Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 5 maggio 2017
Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, ha dato il Greenwash Award al Fondo mondiale per la natura (Wwf) presente in oltre 100 Paesi.
Ma l’assegnazione del premio è una pessima notizia per chi lo riceve. Si tratta infatti di un riconoscimento negativo che viene dato a quelle organizzazioni che vogliono far credere al pubblico di essere ecologiste e che fanno passare le distruzioni delle foreste – habitat fondamentale per i popoli indigeni – come iniziative per la conservazione dell’ambiente.
La motivazione è allarmante: “Per avere stretto partnership con sette compagnie che stanno disboscando quasi 4 milioni di ettari di foresta appartenenti ai pigmei Baka e Bayaka, nell’Africa centrale”.
Anche azienda italiana coinvolta
È un territorio pari all’estensione di Lazio e Toscana e tra queste multinazionali è coinvolto anche il gruppo italo-camerunense SEFAC, collegato direttamente all’azienda italiana Vasto Legno che commercia legnami pregiati con punti vendita in Cina e Giappone.
Secondo Survival, il Wwf France, nel suo sito web, descrive le compagnie di taglio del legname come “operatori forestali” e le sue partnership con queste azioni “promuovono una gestione sostenibile della foresta”.
L’accordo tra Wwf France e Rougier Group, un produttore leader di legname tropicale africano certificato che opera in Camerun, Gabon e nel Congo-Brazzaville prevede anche il sostegno alle unità anti-bracconaggio nel nord del Congo.
Peccato che questo avvenga a spese delle popolazioni Baka nell’area sud-est del Camerun. Le guardie ecologiche anti-bracconaggio, che il Wwf contribuisce a sostenere offrendo supporto logistico e finanziario, perpetuano continui abusi sui Baka senza fare distinzioni tra uomini donne, bambini e anziani. Cacciano le popolazioni di pigmei dai loro villaggi e dalla loro terra ancestrale e impediscono loro di cacciare per sopravvivenza. Ma la cosa grave è che il Wwf è a conoscenza di questi abusi.
Ci sono stati anche dei morti.
In diversi filmati di Survival con molte testimonianze dirette, uomini e donne Baka raccontano soprusi, umiliazioni e violenze subite dalle guardie anti-bracconaggio e spiegano l’importanza della foresta per il loro popolo. Raccontano anche come una ragazza e un uomo anziano sono morti durante l’attacco alla loro comunità organizzato da una squadra anti-bracconaggio finanziata dal Wwf.
La denuncia all’Ocse e i safari dei bianchi
Survival, ha più volte denunciato l’atteggiamento del Wwf nei Paesi del bacino del Congo verso i popoli pigmei e sulla violazione dei diritti umani delle etnie Baka e Bayaka che vivono nelle foreste pluviali tra Camerun e Congo.
L’Ocse, l’ Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, sta indaganto su un’istanza sugli abusi e le reiterate persecuzioni, torture e violenze delle squadre anti-bracconaggio contro la popolazione di pigmei Baka che vivono nell’area “protetta” del Wwf presentata da Survival nel febbraio 2016.
Mentre alla comunità Baka è vietato cacciare per procurarsi il cibo, ricchi bianchi fanno safari di caccia all’elefante a spese dei pigmei. È dello scorso novembre una foto pubblicata da Survival che ha messo in imbarazzo il Wwf: Peter Flack, cacciatore e membro del consiglio del Fondo Mondiale per la Natura si è fatto fotografare con un elefante appena ucciso.
Il movimento per i diritto dei popoli indigeni ha subito lanciato una petizione indirizzata alla Fondazione Tri-National de la Sangha, uno dei principali finanziatori dell’ “area di conservazione”, al Wwf e all’agenzia turistica – di cui è comproprietario il miliardario francese Benjamin de Rothschild – che organizza i safari di caccia grossa.
Disboscamento senza autorizzazione delle comunità pigmee
Survival afferma che “tutti i partner del Wwf sono stati accusati di taglio illegale e nessuno di loro ha ottenuto il consenso dei Baka e dei Bayaka. Un recente studio ha anche rivelato che approcci come quello del Wwf non hanno rallentato la distruzione della foresta pluviale del bacino del Congo”.
Lo studio citato è quello pubblicato da Science Advances con il titolo “The last frontiers of wilderness: Tracking loss of intact forest landscapes from 2000 to 2013″ (Le ultime frontiere delle aree selvagge: Traccia della perdita di paesaggi forestali intatti dal 2000 al 2013).
Il Wwf per il momento tace.
(ultimo aggiornamento il 9 maggio 2017)
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
twitter: @sand_pin
Crediti foto:
– Mappa dei territori pigmei
By Kwamikagami – Own work, CC BY-SA 3.0, Link
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