Global gateway (Courtesy UE)
Sandro Pintus
27 ottobre 2023
“Nessun Paese dovrebbe trovarsi in una situazione in cui l’unica opzione per finanziare le infrastrutture essenziali è quella di vendere il proprio futuro”. Global Gateway significa dare ai Paesi una scelta migliore”.
È la sfida di Ursula von Der Leyen, presidente della Commissione europea alla politica della Cina nel Sud del mondo. È successo al Forum Global Gateway 23 che si è tenuto il 25 e 26 ottobre a Bruxelles.
Al Global Gateway la von der Leyen ha messo sul banco 300 miliardi dal 2023 al 2027 per aiuti ai Paesi più poveri. Si tratta di una novantina di progetti. Una parte del finanziamento andrà anche all’Africa.
I campi di intervento toccano la mobilità sostenibile; la transizione digitale con cavi sottomarini tra Europa e Nord Africa e l’energia pulita. Gli aiuti riguardano anche il miglioramento del sistema sanitario e il rafforzamento dell’istruzione e la formazione oltre che la creazione di posti di lavoro dignitosi.
I 300 miliardi dell’Unione Europea rappresentano meno di un terzo dei fondi cinesi. Il Dragone, per i Paesi che hanno bisogno dei suoi soldi, ha stanziato ben mille miliardi. Secondo l’Unione Europea ci sono promesse di investimento che hanno un “prezzo elevato” per l’ambiente, i diritti dei lavoratori e la sovranità. Anche qui i riferimenti sono diretti al Gigante asiatico.
Secondo gli osservatori la Cina utilizza quella che viene chiamata “diplomazia della trappola del debito”. L’esperienza cinese in Africa evidenzia che costringe i Paesi nei quali è presente a indebitarsi. Con l’aumento del debito che non riescono a pagare aumenta quindi la loro dipendenza da Pechino.
La Commissione ha già stretto un accordo con la Repubblica Democratica del Congo (Congo-K) e lo Zambia sulle materie prime essenziali. Con la Namibia invece l’accordo è stato siglato sulla produzione di idrogeno verde. Windhoek sta già lavorando alla produzione di idrogeno sostenibile attraverso la HYPHEN Hydrogen Energy che sta installando gli impianti nel Namib desert.
Secondo studi della Banca europea per gli investimenti (EIB), International Solar Alliance (ISA) e Unione Africana (AU) l’Africa potrebbe diventare l’hub dell’idrogeno verde.
Sandro Pintus
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