con le popolazioni colpite da conflitto e povertà”.

Parole simili sono state espresse da gran parte dei leader africani che hanno apprezzato l’impegno di Bergoglio per la pace e i cambiamenti climatici. Il presidente nigeriano, Bola Tinubu, lo ha definito addirittura come “L’instancabile paladino dei poveri”.

Dieci Paesi

Durante il suo pontificato si è recato ben cinque volte nel continente, dove ha visitato 10 Paesi: Kenya, Repubblica Centrafricana e Uganda nel 2015. Due anni più tardi è andato in Egitto e nel 2018 in Mozambico Nel 2019 stato in Marocco e in due Stati insulari, Madagascar e Mauritius e infine, nel 2023 nella Repubblica Democratica del Congo e nel Sud Sudan, la più giovane nazione della Terra.

Dopo quasi 10 anni, il Kenya, prima tappa del tour africano di Bergoglio nel 2015, ricorda ancora oggi il suo forte messaggio alle autorità del Paese: “Lavorate per la pace, la riconciliazione e il perdono”.

Continente della speranza

Poi, appena atterrato in Uganda, Papa Francesco si è rivolto alla popolazione con queste parole “Il mondo guarda all’Africa come al continente della speranza”. Ha anche elogiato le autorità per l’ accoglienza dei profughi provenienti dai Paesi limitrofi. La tappa in Uganda è stata improntata anche sui martiri cattolici e anglicani, molti dei quali arsi vivi per non aver rinnegato la propria fede.

Giubileo 2015

il Papa apre la porta santa a Bangui, Centrafrica, nel 2015

La visita papale è stata davvero significativa in Centrafrica, allora ancora sconvolta da un sanguinoso conflitto interno. Il 29 novembre del 2015, Francesco ha voluto aprire il Giubileo a Bangui, capitale della ex colonia francese, e non a San Pietro a Roma.

Allora, appena sceso sul sagrato della cattedrale di Bangui, dove era arrivato con una papamobile senza protezione, con accanto l’imam, aveva detto: “Per Bangui, per tutta la Repubblica Centrafricana, per tutto il mondo, per i Paesi che soffrono a causa della guerra, chiediamo la pace!”.

Con il viaggio apostolico del 2015 il Papa ha voluto ripristinare il rapporto tra il Vaticano e l’Africa, relazione trascurata dai suoi predecessori.

In Mozambico Bergoglio aveva esortato le autorità di “lavorare insieme per il bene comune”. Si era anche congratulato con la Chiesa del Paese, in particolare con la Comunità di Sant’Egidio, per il suo coinvolgimento nel processo di pace. Il Pontefice aveva poi sottolineato l’importanza della speranza, pace e riconciliazione.

In Egitto il capo della Chiesa cattolica ha tenuto una conferenza internazionale sulla pace presso l’Università di Al-Azhar, il più antico ateneo islamico e la più alta istituzione accademica dell’islam sunnita. Il Papa era stato invitato a recarsi nel Paese non solo dal presidente egiziano Abdel Fatah Al-Sissi, ma anche dal Patriarca copto ortodosso Tawadros II, dal Grande Imam di Al-Azhar Sheikh Ahmed Al-Tayyeb e dal Patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak.

Dietro invito del re Mohamed IV, il successore di San Pietro si era recato anche in Marocco. Durante un incontro con sorelle e fratelli musulmani, il Papa aveva precisato che, secondo lui, le religioni devono essere veicoli per la promozione di pace, di giustizia e di salvaguardia del creato, oltre che per la difesa della dignità umana.

Povertà diffusa

A Antananarivo, capitale del Madagascar, il pontefice era stato accolto da centomila giovani e quasi un milione di fedeli. A tutti, ai malgasci e al resto del mondo, Papa Francesco aveva rivolto un appello: “Guardiamoci intorno: quanti uomini e donne, giovani, bambini soffrono e sono totalmente privi di tutto!”.

Mentre a Akamasoa, “Città dell’Amicizia” fondata dal padre lazzarista Pedro Opeka, che aveva conosciuto in Argentina, il Santo Padre aveva invitato i vescovi ad essere “seminatori di pace e di speranza”.

Nell’altro Stato insulare, la Repubblica di Mauritius, il Papa, ha elogiato gli sforzi dei mauriziani per favorire l’incontro tra culture, civiltà e tradizioni religiose diverse, contribuendo così alla lotta contro ogni discriminazione.

Appello ai negoziati

In occasione della sua visita in Sud Sudan, che ha ottenuto l’indipendenza solamente nel 2011, aveva incoraggiato le donne sud sudanesi di “essere i semi di un nuovo Sud Sudan, senza violenza, riconciliato e pacificato”.

Poche settimane prima della sua morte, Francesco aveva fatto un appello al Sud Sudan, nuovamente sull’orlo di un nuovo conflitto interno, di aprire i negoziati di pace.

Sfruttamento risorse

“Giù le mani le mani dall’Africa, basta! Smettete di sfruttare questo continente”, è l’appello lanciato da Kinshasa in occasione della visita del Papa nel 2023.

Il Pontefice a Kinshasa (RDC), nel 2015, con il presidente Felix Tshisekedi

La Repubblica Democratica del Congo è “come un diamante” in Africa, ma è “diventata fonte di discordia, di violenza e, paradossalmente, di impoverimento della popolazione”, ha precisato il Pontefice a Kinshasa durante la sua ultima visita nel continente nel febbraio 2023.

Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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