KENYA

Kenya in rivolta: la gente chiede polenta e riceve pallottole

Dal Nostro Inviato Speciale
Costantino Muscau
Nairobi, 14 luglio 2023

Eunice Mutheu, 23 anni, doveva laurearsi quest’anno in “sartoria” (tailoring), all’università di Kisii, una città di 112 mila abitanti a 300 chilometri da Nairobi.

Una pallottola esplosa dalla polizia la ha trapassata da fianco a fianco e l’ha uccisa quasi sul colpo. Era andata a trovare nel negozio il cognato, che la manteneva agli studi.

Manifestazioni in Kenya contro il carovita

Cinquantatré bambini della scuola primaria Kihumbuni di Nairobi sono stati trasportati d’urgenza alla Eagle Nursing Home perché intossicati dai lacrimogeni lanciati dalle forze dell’ordine e finiti nelle loro aule.

Margaret N., 50 anni, domestica a ore in una famiglia nel centro della capitale kenyana, non è potuta tornare a casa nel suo villaggio per paura dei disordini e per lo sciopero dei matatu, i tipici pullmini urbani.

Eunice, gli scolari (tra i 10 e i 15 anni), Margaret sono – in modo molto differente – le vittime innocenti dei disordini che da venerdì 7 luglio a mercoledì 12 hanno sconvolto una parte ampia del Paese.

Una protesta contro il carovita così generalizzata non si era mai vista: almeno 20 delle 47 contee sono state contrassegnate da caos, distruzione e morte. Per la prima volta, mercoledì, è stata devastata l’Expressway, la gigantesca autostrada costruita recentemente dai cinesi che sovrasta una parte della capitale.

Kenyan Railways ha sospeso, giovedì mattina 13 luglio, la circolazione dei treni su una tratta messa in pericolo da atti vandalici di contestatori.

Almeno 7 le vittime ufficiali, ma secondo Kenya Human Rights Commission, i morti sarebbero almeno 12. L’Ipoa, l’authority indipendente che controlla l’operato della polizia, ha aperto un’indagine sulle azioni delle forze dell’ordine.

Anche se bisogna dire che non tutte le persone morte nella guerriglia urbana sembrerebbero incolpevoli. La ribellione ha portato in strada anche decine di disperati degli slums che costellano la capitale. In particolare, le tre vittime registrate a Mlolongo, città satellite della capitale dove si trova il casello autostradale.

Sassaiola, auto e pneumatici bruciati, casello semidistrutto, saccheggi nella zona circostante, hanno spinto la polizia a una reazione violenta per – dicono – non essere sopraffatta. Come è successo nell’altra cittadina satellite di Kitengela, dove un gruppo di giovani ha assaltato e dato alle fiamme la stazione dei gendarmi: due i morti.

All’origine dei moti di piazza, il malcontento alimentato dal leader dell’opposizione Raila Odinga, 78 anni, (perdente alle ultime elezioni presidenziali nel 2022).

Il vincitore, William Samoei Arap Ruto, 56 anni, viene contestato perché i provvedimenti presi dal suo governo il mese scorso, invece di alleviare la crisi economica, la avrebbe aggravata: aumento dell’Iva, delle tasse sulla benzina (un litro di diesel costa da giugno con l’aumento del 16 per cento, ben 186 scellini, 1,15 euro) e un prelievo dell’1,5 per cento sui dipendenti per finanziare nuove case.

La verità innegabile è che il costo della vita da un anno a questa parte è cresciuto e che il Paese è schiacciato da una montagna di debito estero.

“Noi stringiamo i nostri prezzi affinché voi non dobbiate stringere le vostre cinture”. Suona, così, l’accattivante slogan di una importante catena internazionale di supermarket a Nairobi. Ma la realtà quotidiana sembra molto diversa. “A colazione beviamo il thè senza latte e saltiamo il pranzo per risparmiare e poter pagare la scuola ai figli”, dice, infatti, Regina, una mamma di Nairobi.

“Un pacco di farina di mais costa il doppio rispetto al 2022. Diventa difficile ricavare la nostra polenta quotidiana. Dobbiamo morire di fame? “, si arrabbia Henry, un genitore di Kisii, sceso in strada con i rivoltosi. “Chiediamo polenta, ci danno pallottole”, per usare le parole del capo dell’opposizione.

Insomma, la pentola dei kenyani poveri (i ricchi, e sono tanti, non hanno certe preoccupazioni) è vuota di cibo e piena di rabbia. E alla fine è esplosa.

Kenya: inflazione galoppante

Anche perché toglie ogni speranza il ministro delle Finanze del governo kenyota, Njuguna Ndungu, 62 anni. “La cinghia dovremo stringerla per alcuni mesi, se vogliamo evitare la bancarotta nazionale”, ha dichiarato due giorni fa al Financial Times.

Il Kenya spende quasi 10 miliardi di dollari l’anno nel ripagare i debiti, soprattutto con la Cina e il prossimo anno dovrà rimborsare due miliardi di eurobond.

Lo scellino kenyano poi continua a perdere valore rispetto al dollaro e all’euro. Un anno fa per un euro  “bastavano” circa 120 scellini, ora ne occorrono almeno 155. L’inflazione corre, come in mezzo mondo, anche a causa del conflitto ucraino

Il quadro è disperante e venirne fuori non sarà facile. La situazione sembra, però, rasserenarsi un attimo per diversi fattori: il leader dell’opposizione ha rinviato un raduno nazionale che poteva diventare esplosivo; l’Alta Corte ha congelato gli aumenti varati dal governo. E sulla costa splende il sole dell’avvenire inteso come avvio della stagione turistica (anche se luglio e agosto non sono i mesi migliori): nessun segno di rivolta a Lamu, Malindi, Watamu, Diani. I vacanzieri sono benvenuti. Assieme ai fiori, al the, e al basilico (il Kenya – non ci credereste – è il principale fornitore dell’Europa!), essi costituiscono la risorsa più pregiata del Paese.

Costantino Muscau
muskost@gmail.com

Redazione Africa ExPress

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