Sandro Pintus
Firenze, 29 agosto 2020
Dopo l’attentato che ha distrutto la redazione di Canal de Moçambique, il Capo dello stato, Filipe Nyusi, è subito intervenuto sui social. In un post su Facebook ha scritto: “Condanno fermamente gli attacchi a Canal de Moçambique commessi da sconosciuti ieri sera 23 agosto 2020. La libertà di stampa è un pilastro della democrazia e della conquista dei mozambicani che deve essere protetta. Darò mandato alle autorità affinché indaghino per portare i colpevoli davanti alla giustizia”.
Portare i colpevoli davanti alla giustizia è ciò che la società civile spera, visto il giro di vite all’informazione e alla stampa indipendente negli ultimi anni. Con l’inizio del terrorismo, a fine 2017, a Cabo Delgado, estremo nord del Paese, c’è stata una stretta contro la stampa. A causa degli attacchi jihadisti ai villaggi ci sono ormai oltre 1.300 morti e 250 mila sfollati. Una situazione sociale gravissima che però è off-limits per i giornalisti. Chi va ad indagare viene arrestato come è successo ad Amade Abubacar, imprigionato senza capi d’accusa perché voleva intervistare un gruppo di sfollati.
Dal 2018 il presidente Nyusi ha aumentato in modo esorbitante l’iscrizione al registro delle testate indipendenti. Ma anche la “tassa” ai giornalisti stranieri e locali che collaborano come freelance per testate straniere. Una sorta di bavaglio che mette in grande difficoltà la stampa indipendente. Tutto questo prima delle elezioni amministrative del 2018, visto dalla società civile, come un test per il voto per le presidenziali del 2019 vinte da Filipe Nyusi. Ma sono anche aumentate le minacce di morte ai giornalisti.
Negli ultimi tre anni, secondo Reporters sans frontieres, l’ex colonia portoghese è scesa di 11 posizioni. Al 93° posto nel 2018, è passata al 99° l’anno successivo e nel 2020 è scesa ulteriormente al 104°posto su 180 Paesi della lista.
Intanto, con la parola d’ordine “Non si può incendiare la democrazia”, Canal de Moçambique ha subito aperto una campagna di raccolta fondi. Si chiama “Ricostruiamo #CanalMoz. Il Mozambico ha bisogno di notizie alternative”.
Sandro Pintus
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