AFRICA

Narrazione di parte e bugie a gogo: così muore il giornalismo

EDITORIALE
Dal Nostro Inviato
Massimo A. Alberizzi
Naivasha (Kenya), 13 novembre 2025

E’ sconcertante di come la propaganda distorce concetti e parole per orientare l’opinione pubblica in direzioni precise. La narrazione oltre che essere subdola è anche mendace. Se veramente le bugie allungassero il naso i politici sostenitori di Israele sarebbero in concorrenza diretta con Pinocchio.

La narrazione dominante, purtroppo raccontata anche da giornalisti solitamente bravi e preparati, parla sempre di Hamas come di terroristi. Hamas non è solo un gruppo terrorista, ma prima di tutto un movimento politico.

E gli osservatori dovrebbero “osservarlo” prima di tutto da questo punto di vista. Invece no, semplicisticamente i militanti di Hamas vengono sempre e comunque definiti come terroristi e basta.

Questa narrazione, che assomiglia più a una pregiudiziale di propaganda che a un’analisi corretta e imparziale necessaria a capire le cose, non giova a individuare una soluzione che ponga fine a un conflitto che dura da ottant’anni.

Esempio Mandela

E bene ricordare che l’eroe sudafricano Nelson Mandela è stato considerato terrorista e in quanto condannato a 27 anni di galera dal regime razzista sudafricano.

Nelson Mandela, ex presidente sudafricano

Ha teorizzato l’uso della violenza per sottrarre il suo popolo di neri sudafricani alla pratica vergognosa e disumana dell’apartheid. Ora è considerato un eroe, insignito, tra l’altro, del premio Nobel per la pace.

Non è facile passare da terrorista a premi Nobel ma, comunque, non è impossibile. Mandela per la destra razzista di tutto il mondo ha continuato a essere considerato un terrorista.

Presidente siriano

E che dire del nuovo presidente siriano Ahmed Al Sharaa fino a poco tempo fa Most Wanted (cioè ricercato numero uno) dalla Cia) e ora ricevuto con tutti gli onori e tappeti rossi nei più importati concessi internazionali?

Oggi è in visita ufficiale a Washington e ospite alla Casa Bianca. Inoltre, qualche giorno fa il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha cancellato le sanzioni che gli erano state inflitte perché accusato di essere un tagliagole.

Il presidente siriano al-Shara’ a Washington con il suo omologo Donald Trump

Un tempo in Africa i capi guerriglieri da combattenti per la libertà raggiunto al potere si trasformavano in feroci dittatori. Ora i capi degli assassini si riciclano, la loro violenza spesso fine a se stessa viene perdonata e possono diventare eroi della pace.

Terrorista somalo

Io ricordo Shek Sharif Shek Ahmed che ho conosciuto abbastanza bene per averlo intervistato più volte. Era capo del governo islamista in Somalia e considerato terrorista. Poi ha cambiato bandiera, è passato con gli americani ed è diventato presidente dell’ex colonia italiana. A questo punto tutti i crimini sono stati perdonati.

Stesso copione per il leader islamista Shek Hassan Daher Aweis, cui devo la vita. Era anti americano ricercato dall’FBI con una taglia sulla sua testa. Quando sono stato sequestrato in Somalia lui, che mi conosceva bene, è intervenuto in mia difesa e con uno stratagemma mi ha fatto liberare. Poco dopo è passato con gli americani ed è stato perdonato.

Quando qualcuno è un nemico allora lo possiamo tranquillamente catalogare tra i terroristi, ma quando la stessa persona diventa un amico allora possiamo passare a chiamarlo “eccellenza” e farlo accomodare nel salotto buono e servirgli caviale e champagne.

Comportamenti eticamente corretti

Così va il mondo, certo, ma non è così che dovrebbe andare perché questo modo di procedere non induce a comportamenti coerenti ed eticamente corretti. Possiamo massacrare un centinaio di persone e rimanere impuniti, tanto l’opinione pubblica si scorda in fretta di crimini e delitti che il mondo degli affari, delle convenienze e degli interessi politici sono pronti a perdonare.

Altra menzogna sparata in continuazione e che porta confusione è quella secondo cui ogni critica alla politica israeliana viene bollata come antisemita.

Ogni tanto si sentono autorevoli voci che sposano questa illogica identificazione che nasconde un atteggiamento autoritario, purtroppo comune al pensiero di destra.

Ragionamento perverso

Un modo di ragionare piuttosto strano o meglio perverso e usato come propaganda filo sionista. Da noi chi critica il governo conservatore viene capziosamente definito anti-italiano. Atteggiamento normale dell’attuale governo impermeabile alle critiche.

Per anni chi biasimava il governo statunitense veniva definito anti-americano. Recentemente chi esprime dubbi sulla narrazione occidentale della guerra in Ucraina viene insultato come putiniano.

Fino alla presidenza di Joe Biden. Poi con l’avvento di Trump molti dei filoamericani a prescindere si stanno accorgendo che le cose non sono come loro si illudevano che fossero.

Strumenti di lotta politica

Che delusione vedere ridotte quelle che dovrebbero essere analisi politiche indipendenti a strumenti di lotta politica al servizio di interessi di parte!

Così muore il giornalismo quello che dovrebbe essere veramente al servizio della comunità, che dovrebbe fornire al pubblico i mezzi per permettere la formazione di opinioni non guidate e pilotate. Invece stiamo assistendo a un giornalismo che parla al lettore per indottrinarlo e convincerlo ad aderire a un’ideologia di parte. E a giornali che fungono da collettori del consenso pubblico.

E la narrazione delle guerre come viene presentata oggi dalla maggior parte dei giornali e delle televisioni conferma questa deleteria tendenza.

E’ più propaganda che informazione e la propaganda è insidiosa e perniciosa perché ci convince a fare delle cose che ci danneggiano è avvantaggiano il propagandista di turno.

Ormai assistiamo a una confusione perversa tra informazione e propaganda come quando sentiamo i difensori a priori dello Stato ebraico in sperticarsi alla ricerca di giustificazioni al genocidio in corso a Gaza. Come ai nessuno contesta Israele quando invoca il diritto all’autodifesa?

Lo statuto delle Nazioni Unite invece all’articolo 51 chiarisce bene che il diritto all’autodifesa non si applica in un contesto di occupazione permanente, ma solo nei conflitti tra Stati. Ma attenzione a ricordare questo particolare qualcuno potrebbe accusarvi scioccamente di antisemitismo.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@africa-express.info
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maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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  • Tutto vero Massimo, purtroppo. I giudizi cambiano a seconda della prospettiva individuale... e non solo, perché diventano cambiamenti collettivi, trasformando il soggettivo in oggettivo.

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