CONGO-K

Congo-K, si firma la pace ma continua la guerra

Africa ExPress
14 dicembre 2025

Solo poco più di una settimana fa i leader della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda, rispettivamente Felix Tshisekedi e Paul Kagame hanno posto la loro firma sul trattato di pace a Washington, fortemente voluto da Donald Trump.

Il presidente americano, che ha presieduto la cerimonia, ha manifestato grande entusiasmo, definendolo “uno storico accordo”. Le stesse parole usate quando a giugno i ministri degli Esteri dei due Paesi firmavano un pre-trattato, volto a fermare le ostilità nel Congo-K.

Il presidente USA, Donald Trump a Washington con i suoi omologhi, Paul Kagane (Ruanda) a sinistra e Felix Tshisekedi (Congo-K) durante la firma dell’accordo di pace

Gli accordi siglati giovedì, 4 dicembre, comprendono tre parti. La prima riguarda la fine delle ostilità, con l’istituzione di un cessate il fuoco, un programma di disarmo, un processo di ritorno degli sfollati e misure di “giustizia” contro i responsabili di violenze. La seconda è un quadro di integrazione economica regionale. L’ultimo aspetto, invece, riguarda la conclusione di intese bilaterali degli Stati Uniti con ciascuno dei due Paesi, circa lo sfruttamento di minerali strategici, indispensabili per le industrie di punta e di cui in particolare la RDC è molto ricca. E, ovviamente questa parte della convenzione interessa particolarmente Trump, le industrie americane.

Non si risolve una guerra con la firma di un trattato di pace. I dialoghi devono continuare, ma soprattutto è necessario riconquistare la fiducia reciproca per porre fine alle ostilità.

Controllo di Uvira

Facile da dirsi ma non da farsi. Infatti sul campo si continua a combattere e a morire. Mercoledì scorso M23/AFC hanno annunciato la presa di Uvira, la seconda città del Sud Kivu, nell’est del Congo-K. Era prevedibile, Uvira non è un avamposto secondario. Situata sul lago Tanganica, al confine con il Burundi e collegata via acqua alla Tanzania e allo Zambia, è un importante centro commerciale, logistico e amministrativo.

Il gruppo armato M23 prende il nome da un accordo firmato il 23 marzo 2009 dal governo del Congo-K e da un’ex milizia filo-tutsi. La formazione ha ripreso le ostilità nel primo trimestre del 2022 ed è sostenuta dal vicino Ruanda. L’M23 fa parte di una coalizione politico militare più grande l’ Alleanza del Fiume Congo, fondata il 15 dicembre 2023 in Kenya della quale fanno parte diversi gruppi minori. Dall’inizio dell’anno Goma (capoluogo del Nord-Kivu) e Bukavu (città principale del Sud-Kivu) sono governate da M23/AFC.

Alcuni centri urbani vicini a Uvira, nella pianura di Ruzizi, sono stati teatro di violenti scontri tra i ribelli e l’esercito congolese (FARDC), sostenuto da militari burundesi e dai Wazalendo (gruppo “civile” di autodifesa).

E ora, grazie al controllo su Uvira, che conta diverse centinaia di migliaia di abitanti, i ribelli, sostenuti dal Ruanda, possono sorvegliare anche i confini terrestri con il vicino Burundi, privando così Kinshasa del sostegno dell’esercito di Bujumbura.

Morti, sfollati, crisi umanitaria

Proprio a causa dei nuovi scontri, alcuni villaggi sono ora deserti. Oltre 200mila persone avrebbero abbandonato le proprie case nel Sud Kivu. In molti avrebbero cercato rifugio nella vicina provincia di Tanganika. Secondo i partner locali dell’ONU, 70 persone sarebbero state uccise.

M23 prendono il controllo di Uvira, Sud-Kivu

Il nostro stringer a Uvira, raggiunto telefonicamente ieri da Africa ExPress, è disperato. “Qui rischiamo di morire di fame, la gente non ha più provviste in casa e teme ad uscire”.

La situazione nella parte orientale del Congo-K è davvero drammatica. Radio Okapi, emittente di MONUSCO (missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo), ha fatto sapere che almeno 92 neonati sono morti nel distretto sanitario di Kayana, nel territorio di Lubero, Nord Kivu, per mancanza di cure adeguate.

Medici Senza Frontiere ha illustrato un quadro umanitario molto grave nel Paese. “Nonostante gli impegni assunti a Washington e Doha, la violenza contro i civili continua quotidianamente, ha dichiarato il  presidente della ONG, Javid Abdelmoneim.

Venerdì si è tenuta una seduta del Consiglio di sicurezza dell’ONU, la prima dopo la sigla del trattato di pace tra Congo-K e Ruanda. Washington e Parigi hanno accusato Kigali di sostenere militarmente l’M23/AFC. USA e Francia temono il rischio di un conflitto regionale e di conseguenza una grave crisi umanitaria.

E Jean-Pierre La Croix, sottosegretario generale delle Operazioni di Pace dell’ONU, ha sottolineato che con la ripresa delle ostilità, si rischia il fallimento degli sforzi diplomatici in corso.

Soldati ruandesi

Anche l’ambasciatore USA, accreditato all’ONU, Mike Waltz, ha ammesso che il Ruanda sta portando il Congo-K verso una sempre maggiore instabilità. Secondo lui tra 5 e 7mila militari ruandesi combatterebbero accanto ai ribelli nella ex colonia belga. “Senza contare eventuali rinforzi durante la nuova offensiva in corso”, ha poi aggiunto il diplomatico.

La Francia ha chiesto che i soldati ruandesi lascino immediatamente il Congo-K.

Monito di Washington

Marco Rubio, segretario del dipartimento di Stato americano ha espresso il disappunto dell’America in un post su X (ex Twitter). “Le azioni del Ruanda nell’est del Congo-K sono una violazione degli accordi siglati da Trump a Washington e gli USA interverranno affinché vengano mantenute le promesse fatte al presidente.

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Redazione Africa ExPress

La redazione di Africa Express è formata da giornalisti che hanno visitato in lungo e in largo il continente africano e il Medio Oriente

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