AFRICA

“Non ci conviene”, così l’Angola decide di uscire dall’OPEC

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
29 dicembre 2023

I tagli OPEC alla produzione di petrolio per alzare i prezzi sul mercato non convengono all’Angola. È questo il motivo per il quale l’ex colonia portoghese abbandona l’organizzazione dei Paesi produttori di petrolio.

“Riteniamo che l’Angola attualmente non guadagni nulla rimanendo nell’organizzazione. A difesa dei nostri interessi, abbiamo deciso di andarcene”. Sono le dichiarazioni di Diamantino Azevedo, ministro angolano delle Risorse Minerarie (MIREMPET).

Angola, stoccaggio petrolio offshore

Quei 70 mila barili in meno al giorno

Tutto e successo a causa della differenza di 70.000 barili al giorno. Alla 36a riunione OPEC in videoconferenza, lo scorso 30 novembre, all’Angola è stata assegnata una quota di produzione giornaliera di 1,11 milioni di barili.

Il Paese africano aveva ribadito la sua proposta di produrre 1,18 milioni di barili di greggio entro il 2024. Azevedo ha spiegato che la decisione OPEC non è stata presa all’unanimità ed è andata contro la posizione dell’Angola.

Una decisione maturata

Probabilmente la decisione di abbandonare l’OPEC era maturata lo scorso giugno. In quell’incontro l’Organizzazione ha ridotto la produzione dell’Angola ma ha aumentato quella degli Emirati Arabi Uniti. Forse è stata la goccia (di petrolio) che ha fatto traboccare quel barile di greggio e ha fatto perdere la pazienza agli angolani.

Dopo la scelta di uscire, l’Angola ha mandato una nota di protesta al Segretario dell’Organizzazione. Invece il presidente angolano, João Lourenço, il 21 dicembre ha firmato il decreto legge che conferma l’uscita di Luanda dall’OPEC. L’Angola ha intenzione di arrivare a una produzione di 1,8 milioni di barili al giorno.

Secondo dati dell’ambasciata di Angola in Italia, l’Angola è divenuta il primo maggior produttore di petrolio del continente africano. Negli ultimi venti anni la produzione é quadruplicata e rappresenta la principale voce di esportazione del Paese.

Cosa è l’OPEC

La Organization of the Petroleum Exporting Countries (OPEC), è nata nel 1960 come risposta alla supremazia delle aziende petrolifere straniere, soprattutto le anglo-americane.

Produzione petrolio OPEC e non OPEC (Courtesy EIA)

È un cartello e oggi ne fanno parte 12 Paesi: Algeria, Arabia Saudita, Guinea Equatoriale, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Repubblica del Congo e Venezuela. Dopo l’Angola anche la Nigeria è tentata di uscire dall’Organizzazione.

Con sede a Vienna, l’OPEC controlla circa il 79 per cento delle riserve accertate di petrolio e il 35 per cento delle riserve di gas naturale.

Secondo l’Energy Information Administration (EIA) nel 2022 l’OPEC ha prodotto 28,2 milioni di barili di greggio al giorno. La cifra corrisponde al 38 per cento della produzione mondiale di petrolio.

Il maggior produttore OPEC rimane l’Arabia Saudita: 10,4 milioni di barili al giorno. È il secondo produttore dopo gli Stati Uniti che nel 2022, quotidianamente, hanno prodotto 11.9 milioni barili di greggio.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

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Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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