Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 18 novembre 2015
Cinque minatori sono stati salvati, dopo essere stati intrappolati in una miniera aurifera per 41 giorni nella regione di Shinyanga, nel nord-ovest della Tanzania. Altri undici risultano ancora dispersi. Per sopravvivere, i cavatori si sono cibati di radici, scarafaggi e rane, dissetandosi con acqua sporca. Ora sono ricoverati in un ospedale per accertamenti e per essere rifocillati.
Amara sorpresa, quando i cinque “resuscitati” hanno appreso che durante la loro assenza sono stati celebrati i loro funerali per morte presunta. La moglie di Joseph Burule Robi, padre di quattro figli, ha venduto persino la casa ed è ritornata dalla famiglia originaria a Mwanza.
Gerard Msafiri, anche lui un padre di famiglia, ha confessato: “Non ho più nulla, nemmeno le mie scarpe; sono andate in eredità a mio fratello. Con quale coraggio posso ora andare da lui e pretendere indietro le mie calzature? Sono stato dichiarato morto, dunque la mia famiglia aveva il diritti di dividersi i miei averi”.
Secondo le informazioni della polizia, il gruppo era sceso in profondità per soccorrere altri undici colleghi, ma sono rimasti bloccati in un cunicolo. Ovviamente è accaduto in una miniera aurifera non autorizzata e poco attrezzata. Molte persone s’improvvisano minatori, pronti a qualsiasi sacrificio, perché attratti dal sogno della ricchezza.
Inizialmente i residenti del luogo, insieme ad altri cavatori si sono prodigati per raggiungere i colleghi bloccati. Dopo una settimana, però, si sono arresi.
Qualche giorno fa alcuni minatori hanno sentito un fievole grido, proveniente da un tunnel vicino e subito sono scattati nuovamente i soccorsi. Stavolta con successo. I cinque sono vivi, ma più poveri di prima.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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