AFRICA

Mozambico, governo nega rapporto di Amnesty: nessuna tortura a Cabo Delgado

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
17 settembre 2020

Il ministero della Difesa mozambicano, come ovvio, si schiera con le Forze di difesa e sicurezza (FDS) che combattono il terrorismo a Cabo Delgado. Lo scorso 9 settembre, da Amnesty International, sono state accusate tortura e di violazione dei diritti umani contro la popolazione. L’ong internazionale è in possesso di immagini che ritraggono presunti membri delle FDS che torturano civili.

Omar Saranga, portavoce del Ministero, mette in discussione che i filmati analizzati da Amnesty con le torture siano reali. “Amnesty non tiene conto della propaganda segreta dei terroristi a Cabo Delgado. Una propaganda che ha lo scopo di denigrare le Forze di Difesa e Sicurezza”, afferma il portavoce.

Cabo Delgado, uomo con uniforme militare decapita un cadavere in una fossa comune

Il materiale “forte” raccolto da Amnesty

Il materiale raccolto da Amnesty International è molto “forte” e consiste in cinque video e varie foto. Mostrano il tentativo di decapitazione, tortura e altri maltrattamenti di prigionieri e lo smembramento di presunti combattenti dell’opposizione. Si vedono anche probabili esecuzioni extragiudiziali e il trasporto e lo scarico di parecchi cadaveri in apparenti fosse comuni.

“Ciò a cui fa riferimento Amnesty, praticato da elementi con l’uniforme FDS e dell’Unità di intervento rapido non dovrebbero essere visti come una certezza definitiva. È una delle tattiche usate dai terroristi – ha dichiarato Saranga. Nelle loro macabre incursioni contro la popolazione – ha aggiunto – fingono di essere elementi delle Forze di difesa e sicurezza per confondere l’opinione pubblica nazionale e internazionale”.

Amnesty e opposizione chiedono inchiesta indipendente sui video

Deprose Muchena, responsabile per l’Africa orientale e meridionale, ha chiesto un’indagine indipendente sui fatti che accusano le Forze di sicurezza e l’Unità di intervento rapido. Proposta fatta propria anche da Resistenza Nazionale Mozambicana (RENAMO), maggiore partito di opposizione, e Movimento Democratico del Mozambico (MDM).
Il terrorismo jihadista Al Sunna wa-Jama, affiliato allo Stato islamico, nel Mozambico settentrionale, dal 2017, è responsabile di almeno 1.300 morti e 250 mila sfollati. Chiamati dalla popolazione al Shebab i jihadisti hanno bruciato centinaia di villaggi decapitando uomini, donne e bambini.

Ma anche le Forze armate mozambicane, dalla popolazione sono accusate di comportarsi come i jihadisti con azioni feroci contro coloro che ritengono fiancheggiatori. La popolazione ha denunciato che chiedevano il “pizzo” agli sfollati per farli passare in aree sicure. Di fatto, Cabo Delgado, è ormai considerata zona di guerra ed è off-limits ai giornalisti. I cronisti che entrano vengono arrestati, anche per mesi, senza accuse.

Filipe Nyusi, presidente del Mozambico, alla presidenza di turno del 40° summit SADC

Difficile l’intervento armato a difesa di Cabo Delgado dei 16 Paesi membri SADC

Mentre il governo mozambicano, che ha chiesto aiuto all’ultimo vertice SADC del mese scorso, sta combattendo il jihadismo con i mercenari del Dyck Advisory Group. Ma per il momento il SADC non ha ancora un esercito comune e, almeno a breve scadenza, pare possibile solo l’intervento di alcuni Paesi. Il presidente mozambicano, Filipe Nyusi, non ha ancora deciso di ufficializzare la richiesta di intervento armato, almeno al Sudafrica, unico pronto a intervenire.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
@sand_pin

 

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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