Sandro Pintus
18 marzo 2021
“Le forze per le operazioni speciali degli Stati Uniti addestreranno i marines mozambicani – si legge in un tweet dell’Ambasciata USA a Maputo -. Due mesi per sostenere gli sforzi del Mozambico per prevenire la diffusione del terrorismo e dell’estremismo violento”.
Tweet dell’Ambasciata USA di Maputo
Comunicato e tweet confermano l’annuncio di Washington dello scorso dicembre con la visita di Nathan Sales, coordinatore antiterrorismo del Dipartimento di Stato USA a Maputo. Uno strumento utile contro la violenza jihadista di Al Sunnah wa-Jammà nel Nord, a Cabo Delgado, gruppo affiliato allo Stato islamico dell’Africa centrale (ISCAP). Ma soprattutto un ingresso nello scacchiere dell’Africa australe dal quale gli USA sembravano assenti.
La proposta degli Stati Uniti era stata presentata lo scorso dicembre. A dire il vero, una richiesta di intervento era stata proposta allo Zimbabwe, sapendo che non sarebbe stato in grado di accettarla.
Due mesi di addestramento ai marines mozambicani. Una dozzina di Berretti verdi agli ordini del colonnello Richard Schmidt, del Comando per le operazione speciali in Africa (SOCAFRICA). Il 15 marzo hanno inaugurato il programma di Formazione Congiunta di Interscambio Combinato (JCET-Joint Combined Exchange Training).
Alle Forze armate mozambicane (FADM) sono stati donati anche equipaggiamenti medici e attrezzature per le comunicazioni. Un alto funzionario del Dipartimento di Stato USA, che vuole restare anonimo, ha affermato al New York Times, che la collaborazione con Maputo potrebbe continuare. Per le FADM potrebbe diventare un aiuto più importante quello che prevede assistenza ai feriti in combattimento, pianificazione e logistica.
Dopo il dossier di Amnesty International che accusa jihadisti, FADM e mercenari di DAG di crimini di guerra, l’arrivo dei militari USA diventa strategico. E porta un grande vantaggio al presidente mozambicano Filipe Nyusi. Nyusi, infatti, ha sempre cercato di far passare la violenza jihadista come proveniente dall’esterno, il che è vero visto che i jihadisti sono anche stranieri. Ma in molti, compreso Josep Borrell, alto rappresentante UE per Esteri, confermano le responsabilità di Maputo per la povertà della popolazione di Cabo Delgado. Una situazione che ha scatenato le rivolte origine della guerra nel Nord del Paese. E anche questo è reale.
Altro vantaggio del presidente mozambicano è l’inserimento di pochi giorni fa nella lista nera USA di ISIS-Mozambico. Ora Al Sunnah è stato confermato come gruppo dedito al terrorismo globale. Questo sposta la bilancia ancora a favore di Maputo. Intanto, la guerra a Cabo Delgado, dall’ottobre 2017, ha causato oltre 2.500 morti, compresi donne e bambini decapitati dai jihadisti, 670 mila sfollati.
Sandro Pintus
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