Articolo Premio "Antonio Russo" a Massimo Alberizzi
Lo storico corrispondente per l’Africa del Corriere della Sera, Massimo Alberizzi, oggi direttore dei quotidiani online Africa ExPress e Senza Bavaglio, ha ricevuto un importante riconoscimento alla carriera il 18 ottobre 2025, a Francavilla al Mare (Pescara).
“Sono onorato di aver ricevuto questo premio legato a Antonio Russo, giornalista che ha saputo interpretare il nostro mestiere in modo giusto, corretto ed esemplare.
Devo ringraziare il mio direttore, Piero Ottone, che mi ha assunto al Corriere e mi ha insegnato a fare il giornalista”, racconta Alberizzi.
“Grazie a lui ho imparato a distinguere le opinioni dai fatti e a ascoltare sempre le due campane. Non solo una”.
Per il giornalista di guerra è fondamentale “raccontare la realtà con onestà intellettuale”, indispensabile per produrre vera informazione. Poi ringrazia anche i suoi familiari, perché il loro sostegno è stato essenziale per fare questo lavoro.
Grazie agli ex direttori del Corriere della Sera, che gli hanno dato la possibilità di fare carriera come giornalista di guerra, Alberizzi ha messo in pratica questi insegnamenti.
Ci sono guerre censurate, e conflitti che oggi vengono costantemente omessi dalla narrazione giornalistica. Ma non è sempre stato così. Quando i giornali erano ricchi e potevano permettersi di coprire le spese degli inviati sul campo, Massimo Alberizzi ha riportato le guerre più drammatiche del continente africano, diventando un punto di riferimento internazionale.
Durante la battaglia del pastificio a Mogadiscio, tra le truppe italiane e le milizie Munryan somale del generale Aidid, era in prima linea, a un centinaio di metri dai combattimenti.
In Liberia, Sierra Leone, Congo, Sudan passava da una parte all’altra del fronte. In Eritrea, Etiopia, ha attraversato il confine da clandestino e ha raggiunto i guerriglieri.
In Nigeria è andato nella base dei combattenti di MEND (Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger) ed è riuscito a liberare due tecnici dell’ENI che erano stati sequestrati.
In Ciad è stato mitragliato dagli aerei di Gheddafi.
In Afghanistan hanno bombardato l’albergo dove alloggiava distruggendone una parte.
Alberizzi non si sente un eroe di guerra, e non vuole essere definito tale.
Ha fatto e continua a fare il suo lavoro senza se e senza ma.
Racconta quando è stato rapito nel dicembre del 2006 in Somalia, dalle Corti islamiche che hanno messo in scena una falsa esecuzione sulla pista dell’aeroporto di Mogadiscio. Si è salvato perché i capi lo conoscevano bene e sono intervenuti in suo favore.
Oggi Alberizzi è il direttore che riconosce il merito e il valore di chi, come lui, vuole fare questo lavoro.
Durante la presentazione è stato ricordato anche l’attentato contro il collega Sigfrido Ranucci, e l’importanza di un gruppo sindacale come Senza Bavaglio che lotta per la libertà di informazione.
I giornalisti e le giornaliste di questo quotidiano riportano la realtà di un continente che sta pagando le conseguenze post-coloniali nel totale silenzio della comunità internazionale. La storia dei Paesi africani insegna. E ci aiuta a comprendere quello che accade nel presente e accadrà in futuro.
L’Africa è infatti una realtà geopolitica che funge da strumento per poter analizzare la situazione attuale in Medio Oriente, perché le modalità di sfruttamento coloniale del territorio sono le medesime.
Il colonialismo, nelle sue forme più diverse, viene applicato con le stesso metodo. Per questo motivo non dobbiamo credere che esistano conflitti più importanti di altri da raccontare.
Valentina Vergani Gavoni
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