Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
4 marzo 2014
A Malakal, capoluogo dell’Alto Nilo, un’area ricchissima di petrolio che fa gola a tanti, si continua a morire. La città ha un aspetto spettrale. “E’ deserta, eccezion fatta per i cadaveri sulle strade, le mosche e gli avvoltoi. E’ l’inferno”, sono le parole del coordinatore umanitario dell’ONU in Sud-Sudan.
Il villaggio SOS kinderdorf di Malakal è stato evacuato. La maggior dei bambini si trovano ora al campo dell’ONU. Isaac James, un educatore del Villaggio SOS, di cui è ora direttore ad interim, scrive in una lettera a Africa-Express: “Sono fuggito con trentacinque bambini. Abbiamo attraversato il Nilo e camminato per oltre dieci ore. Strada facendo ho consegnato cinque bimbi alle loro famiglie d’origine. Ho lasciato gli altri a Kodok, a circa cinquanta chilometri da Malakal. Un bambino è stato catturato dalle truppe anti-governative”. E conclude:” Abbiamo bisogno di aiuto, dobbiamo mettere al sicuro i bambini. Sono terrorizzati e molti di loro sono ammalati”.
Richard Pilchner consigliere d’amministrazione di SOS Villaggi dei Bambini chiede con fermezza che le parti coinvolte nel conflitto rispettino i diritti dei bambini, così fortemente lesi. “I minori hanno subito forti traumi – aggiunge – a causa delle violenze e crudeltà alle quali hanno assistito. Sono effetti a lungo termine, chissà se mai potranno dimenticare”. Infine fa un appello alla comunità internazionale affinchè si predispongano rifugi sicuri per i bambini.
Per quanto tempo dovranno ancora discutere le parti? Quanti moriranno nel frattempo? Quanto dovranno ancora soffrire i cittadini del più giovane stato del mondo?
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes
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