Sandro Pintus
Firenze, 7 luglio 2021
Condannato a 15 mesi di prigione per oltraggio alla corte, l’ex presidente sudafricano Jacob Zuma ha fatto sapere che non ha intenzione di entrare nelle patrie galere. La condanna, emessa dalla giudice Sisi Khampepe della Corte costituzionale di Pietermaritzburg, è del 29 giugno. Il magistrato, mentre leggeva la sentenza ha dichiarato che la corte non aveva altra scelta.
Zuma, 79 anni, è stato condannato perché, a febbraio, non si è mai presentato a testimoniare davanti alla commissione che lo vede imputato per corruzione. È accusato di aver preso tangenti sulla fornitura di armi della società francese Thales al Sudafrica. Nel 1999, su un affare da $2 miliardi, l’ex presidente avrebbe preso tangenti per $34.000 all’anno per proteggere l’azienda. Il politico ha respinto le accuse definendole “caccia alle streghe politicamente motivate contro di me”.
Aveva cinque giorni di tempo per costituirsi, il termine ultimo era domenica 4 luglio. Tutto il Paese voleva vedere se la polizia sarebbe andata ad arrestarlo nel suo compound a Nkandla nel Kwazulu-Natal o se si sarebbe costituito. Ma Zuma, forte della folla di sostenitori accampati a Nkandla, ha dichiarato: “Oggi non ho bisogno di andare in prigione. Voglio vedere come la polizia riuscirà a passare”. I sostenitori, alcuni dei quali armati, con magliette e striscioni con scritto “Giù le mani da Jacob Zuma” gli facevano da scudo.
Da Nkandla, Zuma ha aggredito verbalmente i giudici della Corte paragonandoli ai magistrati bianchi dei tempi dell’apartheid. Intanto i suoi avvocati prendono tempo impugnando la sentenza. Hanno chiesto che venga rivista dato che il caso è riferito a fatti risalenti a venti anni fa. Ma visto che la Corte costituzionale è l’organo di giustizia più alto sarà difficile che la annulli. Bisognerà attendere il 12 luglio.
C’è anche un altro problema. L’African National Congress (ANC), al potere dalla presidenza di Nelson Mandela, sulla “questione Zuma”, si potrebbe spaccare ulteriormente creando una crisi istituzionale.
Durante la sua presidenza dal 2009 al 2018 Jacob Zuma, 4° presidente del Sudafrica del dopo apartheid, ha collezionato 783 accuse. Vanno dalla corruzione al riciclaggio di denaro, dall’evasione fiscale ai traffici illeciti. Inoltre per il suo compound di Nkandla è stato condannato per frode. Ha utilizzato circa 13 milioni di euro di denaro pubblico per “mettere in sicurezza” la sua residenza di campagna. L’opposizione ne aveva più volte chiesto l’impeachment senza riuscirci fino a quando l’ANC lo ha costretto alle dimissioni.
Sandro Pintus
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