AFRICA

Bambini armati tra i jihadisti che hanno assediato e ucciso a Palma, Mozambico

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
7 aprile 2021

Tra i terroristi di Al Sunnah wa-Jamma, che hanno attaccato la città di Palma e ammazzato, “…c’erano anche bambini armati tra 9 e 12 anni”. Lo scrive il giornale mozambicano “Noticias” riportando la testimonianza di Pedro Rosario, guardia giurata della ITALSEC Segurança, residente a Palma.

Jihadisti con uniformi mozambicane

Per le strade di Palma, ai residenti, sono apparsi militari con armi in mano vestiti con le uniformi delle Unità di intervento rapido (UIR). “Pensavamo che si trattasse dei nostri – ha raccontato il testimone -. La nota stonata era che tutti si coprivano la testa con un panno. Quando le persone che incrociavano se ne sono accorte era troppo tardi perché erano state colpite dai proiettili”.

“L’attacco, iniziato il 24 marzo alle 16:30, ha colto tutti di sorpresa – ha spiegato Rosario –. Si sono diretti verso le strutture dove lavoravamo e hanno incendiato tutto. Ero con un collega, siamo scappati verso la boscaglia camminando giorno e notte e il 26 marzo siamo arrivati a Quitunda”.

Bambini soldato e bambine schiave del sesso

Durante le scorribande e gli attacchi a villaggi indifesi i jihadisti hanno rapito diverse volte bambini e bambine. È molto probabile che vengano usati come bambini soldato mentre le bambine diventano schiave del sesso. Ma è la prima volta che viene testimoniata la presenza all’interno di gruppi armati a Cabo Delgado.

Ancora non si conosce il numero ufficiale dei civili ammazzati. Il governo mozambicano ha parlato di decine mentre fonti locali raccontano di corpi decapitati. Anche corpi di bambini per strada e sulla spiaggia. Ieri l’annuncio che Palma è stata liberata dalle Forze di difesa e sicurezza e che molti insorti sono stati ammazzati. Un assedio durato 11 giorni che ha toccato anche la penisola di Afungi dove operano Total, ExxonMobil ed ENI. Un progetto per l’estrazione di gas naturale liquefatto (GNL-LNG) del valore di 60 mild di USD.

La distruzione di Palma

Alex Crawford, corrispondente speciale SkyNews, è riuscita a entrare a Palma con le telecamere. Ha mostrato la distruzione della città e il ritorno dei civili, donne e bambini prima di tutto. “Come potete garantire che tutto questo non accada di nuovo?”,  chiede la giornalista a Valige Tauabo, governatore di Cabo Delgado . “Non sono in grado di dirlo – risponde -. Posso solo affermare che siamo qui con le nostre truppe e ci sentiamo ok”. Un testimone intervistato dice che sparavano addosso alla gente, compreso lui, ma è riuscito a scappare.

“Ho visto un gruppo di persone armate che sparavano a una persona. E poi a un’altra – racconta un altro testimone – Poi siamo fuggiti. Ho assistito con i miei occhi”. ”Alcuni di loro avevano il machete e ammazzavano la gente. Altri usavano armi da fuoco,, pistole e fucili. Ci hanno seguito e hanno tirato contro di noi. Ma  siamo riusciti a scappare”, ha commentato un altro testimone -. Palma nel momento in cui scriviamo è senza cibo e la massa di persone tornate nella città distrutta urla che ha fame.

Mappa con la distanza da Palma a Namacande (Courtesy GoogleMaps)

Altra cittadina sotto il controllo jihadista

Mentre Palma, affamata, si è liberata dai jihadisti, nel momento in cui scriviamo arriva la notizia di un’altra cittadina sotto il controllo dei terroristi. Jasmine Opperman, analista di ACLED, dà una notizia che allarma il governo mozambicano. In un tweet dice che Fernando Lima, direttore del settimanale mozambicano Savana, in una trasmissione radiofonica, conferma che gli insorti controllano Namacande, distretto di Muidumbe. Centosettanta chilometri a sud-ovest di Palma, sulla strada nazionale 381. Oltre ai morti da Palma, dall’ottobre 2017  – inizio degli assalti jihadisti – ad oggi, si contano circa 2.600 morti e quasi 700 mila sfollati.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
@sand_pin
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Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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