AFRICA

ll calvario di un italiano con un grave tumore in galera in Nuova Guinea per un traffico di cocaina tutto da provare

Africa ExPress come spiega lo stesso nome
si occupa di Africa, ma in qualche caso abbiamo raccontato
storie gravi accadute in altri continenti
che la stampa ha ignorato. Nella sua tradizione
il nostro quotidiano online ha salvato italiani accusati ingiustamente di inesistenti traffici di droga.  

Speciale per Africa ExPress
S.B.
Milano, 19 giugno 2023

È ricoverato nel Paradise Hospital di Port Moresby in Nuova Guinea e ha i giorni contati, ormai rischia di morire. Dopo la dura detenzione nel carcere di Papua in Nuova Guinea, a nord est dell’Australia dove è stato rinchiuso 34 mesi fa, Carlo D’Attanasio 54enne abruzzese è stato colpito da un tumore all’intestino e versa in gravi condizioni come attesta l’ultimo bollettino medico.

Abbandonato a sé stesso lancia appelli da circa 3 anni senza risultati. Ha bisogno di un intervento urgente ma la struttura ospedaliera non è in grado di assicurargli l’intervento e il nostro connazionale va avanti a dosi di morfina.

Nelle ultime ore il ministro degli Esteri Tajani è intervenuto sul premier James Marape e gli ha chiesto il rimpatrio per motivi umanitari.

Carlo D’Attanasio è stato arrestato nell’agosto del 2020 con la pesantissima accusa di traffico internazionale di stupefacenti, per l’esattezza 611 chili di cocaina. Carlo è ancora in attesa di processo da allora.

L’udienza fissata al 13 giugno è stata rinviata, le condizioni dell’italiano si sono intanto aggravate. Una vicenda che si tinge di giallo dalle prime battute, sullo sfondo corruzione e malaffare.

Era arrivato con la sua barca a Papua nell’aprile del 2020, Carlo. Attraversava gli oceani in solitaria, mesi fra le onde. Più volte nelle acque dell’Atlantico e poi da Panama ha attraversato il Pacifico per approdare a Papua dopo una tempesta.

Prigione in Nuova Guinea

La barca necessitava di riparazioni. Vi è restato 5 mesi e due giorni prima della ripartenza è stato bloccato e arrestato. Ad accusarlo i due occupanti di un piccolo aereo precipitato sull’isola, con 611 chili di cocaina a bordo , sopravvissuti allo schianto. È lui il trafficante, colui che ha trasportato in barca la droga per poi consegnargliela.

Peccato non siano in grado di fornirne il nome e dichiarano altresì di non conoscerlo personalmente… Insomma l’italiano è il colpevole. Le accuse sono inconsistenti eppure D’Attanasio finisce in una cella sporca, piccola, sovraffollata, dove contrae alcune infezioni.

Carlo scrive mail alla Farnesina, all’ambasciata di Canberra, al console onorario. Nulla, silenzio. Gli Avvocati locali latitano, anche il legale pagato dal lui non è di aiuto. La tesi accusatoria vuole che l’abruzzese abbia sfidato l’oceano, con le sue incertezze e difficoltà, trasportando a bordo un enorme quantitativo di cocaina. La forma più assurda e stravagante di narcotraffico.

La questione si è ormai spostata sul piano umanitario e tutto è nelle mani delle autorità. In questi 3 anni Carlo ha potuto contare soprattutto sulla ex moglie Simona, sui parenti e sugli amici che gli hanno inviato pacchi per sostentarlo. Oggi non bastano più. D’Attanasio sta morendo, bisogna agire prima che sia troppo tardi

S.B.
twitter @africexp

 

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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