AFRICA

Camerun: Coppa delle Nazioni Africane, palloni e pallottole, goal e sparatorie.

Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
Nairobi, 14 gennaio 2022

La tanto decantata sicurezza, in Camerun, sta andando nel pallone.

La 33a edizione della Coppa delle Nazioni Africane è partita il 9 gennaio dopo tante polemiche e sotto la minacciosa nube del COVID. Con la garanzia da parte del governo e degli organismi calcistici internazionali che “la sicurezza era la massima priorità per tutti”.

Ora la “TotaleEnergies Cup Of Nations 2021”  procede – come si paventava – fra stadi supercontrollati o chiusi, attentati, feriti e morti, legati alla guerriglia in corso e pasticci calcistici, imprevedibili e quasi tragicomici. Non degni di un calcio africano, che tra l’Europa e il resto del mondo, conta oltre 400 giocatori espatriati.

Domenica 9 gennaio, il primo incidente.

AFCON 2021, Camerun

Tre giornalisti sportivi algerini si trovano a Douala, la capitale commerciale e la città più popolosa del Paese (quasi 3 milioni di abitanti sul golfo di Guinea). La città ospita le squadre del gruppo E: Costa d’Avorio, Guinea Equatoriale, Sierra Leone e I Guerrieri del deserto, ovvero la nazionale algerina, favoritissima, anche perché imbattuta da 33 partite internazionali, oltre che campione in carica.

I tre giornalisti, Smail Mohamed Amokrane, del quotidiano Competition, Mehdi Dahak, direttore di DZfoot, e Mohamed Aissani, dell’ Agence Press Service, escono dall’albergo nell’area Bonapriso – ha ricostruito la BBC Sport Africa  – per andare a cena e vengono subito aggrediti da sconosciuti, rapinati di denaro, passaporti e telefonini. Purtroppo vengono anche accoltellati.

Il più grave è Smail Mohamed Amokrane a causa di due ferite al petto. Amokrane comunque dichiara di voler proseguire il suo lavoro. Immediate l’apertura di un inchiesta e le proteste, soprattutto quella della  Federazione calcistica algerina che se la prende con le misure di sicurezza, tanto strombazzate dal governo e dalla Federazione africana, ma che, almeno in una parte del Paese, si stanno rivelando inadeguate.

Giovedì 13 gennaio, però, l’ambasciatore algerino in Camerun, Mahi Boumedienne, ha voluto tenere una conferenza stampa con il governatore della regione Littoral, (dove si trova Douala) Samuel Dieudonne’ Ivaha Diboua, per abbassare il tono delle polemiche create dal l’aggressione.

L’esordio dell’Algeria nel torneo, comunque, non è stato quello che i tre giornalisti e gli algerini si aspettavano: due giorni dopo l’accoltellamento, la loro nazionale ha pareggiato 0-0 contro la Sierra Leone (nota come Le Stelle Leone). Domenica 16 gennaio, i Fennec, o Volpi del deserto (nomignolo dei nordafricani), se la vedono con gli Nzalang, ovvero i “Tuoni” della Guinea Equatoriale.

Martedì 11 gennaio viene assassinato un noto e stimato senatore anglofono del partito di opposizione Social Democartic Front, Henry Kemende. Il suo corpo crivellato di pallottole è trovato nella sua auto a Namenda, 350 mila abitanti, nel Camerun nordoccidentale.  Questa città è l’epicentro della crisi sanguinosa delle regioni anglofone in corso dal 2017, con un carico di 3500 vittime e 700 mila sfollati.
Il senatore anglofono, Henry Kemende, ucciso in Camerun

Mercoledì 12 gennaio, i ribelli separatisti anglofoni uccidono a Buea un poliziotto, un tassista e un passeggero del taxi. Buea, città di circa 100 mila abitanti ex capoluogo del Camerun ai tempi della colonizzazione tedesca, 4 squadre del gruppo F del torneo continentale calcistico: Gambia, Mauritania, Tunisia e Mali, che giocano a Limbe, centro costiero a circa 1 ora di auto da Buea.

Cho Ayaba, il capo dei ribelli di  quella parte del Paese che hanno ribattezzato Ambazonia, ha dichiarato che l’attacco mirava proprio a disarticolare la preparazione delle squadre. E in parte c’è riuscito: il Mali (Le Aquile), a poche ore dall’incontro con le Aquile di Cartagine della Tunisia (vinto per 1-0 fra le polemiche, come fra poco diremo) ha dovuto interrompere l’allenamento a causa della sparatoria avvenuta vicino allo stadio Molyko.
L’incontro Gambia (gli Scorpioni) –  Mauritania (detti gli Almoravidi) si è invece disputato regolarmente, sia pure con gli spalti quasi deserti del Limbe Omnisport, e si è concluso con il successo del Gambia (1-0), alla sua prima storica partecipazione a una competizione internazionale.
Se questo confronto calcistico è stato normale, l’inizio entra a far parte di “oggi le comiche”: il via, infatti, è stato dato con 3 quarti d’ora di ritardo perché non si trovava l’inno nazionale degli Almoravidi. I quali sentono suonare per tre volte un’altra composizione patriottica e infastiditi lasciano il terreno di gioco. Alla fine sono invitati a cantare il loro inno e poi sportivamente applaudono quello del Gambia.
I giocatori della nazionale mauritana cantano l’inno nazionale https://www.youtube.com/watch?v=8znrxixUBmU

Una gaffe – ha commentato il Guardian nigeriano – che non fa che accrescere il caos nella Coppa in corso. Anche perché questa figuraccia veniva due ore dopo la vera tragicommedia calcistica andata in scena, sempre mercoledì 12, e sempre nello stesso stadio, il Limbe Omnisport Stadium. L’arbitro zambiano Janny Sikazwe, 42 anni, ha fischiato con 5 minuti di anticipo la conclusione della partita Tunisia-Mali, mentre i maliani erano in vantaggio, ma in 10 per l’espulsione di El Bila Toure’.

Le proteste dell’allenatore Mondher Kebaier hanno spinto Sikazwe a far riprendere il gioco, che ha interrotto ancora una volta prima della conclusione regolamentare, al minuto 89.
I tunisini sono andati sotto la doccia, sicuri che la partita fosse veramente terminata. Trascorsi circa 20 minuti, la CAF (Confederation Africaine del Football) ha invece fatto riprendere il match con il quarto arbitro, senza Sikazwe, apparso incerto e non solo sulle gambe, anche per aver concesso due rigori discutibili.
E ha richiamato le Aquile di Cartagine, che si sono rifiutate di tornare a giocare. Il risultato finale resta sospeso. Si vedrà…

L’arbitro Sikazwe, pur essendo stato selezionati ai mondiali di Russia 2018, era stato poi sospeso perché sospettato di aver “aggiustato” qualche partita, ma era stato prosciolto da ogni accusa.

Un episodio farsa, quello di Limbe, che getta discredito sul calcio africano – ha commentato il sito Arabnews – È inutile lamentarsi che in alcune parti del mondo non si ha rispetto per questo torneo. Episodi simili non aiutano. La speranza è che nel proseguimento del campionato, che si concluderà il 6 febbraio, il bel gioco faccia dimenticare gaffe e farse.
E che le armi tacciano.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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