Mappa dell'area degli ultimi attacchi vicini ai giacimenti di gas dove operano Total, ENI, ExxonMobil (courtesy:https://www.openstreetmap.org/)
Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
6 gennaio 2021
La multinazionale petrolifera francese Total ha deciso l’evacuazione del suo personale dai giacimenti di gas naturale di Cabo Delgado, estremo nord del Mozambico. L’evacuazione di tutte le persone che si trovano sul posto per un periodo indefinito, è una scelta obbligata fino al ripristino delle condizioni di sicurezza. La decisione è stata presa a causa della situazione di estremo pericolo, salita a “livello 4”, per gli ultimi attacchi del 1° e 2 gennaio.
I jihadisti, presumibilmente di Al-Sunnh wa-Jamma, hanno attaccato la penisola di Afungi, 5km dal campo Total, e ai cancelli del progetto, a 1km dalla pista aerea. È l’assalto più ravvicinato dall’inizio del terrorismo jihadista, oggi affiliato all’ISIS. Si sa che ci sono stati vari scontri e vittime ma non è possibile stabilirne la gravità di questi due attacchi. È confermato che i jihadisti, durante i raid si sono impadroniti di riserve di cibo, assaltando anche la dispensa della task force di difesa Total.
La settimana scorsa, secondo il sito Pinnacle News, gli insorti hanno attaccato i villaggi di Mondlane e Olumbi (distano 7 e 10 km dal campo Total). Quindi hanno cercato di sfondare nel cantiere che ospita i lavoratori Total e società controllate. Il gruppo di terroristi è stato messo in fuga dai militari, bene armati, delle Unità di intervento rapido (UIR).
Le UIR sono forze speciali di polizia, le più addestrate e pagate, assegnate dal governo mozambicano per proteggere gli impianti di Afungi. Purtroppo, dai movimenti dei jihadisti, pare che stiano stringendo sempre più il cerchio attorno ai giacimenti di gas dell’area. Due settimane fa l’attacco a Mute, 20km da Afungi ha allarmato Total, ExxonMobil e ENI che operano ad Afungi. Gli assalti a Monjane e Olumbi hanno aumentato l’inquietudine, fino all’attacco del 1° gennaio che ha fatto scattare l’evacuazione.
Pinnacle News scrive che da due settimane c’è il divieto di navigazione tra Pemba, capitale di Cabo Delgado, e Palma. Nel porto di Pemba, ci sono dodici navi con viveri, attrezzature e perfino un albergo galleggiante destinato ad Afungi. Si stima che dall’inizio del terrorismo jihadista nell’ottobre 2017 ci siano stati 2.500 morti (anche decapitati), soprattutto tra i civili, e 570 mila profughi.
Secondo l’analista Joseph Hanlon, docente alla Open University (Regno Unito), lo sgombero del personale degli impianti di Afungi è un segnale preoccupante. “Quando Total decide di evacuare significa chiaramente che ha concluso che il governo non può proteggerlo”, scrive nella sua newsletter settimanale. E chiede: “Total proverà a costringere il governo ad accettare una presenza importante dell’esercito e della marina francese? O potrebbe arrendersi? Potrebbe decidere che le attività di gas Anadarko/Occidental che ha acquistato altrove in Africa sono una scommessa migliore?”.
Total ha programmato la prima produzione di gas naturale liquefatto (GNL-LNG) per il 2024 con una produzione stimata di 43 milioni di tonnellate all’anno. Il megaprogetto di Cabo Delgado vale 18mld di euro e Total ne detiene una partecipazione del 26,5 per cento acquistato nel settembre 2019 per 3,3mld di euro. Nell’estrazione del gas, off-shore, partecipano anche il gigante petrolifero italiano ENI, che dovrebbe iniziare la produzione nel 2022, e l’americana ExxonMobil.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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