Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 6 aprile 2014
La Francia non parteciperà alla cerimonia commemorativa del ventesimo anniversario del genocidio in Ruanda che si terrà domani a Kigali. L’ha reso noto Romain Nadal, portavoce del Quai D’Orsay, giustificando la decisione come risposta alle pesanti accuse contro la Francia lanciate dal presidente Paul Kagame, in un’intervista alla rivista Jeune Afrique che le pubblica stamattina.
Il governo francese, a questo punto, ha ritenuto opportuno non partecipare alla cerimonia di commemorazione perché le dichiarazioni di Kagame “ostacolano gli sforzi di riconciliazione tra i due Paesi”. “Siamo molto dispiaciuti per questo”, ha aggiunto Romain Nadal. Quindi Christiane Taubira, il ministro della Giustizia francese, ha rinunciato al suo viaggio a Kigali.
Kagame, che combatteva Habyarimana con il suo Fronte Patriottico Ruandese, RPF dall’acronimo inglese, ha anche accusato i soldati francesi, che hanno preso parte alla missione Turquoise a Changugu, nel sud del Ruanda, di essere stati allo stesso tempo “complici e attori” del bagno di sangue.
Queste accuse del presidente ruandese non sono nuove, ma Parigi le ha sempre negate e insistito invece sul fatto che le sue truppe erano in missione umanitaria per proteggere i civili tutsi. Un campo d rifugiati tutsi in territorio ruandese fu infatti mostrato ai giornalisti in quei giorni, ma avrebbe potuto essere la foglia di fico per coprire le nefandezze e l‘aiuto al quale si riferisce Kagame: coprire la fuga dei responsabili e dei pianificatori del genocidio.
Nel nord del Ruanda passarono il confine con il Congo (allora si chiamava Zaire) decine di dirigenti hutu del regime di Habyarimana e si stabilirono a Mugunga Camp (a pochi chilometri da Goma) dove per un paio d’anni tentarono di organizzare la riconquista dell’ex protettorato belga (il dominio di Bruxelles era finito nel 1962).
Le relazioni tra Parigi e Kigali sono state congelate tra il 2006 e il 2009, ma erano migliorate quando un giudice francese il mese scorso ha condannato Pascal Simbikangwa, un ex capitano dell’esercito ruandese, alto ufficiale dell’intelligence, a 25 anni di carcere per il suo ruolo nei massacri. E’ stato il primo processo in Francia per punire i responsabili dell’ondata di follia collettiva che per tre mesi ha insanguinato il Paese.
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Kagame, comunque ha bollato la sentenza come un semplice favore fatto al suo Paese: ”Non è soltanto la singola persone che si deve condannare – ha dichiarato nell’intervista a Jeune Afrique – piuttosto il ruolo avuto dalla Francia nel genocidio”.
Il rapporto è stato criticato da chi sostiene che è troppo favorevole a Paul Kagame e al suo partito dominato dai tutsi, il Fronte Patriottico del Ruanda, al governo da allora. Ma leggendo alcune testimonianze che vi sono contenute, non si può non restare impressionati.
Il regime di Habyarimana era certamente protetto da Parigi e la prova è contenuta in alcuni documenti che Africa ExPress e l’allora corrispondente del Times di Londra, Sam Kaley, hanno potuto visionare assieme durante un’ispezione a Mugunga Camp nel 1996. Alcuni di quei documenti sono ancora in possesso di Africa ExPress, il grosso fu poi preso in consegna dalle truppe ruandesi di Paul Kagame che non frattempo avevano occupato l’est dello Zaire (oggi Congo-K).
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi
Nelle foto: spianata di tombe, Paul Kagame con Massimo Alberizzi poco dopo un’intervista di qualche anno fa, un’impressionante massa di ossa, un poster per commemorare i 100 giorni del genocidio
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