“Free Gaza” e “Palestina” dipinti con vernice spray sui muri del ghetto di Varsavia. Crediti: http://www.kampania-palestyna.pl/index.php/2010/06/29/gaza-freedom-graffiti-in-the-warsaw-ghetto/
Gideon Levy*
Tel Aviv, 10 lug 2025
Se Mordechai Anielewicz fosse vivo oggi, ne morirebbe. La guida dell’Organizzazione di Combattimento Ebraica durante la rivolta del ghetto di Varsavia sarebbe morto di vergogna e disonore nell’apprendere i Piani del Ministro della Difesa, con il pieno appoggio del Primo Ministro, di costruire una “città umanitaria” nella Striscia di Gaza meridionale. Anielewicz non avrebbe mai creduto che qualcuno osasse concepire un Piano così diabolico 80 anni dopo l’Olocausto.
Quando saputo che questo Piano era stato concepito dal governo dello Stato Ebraico, fondato sui sacrifici del suo ghetto, sarebbe rimasto sconvolto. Dopo aver capito che Israel Katz, l’uomo che aveva proposto questa idea, era figlio dei sopravvissuti all’Olocausto Meir Katz e Malcha (Nira) nata Deutsch, originari della Regione rumena di Maramures, che persero gran parte della famiglia nei Campi di Sterminio, non ci avrebbe mai creduto. Cosa avrebbero detto al loro figlio?
Quando Anielewicz si sarebbe reso conto dell’apatia e dell’inazione che il Piano aveva provocato in Israele e, in una certa misura, nel mondo, inclusa l’Europa e persino la Germania, sarebbe morto una seconda volta, questa volta di crepacuore.
Lo Stato Ebraico sta costruendo un ghetto. Che condanna orribile. È già abbastanza grave che il Piano sia stato presentato come se potesse essere in qualche modo legittimo – chi è a favore di un Campo di Concentramento e chi è contrario? – ma da lì in poi il percorso potrebbe essere abbreviato in un’idea ancora più orribile: qualcuno potrebbe suggerire un Campo di Sterminio per coloro che non superano il processo di selezione all’ingresso del ghetto.
Israele sta comunque uccidendo in massa i residenti di Gaza, quindi perché non snellire il processo e risparmiare la vita dei nostri preziosi soldati? Qualcuno potrebbe anche suggerire un crematorio compatto sulle rovine di Khan Yunis, il cui ingresso, come nel vicino ghetto di Rafah, sarà puramente volontario.
Naturalmente, volontario, come nella “città umanitaria”. Solo che lasciare i due campi non sarà più volontario. Questo è ciò che ha proposto il ministro.
La natura del genocidio è che non nasce da un giorno all’altro. Non ci si sveglia una mattina e si passa dalla democrazia ad Auschwitz, dall’Amministrazione Civile alla Gestapo.
Il processo è graduale. Dopo la fase di disumanizzazione, che gli ebrei di Germania, i palestinesi di Gaza e della Cisgiordania hanno entrambi vissuto a loro tempo, si passa alla Demonizzazione, come hanno sperimentato anche entrambe le nazioni.
Poi arriva la fase della paura. Non ci sono innocenti nella Striscia di Gaza, il 7 Ottobre come una minaccia esistenziale per Israele che potrebbe ripresentarsi in qualsiasi momento. Dopo di che arrivano gli appelli a evacuare la popolazione prima che qualcuno sollevi l’idea dello sterminio.
Siamo ora in quest’ultima fase, l’ultima fase prima del genocidio. La Germania ha trasferito i suoi ebrei a est; Anche il Genocidio armeno iniziò con la deportazione, che allora si chiamava “evacuazione”. Oggi parliamo di un’evacuazione a sud di Gaza.
Per anni ho evitato di fare paragoni con l’Olocausto. Qualsiasi paragone del genere rischiava di perdere di vista la verità e di danneggiare la causa della giustizia. Israele non è mai stato uno Stato nazista, e una volta stabilito questo fatto, ne consegue che, se non era uno Stato nazista, doveva essere uno Stato morale.
Non c’è bisogno dell’Olocausto per rimanere scioccati. Si può rimanere scioccati da molto meno, ad esempio, dal comportamento di Israele nella Striscia di Gaza.
Ma nulla ci ha preparato all’idea della “città umanitaria”. Israele non ha più alcun diritto morale di usare la parola “umanitario”. Chiunque abbia trasformato la Striscia di Gaza in quello che è, un Cimitero di Massa e una landa desolata di rovine, e la tratti con equanimità ha perso ogni legame con l’Umanità.
Chiunque veda solo la sofferenza degli ostaggi israeliani nella Striscia di Gaza e non si renda conto che ogni sei ore le Forze di Difesa Israeliane uccidono tanti palestinesi quanti sono gli ostaggi israeliani in vita, ha perso tutta la sua Umanità.
Come se 21 mesi di uccisioni di neonati, donne, bambini, giornalisti, medici e altri innocenti non fossero sufficienti, il Piano del ghetto dovrebbe accendere tutti i segnali d’allarme. Israele si sta comportando come se stesse pianificando un genocidio e un’espulsione. E, se non ci pensa in questo momento, si è esposto al serio rischio di scivolare rapidamente e inconsapevolmente verso l’uno o l’altro Crimine. Chiedetelo ad Anielewicz.
Gideon Levy*
*editorialista del quotidiano israeliano Haaretz
*Gideon Levy è editorialista di Haaretz e membro del comitato editoriale del giornale. Levy è entrato a Haaretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come vicedirettore del giornale. Ha ricevuto il premio giornalistico Euro-Med per il 2008; il premio libertà di Lipsia nel 2001; il premio dell’Unione dei Giornalisti Israeliani nel 1997; e il premio dell’Associazione dei Diritti Umani in Israele per il 1996. Il suo ultimo libro, La Punizione di Gaza, è stato pubblicato da Verso._
Traduzione La Zona Grigia
L’articolo originale in inglese lo trovate qui
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