Cornelia I. Toelgyes
6 giugno 2024
Il programma del safari africano del potente ministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergej Viktorovič Lavrov, è stato molto fitto. In tre giorni ha visitato quattro Paesi francofoni: Guinea, Repubblica del Congo, Burkina Faso e Ciad.
Guinea
Lunedì, Lavrov è sceso dall’aereo a Conakry – sorridente e in pieno relax, senza cravatta – per una visita lampo in Guinea, dove è stato ricevuto dal suo omologo guineano, Morissanda Kouyate. Il capo della diplomazia moscovita si è intrattenuto anche con il presidente, Mamadi Doumbouya, al potere dal settembre 2021, dopo aver defenestrato con un colpo di Stato Alpha Condé.
Va ricordato che la Russia è stato il primo Paese a riconoscere l’indipendenza della Guinea nel 1958. Allora il nuovo presidente, Sékou Touré, aveva declinato l’invito di De Gaulle a far parte della Comunità Franco-Africana come Stato autonomo. “La Guinea preferisce la povertà e la libertà rispetto alle ricchezze della schiavitù”, rispose il leader africano alla Francia, parole che fecero infuriare De Gaulle, ma che rimasero impresse nella storia. Da allora i rapporti con la Russia sono rimasti per lo più concentrati sull’estrazione mineraria.
Bisogna sottolineare che la bauxite estratta in Guinea rappresenta il 40 per cento della produzione del gigante russo Rusal, tra i maggiori produttori di alluminio al mondo. Proprio per questo motivo, Mosca ha sempre cercato di mantenere rapporti cordiali con i leader del Paese. Nel gennaio 2019, l’allora ambasciatore russo, Alexandre Bredgazé, ora a capo di Rusal-Guinea, ha apertamente incoraggiato l’ex presidente, Alpha Condé, a modificare la Costituzione per potersi candidare per un terzo mandato.
Comunque anche il golpista oggi al potere ha conservato ottimi rapporti con la Russia. Infatti, per esempio, sulla risoluzione dell’ONU di condanna dell’invasione russa in Ucraina, la Guinea è rimasta neutrale. I suoi diplomatici hanno lasciato l’aula durante il voto al Palazzo di Vetro.
Mamadi Doumbouya, un ex ufficiale della Legione straniera, è rimasto in buoni rapporti anche con la Francia, al contrario dei suoi vicini putschisti del Mali, Burkina Faso e Niger, che hanno interrotto le relazioni con Parigi. Pur di non perdere anche Conakry, le autorità francesi stanno evitando di interferire negli affari interni del Paese. Ad esempio, rimane discreta anche la critica sulla violazione dei diritti umani o sulla la chiusura delle maggiori emittenti private, lo scorso maggio, dopo l’annuncio del rinvio sine die delle elezioni, inizialmente fissate per la fine di quest’anno.
Doumbouya ha ribadito che “la Guinea rimane un Paese aperto e sovrano, che collabora con tutti”. Comunque, prima di partire per il Congo-Brazzaville, i due leader hanno espresso il desiderio di rafforzare la loro cooperazione bilaterale.
Congo-Brazzaville
La Repubblica del Congo, seconda tappa del tour di Lavrov, è un alleato di lunga data della Francia eppure anche in questo Paese la cooperazione con Mosca risale alla lotta per l’indipendenza. Il Parti congolais du travail (PCT), ancora oggi al potere, ha abbandonato il marxismo-leninismo dopo il crollo dell’URSS.
Anche qui, Lavrov ha incontrato dapprima il suo omologo, Jean-Claude Gakosso. Il presidente, Denis Sassou-Nguesso, ha ricevuto Lavrov a Oyo, la sua roccaforte a 400 chilometri a nord di Brazzaville. Come nella sua precedente visita del luglio 2022, il capo della diplomazia russa ha apprezzato la posizione equilibrata del governo di Brazzaville per quanto concerne la questione ucraina.
Lavrov ha poi espressamente sottolineato che il suo Paese sostiene l’iniziativa del presidente congolese per quanto concerne l’organizzazione di una conferenza inter-libica. Sassou-Nguesso presiede il comitato di alto livello dell’Unione Africana (UA) sulla Libia.
Durante la sua visita in Congo-B, il capo della diplomazia di Mosca non ha potuto fare a meno di criticato l’Occidente e i suoi presunti obiettivi in Ucraina e Libia. “Quello che è successo in Libia è una tragedia, i cui responsabili sono la Nato e i suoi membri. La stessa cosa è accaduta in Iraq e in Afghanistan, dove l’Occidente ha voluto imporre il suo marchio di democrazia”.
E’ risaputo che la porta d’entrata della Russia per la conquista dell’Africa è la Libia, dove Mosca ha stretti legami con il generale Khalīfa Haftar, capo dell’esercito nazionale libico (ENL). Pochi giorni fa il comandante ha ricevuto in una base militare vicino a Bengasi una delegazione russa capeggiata dal viceministro della Difesa di Mosca, Junus-bek Evkurov. Mentre poche settimane fa, il figlio del generale, Khaled Haftar, si è recato a Mosca. In tale occasione ha avuto colloqui anche con il viceministro degli Esteri, Mikhail Bogdanov. Secondo alcune indiscrezioni, Mosca starebbe avviando proprio nella Libia orientale la sua Legione Africana, destinata a sostituire i mercenari del gruppo Wagner.
Burkina Faso
Il viaggio del ministro degli Esteri russo è poi proseguito alla volta del Burkina Faso, grande alleato di Mosca. Ieri mattina Lavrov ha incontrato il presidente della giunta militare transitoria, Ibrahim Traoré, e gli ha promesso l’invio di altri istruttori nel Paese. Un gruppo di militari sarà formato anche in Russia.
Da oltre 10 anni il Burkina Faso si deve confrontare con continui attacchi dei jihadisti; aggressioni che hanno causato migliaia di morti e oltre 2 milioni di sfollati. “Non ho dubbi che grazie alla nostra cooperazione, le rimanenti sacche di terrorismo in Burkina Faso saranno distrutte”, ha dichiarato Lavrov.
Ciad
Quarta e ultima tappa del tour africano di Lavrov è stato il Ciad, dove ieri sera ha incontrato il suo omologo Abderaman Koulamallah, che, seduto accanto al suo ospite ha sottolineato: “Il Ciad è uno Stato sovrano, intratteniamo relazioni con chi vogliamo noi e non siamo ostaggi di nessuno”. L’ex colonia francese è rimasto l’ultimo stretto alleato della Francia nel Sahel.
Durante una conferenza stampa, il potente ministro degli Esteri ha risposto prontamente alle parole del suo omologo: “La nostra amicizia con la Repubblica del Ciad non influenzerà le sue relazioni con la Francia. Parigi, invece, ha un approccio diverso: o sei con noi, o sei contro di noi”.
Russia e Ciad hanno mantenuto relazioni poco intense, scandite da contatti regolari e visite diplomatiche, dalla firma di un “piano di cooperazione” nel 2013. I loro rapporti si sono raffreddati all’inizio della transizione, iniziata dopo la morte nell’aprile 2021 del presidente Idriss Déby Itno. All’epoca, N’Djamena aveva accusato Mosca di utilizzare i mercenari del gruppo Wagner per fomentare movimenti di destabilizzazione ai suoi confini.
I rapporti tra i due governi sono visibilmente migliorati a gennaio 2024 con la visita di Mahamat Idriss Déby a Mosca. Allora Vladimir Putin aveva elogiato il suo omologo ciadiano per essere riuscito a stabilizzare la situazione nel suo Paese. Mahamat è salito al potere nel 2021, dopo la morte del padre, ucciso durante uno scontro a fuoco con i ribelli nel nord del Paese. Il mese scorso è stato eletto presidente con il 61 per cento delle preferenze.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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W la Russia. Ci sta salvando dall'apocalisse, a causa delle continue escalation dei politici occidentali, i peggiori della storia degli ultimi 70 anni.
La propaganda dei giornalisti poi è criminale: riportare i fatti e ammettere che l'azione della Russia è più che giustificata e annunciata negli anni, a seguito della CONTINUA INVASIONE DELLA NATO oltre i confini stabiliti dagli ACCORDI DI MINSK.
Lavrov, un esempio di diplomazia.
Vi leggo per cortesia.