Sandro Pintus
Firenze, 15 giugno 2020
Secondo il database dell’OMS-WHO i contagi confermati da Coronavirus, in Africa, l’11 giugno hanno raggiunto i 200 mila e 5.600 morti. Numeri bassi in confronto ai 7,7 milioni globali. E agli oltre 2 milioni degli Stati Uniti e 2,4 milioni dell’Europa con le decine di migliaia di morti USA e Occidente. Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità avvisa che il virus sta accelerando in modo preoccupante.
L’Africa per il momento è in fondo alla lista ma c’è preoccupazione e l’ultimo comunicato ufficiale parla chiaro. “La pandemia sta accelerando: ci sono voluti 98 giorni per raggiungere 100 mila casi e solo 19 giorni per passare a 200 mila”.
Dei 54 del continente sono cinque i Paesi con più morti: Algeria, Egitto, Nigeria, Sudafrica e Sudan. Tre di questi guidano la triste classifica: Sudafrica (1.424 e 65.736 casi), Egitto (1.484 morti e 42.980 casi) e Nigeria (399 morti e 15.181 casi). Questi tre Paesi hanno il 70 per cento del totale.
Il numero più alto di decessi si sta registrando in Sudafrica che, nel momento in cui scriviamo ha il 25 per cento del totale nel continente africano. L’area più colpita sono due province del Capo: Western Cape, più densamente popolato dove si trova Città del Capo, e Eastern Cape. Qui vengono segnalati aumenti quotidiani di contagi e di defunti arrivati fino a 1.200 al giorno.
“Il ritmo della diffusione sta accelerando” – ha affermato Matshidiso Moeti, direttore regionale per l’Africa dell’OMS. “Un’azione rapida e tempestiva dei Paesi africani ha contribuito a mantenere bassi i numeri, ma è necessaria una vigilanza costante. Senza questa attenzione il Coronavirus rischia di distruggere le strutture sanitarie esistenti”.
Rimane comunque il dubbio che i conteggi ufficiali non siano numeri reali. C’è chi pensa che l’epidemia sia più attenuata data la percentuale maggiore di popolazione giovane africana. Altri affermano che il continente si è mosso rapidamente grazie all’esperienza di Ebola nell’Africa occidentale e centrale. Ciò ha permesso di stabilire misure di screening più precise del “punto di ingresso” epidemico.
Moeti ha affermato che arriva un numero inferiore di viaggiatori internazionali fatto che ha reso più difficile la diffusione del virus. Ci sono anche le reazioni rapide da parte dei leader africani che potrebbero aver contribuito a ridurre il numero dei contagi.
Purtroppo non è facile decidere un lockdown in Paesi con povertà estrema. Oltre che impossibile fermare tutta la popolazione delle metropoli, è ancora più difficile chiudere le aree decentrate. Con un ipotetico blocco totale si toglie alla popolazione la possibilità di guadagnare quotidianamente il minimo per poter nutrire la famiglia. La maggior parte della gente sopravvive vendendo qualcosa per strada, sperando di riuscire a mettere insieme un pasto quotidiano per la famiglia. Ma tutti stanno aspettando il picco previsto nella seconda metà di giugno.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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