Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 25 luglio 2018
Il procuratore di Brazzaville ha aperto un’inchiesta per la morte di tredici giovani, morii durante la notte tra domenica e lunedì. Le circostanze sono, infatti, davvero ancora poco chiare.
Uno di loro aveva solo diciannove anni. Si chiamava Urbain Durbagne era uno studente delle superiori e nipote di Steve Bagne, un avvocato all’opposizione. Urbain è stato arrestato domenica scorsa insieme ad altri ventisei giovani e giovanissimi dell’età compresa tra i quattordici e ventidue anni a Djiri, un quartiere popolare di Brazzaville, la capitale della Repubblica del Congo.
Secondo le forze dell’ordine, i ragazzi sarebbero stati arrestati per disordini scoppiati tra gang di giovani, chiamati “bébés noirs” (bimbi neri), adolescenti e giovani disoccupati che rendono insicure le città congolesi con le loro scorribande. In base al rapporto della polizia, sulla pubblica via, scenario delle ostilità, sarebbero state trovate parecchie armi bianche e una pistola. Con l’arrivo della polizia, gli animi si sono placati, molti ragazzi sono riusciti a scappare, ma qualcuno era già per terra, morto. Sono stati caricati sui mezzi in dotazione degli agenti, così pure tutti gli altri che non si sono dati alla fuga e trasportati al commissariato di Chacona. Molti di loro sarebbero stati in pessime condizioni di salute e trasportati al pronto soccorso.
Questo è quanto ha affermato la polizia. Testimoni oculari hanno invece dichiarato che i giovani sarebbero morti per asfissia, causata dalle pessime condizioni igieniche della prigione e solamente dodici sarebbero stati trasferiti all’ospedale militare di Brazzaville.
Trésor Nzila Kendet, direttore esecutivo dell’Osservatorio congolese per i diritti dell’uomo (OCDH), ha chiesto l’apertuta di un’inchiesta giudiziaria e amministrativa per determinare la morte dei prigionieri nel commissariato. L’ODCH è in contatto con i familiari di alcuni giovani deceduti che si trovano ora all’obitorio di Makelele. “Ancora è troppo presto per trarre delle conclusioni – ha specificato il direttore di OCDH -. Non sappiamo nemmeno con esattezza quanti ragazzi siano morti”, ha precisato e infine ha sottolineato che nessun corpo dovrà essere inumato finchè non sarà stata determinata la causa del decesso: “Tra i ragazzi morti c’erano molti studenti, alcuni erano in attesa dei risultati dell’esame di maturità. Non c’è nessuna prova che i giovani appartenessero ai bébés noirs, fenomeno che a Brazzaville è diventata una scusa per commettere abusi. Prima di pronunciare giudizi affrettati bisogna attendere i referti medici e la conclusione delle indagini”.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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