Jihadisti in Mozambico
Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
5 febbraio 2021
“La Nigeria è disposta a condividere con il Mozambico l’esperienza maturata nella lotta al gruppo armato Boko Haram”. Lo ha detto Geoffrey Onyeama, ministro degli Esteri nigeriano durante lo scorso fine settimana a Maputo.
Il ministro della Nigeria, nella capitale mozambicana, ha incontrato anche il premier, Carlos Agostinho do Rosario. Ha affermato che il suo Paese è pronto a sostenere le Forze armate mozambicane (FADM) per contrastare i jihadisti.
L’offerta si aggiunge a quella di almeno altri due Paesi: Stati Uniti e Portogallo. Per il momento un altro intento di buona volontà visto che non ci sono dettagli su modalità e tempi per questo intervento nigeriano.
Le milizie jihadiste, sono attive dall’ottobre 2017, a Cabo Delgado, al confine con la Tanzania. Un’area estremamente ricca di materie prime tra le miniere di rubini di Montepuez e i giacimenti di gas di Palma dove operano ENI, ExxonMobil e Total. Dall’inizio dell’anno ci sono stati diversi attacchi fino ai cancelli di Total che ha evacuato il personale.
Gli assalti jihadisti del gruppo Al Sunnah wa-Jammà, affiliato allo Stato islamico, si sono ampliati in intensità e armamenti mettendo a dura prova le FADM. Ad agosto scorso hanno occupato il porto strategico di Mocimboa da Praia, città occupata per diverso tempo. Ancora oggi non si capisce se sia stata liberata dalle Forze armate mozambicane appoggiate dai mercenari di Dyck Advisory Group (Dag) e Paramount Group.
Una guerra che fino ad oggi ha causato 2.500 morti, soprattutto civili, anche decapitati, e 560 mila sfollati. In questi giorni a Palma, i mercati alimentari sono vuoti e il governo centrale ha mandato viveri per la popolazione. Ai profughi di Cabo Delgado se ne aggiungono almeno 10 mila causati del ciclone tropicale Eloisa che ha colpito 250 mila persone di cinque province nel centro del Mozambico.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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