AFRICA

Il capo degli ex janjaweed sudanesi in tour in Africa, primi segnali per porre fine alla guerra

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
5 gennaio 2024

Il capo delle Rapid Support Forces (RSF), Mohamed Hamdan Dagalo, meglio noto come Hemetti, è in tour in Africa alla ricerca di supporto e legittimazione politica. E, secondo alcuni analisti, sembra che Hemetti abbia ambizioni di voler governare il Sudan. Fino a qualche tempo fa Dagalo aveva tenuto un profilo basso, tant’è vero che circolavano voci che fosse morto o gravemente ferito durante i combattimenti che infiammano il Sudan dal 15 aprile 2023.

Il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, a destra con Hemetti, leader delle RFS a Pretoria

La guerra dei due generali sudanesi, appunto Hemetti (un ex capo dei famigerati janjaweed, uomini a cavallo che ammazzavano gli uomini, stupravano le donne e rapivano i bambini), da un lato, e Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, presidente del Consiglio Sovrano e di fatto capo dello Stato, dall’altro, continua senza sosta. E secondo gli ultimi dati rilasciati da OCHA (Ufficio della Nazioni Unite per gli Affari Umanitari), sono ormai 7,3 milioni i sudanesi che hanno lasciato le loro case dall’inizio della guerra. I morti sono ben oltre 12mila.

Poche ore fa il sottosegretario generale per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, ha lanciato un nuovo allarme. La portavoce dell’ONU, Stéphanie Tremblay, ha spiegato che quest’anno oltre 25 milioni di persone avranno bisogno di aiuto. Ha poi precisato che molti convogli non possono raggiungere i bisognosi proprio a causa dell’escalation del conflitto.

Sudanesi in fuga dalla guerra

Durante le sue visite in alcuni Paesi africani, Dagalo ha incontrato ieri a Pretoria il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa. Alla fine dei colloqui il generale dei paramilitari sudanesi ha dichiarato di impegnarsi per raggiungere un cessate il fuoco. Purtroppo anche questa volta Hemetti non ha fatto menzione se o quando incontrerà al-Burhan capo dell’esercito suo nemico giurato. Eppure IGAD (Autorità intergovernativa per lo sviluppo, un’organizzazione internazionale politico-commerciale formata dai Paesi del Corno d’Africa), aveva annunciato a fine dicembre che entrambe le parti in causa avevano accettato di incontrarsi per avviare trattative per fermare il sanguinario conflitto.

Mercoledì scorso anche il presidente del Kenya, William Ruto, ha ricevuto il capo dei ribelli a Nairobi. Dagalo ha espresso nuovamente la sua volontà di voler porre fine alla guerra. Parole apprezzate da Ruto, che ha aggiunto: “I colloqui in corso con IGAD dovrebbero portare a una soluzione politica, volta a una pace duratura nel Paese”. Peccato solo che alla fine dell’incontro con il capo di Stato kenyota sia stata annullata la conferenza stampa già programmata.

Nei giorni precedenti il capo delle RSF si era recato anche a Gibuti, Etiopia, Ghana e Uganda, e ogni volta ha parlato del suo impegno per porre fine al conflitto. Al termine dell’incontro con Ismail Omar Guelleh, presidente gibutino e a capo di IGAD, il ministro degli Esteri della ex colonia francese, Mahmoud Ali Youssouf, a fatto sapere che l’autorità intergovernativa del Corno d’Africa sta preparando nuovi colloqui per il Sudan ed è previsto anche un “incontro cruciale”. Mentre Dagalo ha sottolineato di aver presentato a Guelleh una proposta delle RSF, volta a mettere un punto finale al conflitto.

Ad Addis Abeba Hemetti ha incontrato anche l’ex primo ministro sudanese, Abdallah Hamdok, leader di  Taqaddum (l’organo di coordinamento delle forze civili democratiche sudanesi). In tale occasione i due hanno siglato un documento, Addis Ababa Declaration, riportato integralmente dal quotidiano Sudan Tribune. Nella capitale etiopica, Dagalo ha anche incontrato Abiy Ahmed, premier e uomo forte del Paese, per discutere strategie per terminare il conflitto.

Hemetti, a sinistra e l’ex primo ministro sudanese, Hamdok, alla firma di Addis Ababa Declaration

Il documento siglato in Etiopia è stato criticato dal vicepresidente del Consiglio Sovrano, Malik Agar, che ha inoltre precisato: “Le autorità sudanesi non hanno mai ricevuto un invito da parte Taqaddum, ne abbiamo sentito parlare come tutti gli altri. A dire il vero non sappiamo nemmeno cosa sia Taqaddum”. Agar ha poi aggiunto che in vista del prossimo incontro tra i comandanti di SAF e i leader di RSF a Gibuti, è necessario concentrarsi sugli accordi di Gedda (negoziati tra le parti in causa mediati da USA, Arabia Saudita e IGAD, bloccati dai mediatori a tempo indeterminato all’inizio di dicembre).

Ma come risulta ad Africa ExPress, proprio mercoledì scorso Hamdok ha ribadito la richiesta per un incontro urgente con i vertici di SAF per discutere i modi per fermare il devastante conflitto.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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