AFRICA

Forti pressioni della Cina sul Sudafrica: la strategia per isolare Taiwan

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
11 febbraio 2025

La parola d’ordine di Pechino è: “Una sola Cina”. È diventata un mantra che il presidente cinese Xi Jinping ripete in ogni occasione. Gli serve per non far dimenticare ai Paesi sotto la sua influenza economica che Taiwan appartiene alla Cina.

L’ultimatum

L’ultimo caso sulla questione riguarda il Sudafrica che si trova nella situazione di dover “bullizzare” Taipei per conto di Pechino. Dopo una lettera dello scorso ottobre, a fine di gennaio, il Dipartimento per le Relazioni Internazionali e la Cooperazione (Dirco) del Sudafrica ha dato l’ultimatum all’Ufficio di collegamento di Taiwan.

Entro fine marzo l’ambasciata de facto di Taipei dovrà lasciare la capitale amministrativa sudafricana, Pretoria, e andare a Johannesburg. Ma viene anche declassata a Ufficio commerciale.

Da sin. Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e il presidente cinese Xi Jinping

La risposta di Taiwan

Il 2 febbraio, dal Ministero degli Esteri taiwanese (MOFA), è arrivata la risposta al Dirco. “Il MOFA ribadisce che il governo di Taiwan rimane fermo nel suo rifiuto di accettare la violazione unilaterale del governo sudafricano dell’accordo bilaterale. Taiwan continuerà a comunicare con il Sudafrica sui principi di parità e dignità”.

Lin Chia-lung, ministro degli Esteri di Taiwan si è rifiutato di spostare la sede diplomatica a Johannesburg. Al parlamento del suo Paese ha dichiarato: “Il nostro ufficio è ancora in funzione e rimarrà nella capitale”.

South Africa-Taiwan Amity Association (Courtesy Taipei Liaison Office in the Republic of South Africa)

No entry al ministro sudafricano

Il recente viaggio a Taiwan di Ivan Meyer, politico di Alleanza Democratica, secondo partito sudafricano, non è per niente piaciuta alla Cina. Infatti il parlamentare, ministro dell’Agricoltura e Turismo della Provincia del Capo Occidentale sudafricano è oggi bandito dalla Cina.

A Meyer e la sua famiglia è stato vietato l’ingresso nella Repubblica Popolare Cinese, Hong Kong e Macao, oggi territori appartenenti alla Cina. Taiwan sostiene che Pechino voglia “punire” tutti coloro che hanno rapporti con l’Isola che considera suo territorio.


Il post su X, dell’ottobre scorso, del senatore USA Marco Rubio

“Bullismo diplomatico”

La questione tra Taipei e Pretoria hanno mosso anche Marco Rubio prima del suo incarico come segretario di Stato di Donald Trump. Su X, Rubio ha scritto: “Il governo sudafricano sta commettendo un grave errore cedendo alle richieste di Pechino. Il Sudafrica non dovrebbe essere vittima delle tattiche di bullismo diplomatico della Cina comunista”.

“Una sola Cina”

La pressione cinese su Pretoria è un altra tessera del puzzle che Pechino continua a inserire con arrogante insistenza riguardo a Taiwan. Il 5 febbraio, pochi giorni dopo l’ultimatum sudafricano contro la rappresentanza diplomatica di Taipei, il leader cinese Xi Jinping ha visitato il Kirghizistan. In una dichiarazione congiunta di Xi Jinping e Sadyr Japarov, presidente kirghiso, si afferma: “Taiwan è una parte inalienabile della Cina”.

Stesso copione nel giorno seguente. Il presidente cinese, il 6 febbraio, era in visita a Brunei dove ha incontrato il sultano Haji Hassanal Bolkiah Mu’izzaaddin Waddaulah. Le due parti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sulla cooperazione Cina-Brunei. Anche qui stesso mantra che l’Isola è una parte inalienabile della Cina.

La parola d’ordine “Una sola Cina” sta passando in tutti i Paesi che cooperano con il Dragone. Chi non si adegua sarà penalizzato.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

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Crediti foto:
Presidente Xi Jinping
Di 首相官邸 – Questo file è stato ricavato da un altro file, CC BY 4.0, Collegamento
Presidente Cylil Ramaphosa
Di 10 Downing Street – https://www.gov.uk/government/news/pm-uk-and-south-africa-will-turbocharge-growth-together, OGL 3, Collegamento

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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