Bamako: file davanti alle stazioni di benzina
Cornelia I. Toelgyes
26 ottobre 2025
Rien ne va plus à Bamako. La capitale del Mali è assediata e semiparalizzata per la mancanza di carburante. File interminabili davanti alle stazioni di benzina, dove gli autisti attendono pazientemente ore e ore per poter eventualmente acquistare qualche litro di benzina o di gasolio. Se va male, si cerca di recuperare qualcosina al mercato nero, ma costa il doppio.
Molti negozi e esercizi commerciali hanno dovuto sospendere le loro attività per mancanza di approvvigionamenti. Anche i mercati, generalmente coloratissimi, pieni di merce e persone, sono semideserti e i prezzi sono alle stelle.
Domenica sera il governo ha annunciato la sospensione delle lezioni in tutte le scuole e università in tutto il Paese a causa della carenza di carburante. Nel comunicato diffuso dalle autorità è stato precisato che gli istituti scolastici e atenei resteranno chiusi dal 27 ottobre fino al 9 novembre 2025.
E la situazione non tende a migliorare. Da settembre JNIM (Gruppo di Sostegno dell’Islam e dei Musulmani, legato ad al-Qaeda) ha imposto blocchi stradali a Kayes e Nioro du Sahel. Da allora i terroristi stanno intercettando camion e corriere e continuano a dare fuoco alle autocisterne per impedire che il carburante arrivi alla capitale.
Gli abitanti di Nioro du Sahel (nel sud-ovest) sono disperati. Hanno chiesto aiuto via i social network. “Non possiamo uscire dalla città, temiamo di essere arrestati o sequestrati. “Dall’inizio del blocco effettuato dai terroristi, una cinquantina di residenti sono nelle mani degli estremisti islamici, non sappiamo nemmeno dove siano”, hanno spiegato i cittadini. Hanno poi aggiunto: “Siamo per lo più artigiani e commercianti, non possiamo più andare nei mercati a vendere o comprare merci”.
Oltre a Nioro e Kayes, JNIM ha imposto restrizioni anche a numerosi villaggi. E giovedì 23 ottobre, i miliziani hanno annunciato un nuovo blocco a Léré, nella regione di Timbuctù. Ha concesso tre giorni di tempo agli abitanti di lasciare la città qualora volessero andarsene.
Una decina di giorni fa il gruppo terrorista ha nuovamente incendiato un convoglio di una cinquantina autocisterne tra Kolondiéba et Kadiana, in prossimità della frontiera con il Senegal. La colonna era scortato dai soldati di Bamako. Il governo e le autorità militari non hanno rilasciato notizie su quanti soldati e autotrasportatori sono rimasti uccisi durante questo ennesimo attacco.
Martedì scorso un nuovo attacco a un convoglio di autocisterne, stavolta proveniente dalla Costa d’Avorio, scortato anch’esso dai militari. L’aggressione è avvenuta tra Sikasso e Zégoua, a pochi chilometri dalla frontiera con il Paese confinante. Come sempre, silenzio totale delle autorità su quanti, tra soldati e autisti, sono morti durante l’aggressione dei miliziani di JNIM.
In un video diffuso il 17 ottobre da JNIM, si vedono due militari e un politico locale, il presidente del consiglio regionale di Ségou, rapiti dai jihadisti, mentre chiedono aiuto al governo di transizione per la loro liberazione.
In un altro filmato diffuso da JNIM, i terroristi hanno comunicato alla popolazione che i civili possono circolare liberamente nel Paese purché si fermino ai posti di blocco. Gli estremisti islamici hanno tuttavia avvertito che tutte le donne devono indossare il velo integrale durante i viaggi, pena l’applicazione di sanzioni.
E le punizioni sono arrivate prontamente. Alcune donne che hanno osato mettersi in viaggio a viso scoperto, sono state fatte scendere dalle loro vetture e sono state frustate.
Per contrastare la furia dei terroristi, il de facto presidente del Mali, Assimi Goïta, ha defenestrato tre alti ufficiali, rimpiazzandoli con altri generali. Il nuovo capo di Stato maggiore dell’esercito è ora Toumani Koné. Molto esperto in fatto di terroristi; pare che sappia riconoscere a “occhi chiusi” tutti leader di JNIM. Come vice capo di Stato maggiore dell’esercito è stato nominato Élisée Jean Dao, mentre Minkoro Diakité, molto vicino al ministro della Difesa, dirige ora la sicurezza militare.
Bisogna attendere e sperare che i neo-nominarti portino a casa dei risultati nella lotta contro i jihadisti. E’ necessario spezzare quanto prima il blocco del carburante che ha gravi ripercussioni sulla popolazione, ma per ora il governo pare sempre più impotente.
Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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