AFRICA

Corte penale internazionale: 30 anni a Ntaganda, signore della guerra in Congo

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
13 novembre 2019

Trent’anni di galera a Bosco Ntaganda per i crimini commessi nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Era a capo del gruppo ribelle Union des Patriotes Congolais (UPC) e del braccio armato Force Patriotiques pour la Libération du Congo (FPLC). Lo ha deciso la Corte Penale Internazionale dell’Aja lo scorso 7 ottobre.

Bosco Ntaganda nell’aula della Corte Penale Internazionale (Courtesy CPI)

La giuria, composta dal presidente Robert Fremr e dai giudici Kuniko Ozaki e Chang-ho Chung, ha dichiarato Ntaganda colpevole, al di là di ogni ragionevole dubbio, di 18 accuse.

Le imputazioni per le quali è stato condannato sono pesantissime: crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Questi delitti comprendono omicidio e tentato omicidio, stupro, schiavitù sessuale, persecuzione, trasferimento forzato e espulsione. Ma anche direzione intenzionale di attacchi contro civili, ordinando sfollamento della popolazione civile.

Ntaganda è stato condannato anche per aver arruolato bambini di età inferiore ai 15 anni. I bambini soldato erano organizzati in un gruppo armato e usati per partecipare attivamente alle ostilità.

I giudici della Corte Penale Internazionale che hanno condannato Bosco Ntaganda (Courtesy CPI)

Durante il processo, iniziato nel settembre 2015, ci sono state 248 audizioni e 80 testimoni ed esperti convocati dal procuratore della CPI, Fatou Bensouda. L’équipe della difesa, guidata da Stéphane Bourgon, ha chiamato 19 testimoni e tre testimoni dei rappresentanti legali delle vittime.

I crimini per i quali è stato condannato Bosco Ntaganda sono stati consumati nella regione dell’Ituri, a est della RDC. Il detenuto, nato in Ruanda 46 anni fa, nel 2013 si era consegnato volontariamente alla giustizia.

L’accusa e la difesa possono presentare ricorso contro la condanna entro trenta giorni mentre la procedura di riparazione delle vittime sarà affrontata in seguito.

Per il momento il detenuto rimane nel carcere dell’Aja finché non verrà deciso il Paese nel quale dovrà scontare la lunga pena.

Nel 2016
, ex vicepresidente della Repubblica Democratica del Congo dal 2003 al 2006, è stato condannato a 18 anni di prigione. Anche per lui l’accusa era di crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Ma l’8 giugno 2018 la sentenza viene ribaltata la Corte penale internazionale lo assolve in appello dalle accuse dei reati commessi tra 2002 e 2003.

La Corte Penale Internazionale ha sede all’Aja, in Olanda La sua competenza riguarda crimini che toccano la comunità internazionale nel suo insieme. Tratta il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra e, di recente, anche il crimine di aggressione.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
@sand_pin

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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