Nostro Servizio Particolare
Cornelia Isabel Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 ottobre 2014
La sera del 9 ottobre 2013 è annegato Robiel. A Calais, mentre cercava di raggiungere il porto. Improvvisamente si è alzato un forte vento. Onde altissime e l’alta marea hanno fatto il resto. Ha lottato per lunghi minuti. Non voleva arrendersi, seppellire il suo sogno, che gelosamente aveva conservato in quel suo sacchetto di plastica per tanto tempo.
La storia di Robiel, quella della sua famiglia, è una storia nella storia. Tutti i profughi lasciano alle loro spalle tragedie terribili e non abbandonano mai il loro “sacchetto di plastica” colmo di ricordi, di speranze nuove. Sono pronti a rischiare la vita pur di raggiungere un briciolo di libertà. “Forse ce la faccio”, è la frase che si ripetono ogni momento, che li accompagna nei momenti di solitudine, che li preserva dalla disperazione.
Sarà sempre più difficile raggiungere questo sogno, anche grazie all’accordo firmato poche settimane fa tra Francia e la Gran Bretagna per combattere l’immigrazione “illegale”. L’Europa ha chiuso le proprie frontiere. Calais è solo un esempio. Che dire Ceuta e Melilla, le due enclavi spagnole? Quasi impossibile salire, arrampicarsi ora. Le reti sono state rinforzate, meglio “fortificate”.
Il migrante, il profugo non è ben accetto, anzi, diciamolo chiaramente: nessuno vuole i profughi.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter: @cotoelgyes
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