ANGOLA

Angola, trenta morti uccisi dalla polizia alle proteste contro il carovita

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
2 agosto 2025

Trenta morti e 277 feriti dalle Unità di Intervento Rapido (UIR) della polizia, e oltre 1.200 arresti. Sono dati, ancora provvisori mentre scriviamo, resi noti dal ministro degli Interni angolano, Manuel Homem. Succede nella capitale, Luanda, dove tra il 28 e il 30 luglio la popolazione è scesa in piazza per protestare contro il carovita, rischiando violenze e persino la morte.

Angola la polizia spara lacrimogeni durante le manifestazioni

Purtroppo le manifestazioni hanno portato anche saccheggi dei negozi, distruzione di bus urbani e altri fatti vandalici dai quali il sindacato dei tassisti, il 28 luglio, ha preso le distanze. L’organizzazione sindacale ha pure denunciato l’arresto arbitrario di alcuni suoi rappresentanti accusati di “incitamento alla violenza”.

Il presidente angolano, Joao Lourenço, alla TV di Stato ha elogiato il lavoro della polizia, della magistratura e degli operatori sanitari. Ha condannato gli “atti criminali perpetrati da cittadini irresponsabili manipolati da organizzazioni antipatriottiche, attraverso le reti sociali”. Lourenço ha fatto le condoglianze alle famiglie dei morti e ha annunciato aiuti alle imprese colpite dalle violenze degli ultimi giorni.

Ana Silvi

I media angolani riportano che i colpiti dai proiettili della UIR c’è anche Ana Silvi Mubiala, ammazzata davanti al figlio. A Radio Awakening, il ragazzo ha raccontato: “Io e mia madre siamo fuggiti. Ho sentito un colpo di pistola, poi è arrivato il secondo e mia madre è caduta”.

Video mandato dall’Angola alla redazione di Africa ExPress: Luanda, luglio 2025, la polizia uccide due persone

Il giovane, adolescente, credeva che la mamma fosse inciampata e le ha detto: “Mamma, alzati”. Ma era morta. Ana Silvi lascia quattro figli, la più piccola di sette mesi.

Le azioni violente e mortali della polizia contro i manifestanti, secondo i critici del regime angolano, non sono affatto incidenti. Secondo Laura Macedo, attivista già minacciata di stupro e di morte, a colpire la gente non sono stati “proiettili vaganti”. “Sono assassinii intenzionali. Presumo che le autorità stiano deliberatamente causando il caos, perché ciò che hanno fatto a Luanda è inaccettabile – ha dichiarato a Deutsche Welle. Ana Silvi è stata colpita alla schiena. Nel video, si nota che il figlio pensa ancora che la madre sia inciampata e le dice di alzarsi”.

Violazione dei diritti umani

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) e Thameen Al-Kheetan, portavoce delle Nazioni Unite (ONU), vogliono risposte. Chiedono “indagini indipendenti, rapide e complete” sulla morte delle 30 persone durante le proteste. Il portavoce ONU afferma che le autorità devono rispondere delle violazioni dei diritti umani avvenute durante la repressione. Inoltre – da immagini non verificate – le forze di sicurezza sparando munizioni vere e gas lacrimogeni hanno fatto uso non necessario e sproporzionato della forza.

Il presidente dell’Angola, João Lourenço, parla alla TV di Stato

Le ragioni della protesta

Le manifestazioni e gli scioperi sono iniziati quando il governo, all’inizio di luglio, ha aumentato il prezzo del carburante. Il diesel è passato da 300 a 400 kwanza al litro (da 0,28 a 0,37 euro) e, di conseguenza, ha fatto aumentare il costo dei biglietti del trasporto urbano da 150 a 200 kwanzas (0,13 – 0,19 euro).

È quindi iniziata la protesta dei tassisti. “Sono passati più di 15 giorni senza che il governo abbia ascoltato il nostro grido di aiuto” – hanno reclamato i conducenti di taxi. Sono allora iniziati gli scioperi con l’adesione di sette cooperative e associazioni di categoria e le manifestazioni di piazza. La protesta è stata appoggiata da tutta l’opposizione.

ChatGPT e l’Angola

Un nostro lettore angolano ci ha mandato una domanda sul suo Paese elaborata attraverso l’intelligenza artificiale ChatGPT, via Whatsap: “Come affronteresti lo scenario politico e sociale dell’Angola?”

“Per spiegare lo scenario politico e sociale dell’Angola – ha risposto l’applicazione – ci vuole lucidità, coscienza critica ed emotiva. Il Paese sta affrontando sfide profonde come disuguaglianza sociale, corruzione, disoccupazione, repressione, mala gestione delle risorse pubbliche e indebolimento delle istituzioni democratiche”

“Lo sa anche l’intelligenza artificiale. Solo le teste quadrate non lo riconoscono”, commenta il nostro lettore sotto la schermata.

ChatGPT e l’Angola nella schermata mandata da un nostro lettore

L’Angola, nonostante sia il secondo esportatore di petrolio dell’Africa dopo la Nigeria, è un Paese in crisi. Secondo Reporters sans Frontieres (RSF), nell’indice della libertà di stampa del 2025 l’ex colonia portoghese è al 100° posto.

“L’insediamento del nuovo presidente João Lourenço nel 2017, non ha segnato una svolta per la libertà di stampa – si legge nel sito RSF. La censura e il controllo dell’informazione pesano ancora molto sui giornalisti angolani”.

Cinquant’anni al potere

Il Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola (MPLA) – come il FRELIMO in Mozambico – è al potere dal 1975, anno dell’indipendenza dal Portogallo. L’MPLA è rimasto saldo al governo con il presidente Eduardo dos Santos, eroe della lotta di liberazione, anche dopo l’inizio del multipartitismo nel 1992.

In 38 anni al potere dos Santos è stato accusato di corruzione ed ha arricchito la sua famiglia. Soprattutto la primogenita Isabel che secondo Forbes aveva un patrimonio di 3,3 mld di dollari.

Nel 2017, dopo che dos Santos ha annunciato che non si sarebbe ricandidato alla presidenza, è stato eletto Joao Lourenço, oggi al suo secondo mandato. Nel suo programma uno dei punti chiave era la lotta alla corruzione e alla disoccupazione. Che purtroppo continuano a prosperare.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

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Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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