Massimo A. Alberizzi
18 dicembre 2013
Il Sud Sudan sta lentamente scivolando verso la guerra civile. La situazione è assai confusa e gli scontri, che sembrano finiti nella capitale, si sono spostati in altre regioni del Paese. La città di Bor, a nord di Juba, non è più in controllo delle truppe governativa ma dei soldati fedeli all’ex vicepresidente Riek Machar Tenay, cui era stato tolto l’incarico nel luglio scorso.
Riek Machar, per altro, respinge le illazioni del presidente Salva Kiir Mayardit, che lo accusa di aver organizzato il colpo di Stato. Lo fa attraverso il Sudan Tribune, quotidiano in inglese. Secondo il leader dei nuer è stato il presidente a fabbricare i sospetti, per poter giustificare la repressione contro l’opposizione e i dissidenti.
Machar era stato rimosso per forti differenze di vedute con Salva Kiir sull’organizzazione e la riforma interna dell’SPLA, il Sudan People’s Liberation Army, gli ex guerriglieri che hanno combattuto per l’indipendenza e ora governano il Paese.
Ieri sera comunque il presidente Salva Kiir ha offerto al rivale, il cui nascondiglio è sconosciuto, di aprire colloqui di pace.
Massimo A. Alberizzi
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