AFRICA

Mozambico, decine ammazzati dai jihadisti Disperata corsa per salvare gli ostaggi

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
30 marzo 2021

L’hanno chiamata “moderna Dunkerque”, un’operazione di volontariato navale che è riuscita ad evacuare 1.350 persone, ostaggi dei jihadisti. Navi e barche grandi e piccole hanno aderito all’appello per salvare i civili assediati a Palma dai jihadisti di Al Sunna wa-Jamma.

L’evacuazione si scopre da un tweet di Quinn, sconosciuto osservatore di traffico navale. “In Mozambico, nella città di Palma assediata dall’ISIS c’è una ‘moderna Dunkerque’. Navi e imbarcazioni di tutti i tipi, piccole e grandi, petroliere, rimorchiatori di traghetti e piccole imbarcazioni da diporto stanno portando le persone in salvo”. Durante la seconda guerra mondiale dal porto francese di Dunkerque, sulla Manica, furono evacuate e portate in salvo in Inghilterra truppe francesi, belghe e britanniche assediate dai tedeschi, anche con imbarcazioni di fortuna, poco meno di 350 mila uomini.

Parte dei battelli di salvataggio a Palma per l’operazione Dunkerque

Total, che mercoledì aveva riaperto i lavori nella penisola di Afungi, ha affittato il traghetto Sea Star per imbarcare il suo personale. Altri civili sono saliti anche sulle varie imbarcazioni di volontari che hanno aderito all’appello.

La fine di un incubo ma non per tutti

Per i civili è stata la fine di un incubo con destinazione il porto di Pemba, capitale di Cabo Delgado, 230 km a sud dell’inferno. In molti continueranno il viaggio verso Maputo e poi nei loro Paesi di provenienza.

È successo sabato 27 marzo, il quarto giorno di occupazione jihadista della città, porto strategico dei giacimenti di gas. Pare che, mentre scriviamo, l’evacuazione stia continuando. Secondo l’emittente TV sudafricana SABC ci sono ancora 200 connazionali e di 40 di loro non si hanno notizie.

Decine di morti

Il colonnello Omar Saranga, portavoce del ministero della Difesa del Mozambico, domenica notte, in una conferenza stampa ha detto ai giornalisti locali che decine di mozambicani sono stati uccisi nei combattimenti. Si sa che nell’ospedale di Pemba sono stati curati una quarantina di feriti ma ancora non si conosce il numero esatto dei morti. Molti di questi sono stati ammazzati dai terroristi che sparavano sulla gente dall’interno delle case occupate.

Personale ENI lavora off-shore

Riguardo al personale che lavora per ENI, Africa ExPress, ha sentito l’azienda energetica. Fonti accreditate ENI ci confermano che nella zona di Palma non è presente personale mozambicano o espatriato. “Non abbiamo né facilities né persone a Palma da circa un anno”. Confermano anche che hanno risentito degli attacchi a Palma perché le attività attualmente in corso sono tutte offshore.

Tagliagole ben equipaggiati, anche stranieri

Fonti della sicurezza hanno riferito al giornale sudafricano Daily Maverick informazioni della polizia locale mozambicana. I gruppi di jihadisti che hanno attaccato Palma erano ben armati ed equipaggiati. Tra loro c’erano diversi individui di pelle chiara o bianca. Se ne deduce che stranieri si fossero uniti ai ranghi dell’insurrezione. Anche se questa informazione non è confermata.

Mentre Palma è sotto assedio la società civile mozambicana attacca il presidente, Filipe Nyusi. Adriano Nuvunga, direttore del Centro per la Democrazia e lo Sviluppo (CDD) accusa: “La situazione di Palma è drammatica e catastrofica. Il silenzio di Nyusi si deve interpretare come un fallimento sul campo.

La campagna #Hope4Palma

E nasce l’iniziativa #HOPE4PALMA (speranza per Palma), un’iniziativa lanciata dai Volontari anonimi del Mozambico. L’obiettivo è avere informazione delle persone di cui non si hanno notizie nella cittadina del gas.

Attacco a Palma rivendicato dall’ISIS

Intanto, secondo l’agenzia portoghese LUSA, l’ISIS rivendica il controllo di Palma. Amaq, agenzia ufficiale dei tagliagole ha diffuso immagini dell’occupazione. Dal 2017 ad oggi Al Sunna, affiliata allo Stato islamico dell’Africa centrale (ISCAP), è responsabile della morte di circa 2.600 persone, soprattutto civile e di circa 700 mila sfollati.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
@sand_pin

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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