26 ottobre 2023
Anche stavolta si va ai rigori, un déjà vu. Come nel 2017, l’attuale ex pallone d’oro e attuale presidente uscente della Liberia, George Weah e il suo “eterno” antagonista, Joseph Boakai, si “giocheranno” la poltrona presidenziale al ballottaggio, fissato per il 14 novembre.
Nessuno dei due candidati è riuscito ad arrivare alla soglia del 50,1 per cento per evitare un secondo turno. Weah ha superato Boaki con una manciata di preferenze, poco più di 7mila, fermandosi al 43,83 percento, mentre il suo rivale al 43,44.
Il capo della commissione elettorale liberiana (NEC), Davidetta Browne Lansanah, ha confermato i risultati martedì scorso. Le elezioni presidenziali e legislative si sono svolte lo scorso 10 ottobre e la partecipazione al voto è stata del 78,86 per cento dei 2,4 milioni di cittadini iscritti alle liste elettorali.
I candidati in lizza per le presidenziali sono stati 20, ma nessuno degli altri 18 ha superato la soglia del 3 per cento delle preferenze. Ora si ripresenta nuovamente il faccia a faccia della ex stella del calcio George Weah e Joseph Boaki, ex vicepresidente durante il governo di Ellen Johnson-Sirleaf, prima donna ad aver occupato la poltrona più prestigiosa di un Paese del continente africano. Fu eletta nel 2005 per un primo mandato e nel 2011 per un secondo. Perse poi le elezioni nel 2017. Nel 2011 le fu conferito anche il premio Nobel per la Pace.
Ma l’inclusione delle donne in politica è ancor un miraggio anche in Liberia. Tant’è vero che tra i 20 candidati in lizza alle presidenziali c’erano solamente due candidate.
Weah era convinto di vincere al primo turno. Non aveva dubbi, visto che nel 2018 aveva annullato le tasse universitarie degli atenei pubblici per tutti gli studenti. Attualmente il suo governo sta pagando anche le tasse per gli esami di maturità dell’Africa occidentale, per gli studenti del 9° e 12° anno delle scuole pubbliche della Liberia
Inoltre, il governo ha provveduto a diffondere l’accesso alla rete elettrica e ridotto i costi dei consumi. L’amministrazione Weah ha anche avviato diversi progetti di costruzione di strade in tutto il Paese. Ma a quanto pare tutto ciò non è bastato. L’opposizione gli rimprovera che la sua battaglia contro la corruzione endemica nel Paese ha portato pochi frutti. Conferme in tal senso sono arrivate anche da Transparency International, che classifica la Liberia al 126esimo posto su i 180 Paesi compresi nell’indice.
Gli si rimprovera inoltre che il tribunale istituito per giudicare i crimini di guerra commessi durante il conflitto interno (1989 and 2003), durante il quale morirono oltre 250mila persone, non sia ancora operativo. Weah è poi stato criticato per essere stato assente dal Paese per quasi cinquanta giorni alla fine del 2022.
Nonostante la sua grande popolarità tra i giovani, Weah ha deluso molti. Le condizioni di vita dei più svantaggiati non sono migliorate e la corruzione è aumentata sotto la sua presidenza. In questi sei anni di governo l’immagine dell’ex campione di calcio si è un po’ appannata, anche se i suoi sostenitori sostengono che abbia consolidato la pace, dopo la terribile guerra civile. Ma il grande guaio è che ora la sua amministrazione viene associata all’impunità nei casi di corruzione.
Joseph Boakai, ha promesso di migliorare la vita dei più poveri, ma ha stretto alleanze con i baroni locali – in particolare con l’ex signore della guerra, Prince Johnson – che potrebbero giocare a suo sfavore. Johnson, ex generale e oggi senatore, è tristemente famoso per la sua crudeltà dimostrata durante la guerra civile.
Africa ExPress
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