Renzo Cianfanelli *
New York, 7 giugno 2020
Gli Stati Uniti sotto la guida aggressiva e divisiva di Donald Trump si stanno trasformando in un termine improprio. “Disuniti” sarebbe un nome più appropriato. In patria il Paese è diviso. La frattura è multiforme. L’America, come spiega lo storico sociale contemporaneo Studs Terkel nel suo volume classico, è la terra del “The Great Divide”.
Lo spartiacque non è solo geografico come nella serie di catene montuose che attraversano il continente nordamericano. Più fondamentalmente, è l’abisso americano sempre più profondo tra chi ha e chi non ha. È anche la spaccatura razziale, che a volte sembra chiudersi e poi si allarga e si allarga casualmente, innescata (o politicamente manipolata) da frustranti disparità e migrazioni caotiche.
Questo è lo sfondo delle conflagrazioni scoppiate a Minneapolis e poi rapidamente estese in tutti gli Stati Uniti dopo l’uccisione da parte della polizia di un nero americano disarmato. George Floyd è stato accusato di un reato banale. Aveva cercato di comprare un pacchetto di sigarette usando una banconota da 20 dollari falsificata. Arrestato prontamente, è stato costretto a terra da un poliziotto che gli ha messo il ginocchio sul collo. Otto minuti dopo il sospetto era morto: assassinato per strangolamento.
La protesta per l’omicidio si è rapidamente diffusa e si è sommata a due crisi epocali: la gravemente mal gestita pandemia di Covid-19, in cui l’America è ora in testa al mondo per morti e infezioni; e il tributo economico al lockdown.
All’improvviso, con il boom più lungo della storia degli Stati Uniti che si è arrestato, oltre 30 milioni di persone si sono ritrovate disoccupate. La più profonda recessione dell’America dal 1929, date le dimensioni dell’economia statunitense, ha il potenziale di causare una depressione su larga scala in tutto il mondo.
Sul fronte internazionale l’America, pur avendo ancora la più grande economia e il più potente esercito del pianeta, soffre di una crisi d’identità. È un problema che la Gran Bretagna, la Francia, la Spagna e persino il vecchio Impero romano conoscevano fin troppo bene. Il dominio mondiale non è mai per sempre.
Nel frattempo, mentre l’America sta lottando per adattarsi alla realtà ridotta con un nuovo equilibrio di potere multilaterale, gli effetti sono prevedibilmente gravi in tutto il mondo – in particolare nel continente africano, che da tempo soffre, così come in Asia e negli altri Paesi emergenti. Ma anche in Europa.
Renzo Cianfanelli
* Renzo Cianfanelli, ha cominciato a lavorare come giornalista a Londra alla BBC, poi è passato al Corriere della Sera dove è diventato corrispondente da New York. Ora il suo ufficio è presso la sede dell’ONU a New York. E’ presidente del RAC Associates Media LLC e consulente di USA-Italy Forum, CSIS Johns Hop-kins University, Washington DC.
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