L’Italia non vuol ritirare il contingente militare dal Niger e manda il capo degli 007 a trattare con i golpisti

Non ci si dovrebbe stupire se si scoprisse che il tentativo di restare ultimo avamposto della NATO nel Paese è stato coordinato con gli alleati

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Africa ExPress
31 marzo 2024

Il presidente del regime militare di transizione del Niger, Abdourahmane Tchiani, ha ricevuto giovedì scorso Giovanni Caravelli, direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE).

Il leader della giunta militare di transizione del Niger Tchiani, a colloquio con Caravelli, direttore dell’AISE,

Secondo quanto riportato dall’Agenzia di stampa nigerina: “Caravelli ha portato un messaggio di solidarietà da parte del presidente del Consiglio dei ministri italiano, Giorgia Meloni, confermando la volontà di voler rafforzare la cooperazione tra i due Paesi”. Nel comunicato viene sottolineato che l’Italia è l’unico Paese europeo ad aver proseguito normalmente e senza interruzioni la cooperazione con il Niger dopo il colpo di Stato del 26 luglio 2023.

Tchiani ha elogiato la professionalità e il comportamento dei militari italiani durante l’addestramento delle forze armate nigerine. Ricordiamo che l’Italia è presente nel Paese con 250 uomini nell’ambito della Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (MISIN).

L’arrivo dello 007 italiano è stato preceduto da una visita congiunta di Difesa e Esteri. L’8 marzo scorso Francesco Paolo Figliuolo, Comandante Operativo di Vertice Interforze (COVI) e l’Ambasciatore Riccardo Guariglia sono stati ricevuti dai vertici delle autorità militari di transizione a Niamey, al potere dopo il golpe. Il presidente Mohamed Bazoum, spodestato dopo il putsch, si trova a tutt’oggi ancora agli arresti domiciliari.

I militari italiani sono gli unici europei rimasti nel Paese dopo il colpo di Stato. Le truppe francesi sono state messe alla porta dall’attuale governo. Gli ultimi soldati hanno lasciato il Niger a dicembre.

E solo due settimane fa Niamey ha dato il ben servito anche agli americani, revocando con effetto immediato la cooperazione militare stipulata nel 2012. Questa settimana il ministro degli Interni nigerino Toumba ha incontrato Kathleen FitzGibbon, ambasciatore statunitense accreditato nel Paese. Nelle prossime settimane Washington presenterà alle autorità di Niamey un piano per il ritiro delle proprie truppe dal Paese dalla base aerea 201 di Agadez.

Niger,Agadez: Air Base 201

Il Niger ha messo fine alla cooperazione militare con gli USA subito dopo la partenza di una delegazione di Washington, capeggiata da Molly Phee, Assistente del Segretario di Stato per gli Affari Africani. Gli alti funzionari, tra loro anche il comandante di AFRICOM (comando a capo delle operazioni americane in Africa), Michael Langley e Celeste Wallander, alto funzionario del Pentagono, erano stati ricevuti dal primo ministro del governo del nigerino, Ali Mahamane Lamime Zeine. Durante i colloqui gli americani avevano fatto presente la preoccupazione dell’amministrazione Biden per i crescenti legami del Paese con Russia e Iran.

Come le giunte golpiste dei vicini Mali e Burkina Faso, anche il Niger ha rafforzato i legami militari con la Russia.

Funzionari di alto livello della Difesa di Mosca, tra questi anche il viceministro Yunus-bek Yevkurov, recentemente hanno incontrato in Niger il leader della giunta militare. Mentre all’inizio dell’anno il premier nigerino era volato a Mosca. E proprio pochi giorni fa, Tchiani ha avuto un lungo colloquio telefonico con Vladimir Putin, conversazione alla quale hanno assistito diversi ministri della giunta militare.

In un breve comunicato il Cremlino ha poi sottolineato che le parti sono disponibili ad attivare un dialogo politico e a sviluppare progetti di cooperazione in svariati campi. I due leader hanno anche parlato del problema sicurezza nel Sahel, della necessità di coordinare le azioni volte a combattere il terrorismo.

A gennaio Lamine Zeine, accompagnato dai ministri della Difesa, del Petrolio e del Commercio, dopo una tappa a Mosca, è volato anche in Turchia e Serbia e infine in Iran, dove è stato ricevuto dal vicepresidente Mohammad Mokhber. Il governo di Niamey ha comunque respinto le affermazioni della delegazione di Washington, secondo cui “avrebbe firmato un accordo segreto sull’uranio con la Repubblica Islamica dell’Iran”.

Sorgono legittimi i dubbi che dietro l’intenzione italiana di mantenere una presenza militare in Niger ci sia lo zampino della Francia, degli Stati Uniti e forse anche dell’Unione Europea. Non ci si dovrebbe stupire se si scoprisse che il tentativo italiano di restare è stato coordinato con gli alleati.

Sta di fatto che se la missione italiana restasse davvero in Niger, rappresenterebbe l’ultimo avamposto della NATO nel Paese. Situazione di non facile gestione non appena arriveranno i militari di Mosca per dare supporto alle forze armate di Niamey nella lotta contro i terroristi e per stabilizzare il potere dei golpisti.

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